
I risultati dei test biologici
“Alexei Navalny è stato avvelenato”, la rivelazione choc della vedova Yulia: era morto in carcere più di un anno fa
Emergono nuovi particolari sulla morte di Alexei Navalny, il giornalista russo e dissidente di Vladimir Putin morto in carcere più di un anno fa. A rivelare la notizia dell’avvelenamento è stata la vedova Yulia Navalnaya in un post su X. La donna ha spiegato che “‘siamo riusciti a trasferire all’estero i materiali biologici di Alexei. I laboratori di due Paesi diversi hanno condotto le analisi. Questi laboratori, indipendentemente l’uno dall’altro, hanno concluso che Alexei è stato avvelenato”. E ancora: “Questi risultati sono di pubblica importanza e devono essere pubblicati. Meritiamo tutti di sapere la verità”. Navalny è deceduto in una prigione di massima sicurezza a Kharp nella regione artica di Yamalo Nenets, a 1.900 chilometri a nord-est di Mosca, dove stava scontando una condanna a oltre 30 anni di detenzione. L’uomo era in carcere dal gennaio 2021 e aveva passato 308 giorni in isolamento dal suo arrivo in cella.
Alexei Navalny è stato avvelenato: la rivelazione choc della vedova Yulia
La notizia del decesso di Alexei Navalny è stata confermata nella mattinata del 16 febbraio 2024 ed è stata annunciata nel primo pomeriggio di quel giorno. In base ad alcuni media indipendenti, la morte sarebbe avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì. Altri ancora hanno denunciato che il leader dei dissidenti russi sarebbe stato sottoposto ad un lento avvelenamento, a partire dall’agosto precedente la sua morte.
Nonostante ciò, in base alle notizie riportate dalla locale amministrazione dei servizi penitenziari federali russi, Navalny “si è sentito male durante una passeggiata e ha quasi immediatamente perso conoscenza. Gli addetti medici dell’istituzione sono arrivati subito ed è stata chiamata una squadra per le emergenze mediche. Sono state tentate tutte le misure di rianimazione, ma non hanno portato risultati positivi. E i dottori di emergenza hanno confermato la morte del detenuto”. Per il momento, non resta che attendere la pubblicazione dei risultati custoditi all’estero.