
Lettera a Kiev
Trump scrive a Zelensky: “È ora di porre fine alla carneficina in Ucraina”. Congelato il faccia a faccia con Putin
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è unito ad altri leader mondiali nell’inviare messaggi di sostegno all’Ucraina domenica, in occasione del Giorno dell’Indipendenza del Paese – che segna il 34mo anniversario della sua liberazione dal dominio sovietico. Trump ha inviato un messaggio di auguri al popolo e al governo di Kiev, esprimendo il desiderio di porre fine al conflitto contro la Russia, definita una “carneficina senza senso”.
Il testo della lettera è stato condiviso sui social dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Trump ha lodato “lo spirito incrollabile” del popolo ucraino e la “sua lotta per la libertà”, ribadendo il sostegno degli Stati Uniti alla sovranità del Paese. La celebrazione avviene in un momento cruciale, mentre proseguono complesse negoziazioni di pace promosse dallo stesso Trump, che la scorsa settimana ha incontrato Vladimir Putin in Alaska. Kiev punta a ottenere garanzie di sicurezza per il futuro, ma non è ancora stato fissato un faccia a faccia tra Zelensky e Putin. Ringraziando Trump per le “parole di sostegno”, Zelensky ha ribadito che, “lavorando insieme”, sarà possibile “porre fine alla guerra e conquistare una pace duratura”.
Tajani al vertice dei ministri degli Esteri del G7: “L’Italia non invierà truppe”
A corollario, si è tenuta una riunione dei ministri degli Esteri del G7 in cui si è fatto il punto sulle garanzie di sicurezza. “In occasione della Giornata dell’indipendenza, l’Ue si unisce ai partner del G7 per inviare un chiaro messaggio di sostegno incondizionato: l’Ucraina è una democrazia vivace sotto attacco e la Russia deve porre fine alle uccisioni e dimostrare una reale volontà di pace”, ha sottolineato l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas dopo il vertice. “L’Ucraina merita un futuro sicuro e indipendente, libero dalla guerra e dalla paura”.
In questo quadro i negoziati sulle garanzie di sicurezza proseguono e Antonio Tajani, ribadendo il “pieno sostegno” dell’Italia a Kiev, ha precisato che “si stanno facendo dei passi in avanti sulla proposta italiana di dare garanzie sul modello dell’articolo 5 della Nato, con la presenza americana”. “Noi – ha ricordato – non siamo per inviare truppe ma potremmo dare un contributo importante, vista la grande esperienza che abbiamo, per lo sminamento sia marittimo che terrestre, si vedrà come andranno le cose”.
“Trump ha fermato gli attacchi a lungo raggio su Mosca”
Sul fronte bellico emergono intanto dettagli inediti. Da mesi il Pentagono sta impedendo a Kiev di utilizzare missili a lungo raggio statunitensi per colpire obiettivi in territorio russo, limitando le capacità offensive dell’Ucraina nella guerra contro Mosca. Lo riferisce il Wall Street Journal citando fonti ufficiali, secondo cui un meccanismo di approvazione interna, non annunciato pubblicamente, richiede l’autorizzazione finale del segretario alla Difesa Pete Hegseth prima di consentire l’uso dei missili tattici Atacms, con una gittata di circa 300 chilometri. Almeno una richiesta ucraina per colpire un bersaglio in Russia sarebbe già stata respinta.
La Casa Bianca, guidata da Donald Trump, punta a favorire l’apertura di negoziati di pace con il Cremlino, mantenendo però il controllo sulle operazioni ucraine. Il veto riguarda anche l’uso di altri sistemi a lungo raggio, come i missili da crociera britannici Storm Shadow, che dipendono da dati di targeting forniti dagli Stati Uniti.
Resta intanto congelato l’atteso incontro tra il presidente ucraino e il capo del Cremlino. Putin “è pronto a incontrare” Zelensky ” a condizione che questo vertice abbia davvero contenuti sostanziali” e che un programma di lavoro in tal senso “sia pronto. E al momento non lo è affatto”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, durante un’intervista all’emittente statunitense Nbc, confermando che al momento non c’è alcun incontro in programma.
Lavrov: abbiamo fatto concessioni, ma Zelensky ha detto no a tutto
Successivamente, Lavrov ha di nuovo attribuito la colpa dello stallo nella spinta diplomatica verso un incontro a Zelensky. Dopo l’incontro tra Putin e Donald Trump in Alaska, quest’ultimo “ha proposto diversi punti che noi condividiamo, e su alcuni di essi abbiamo accettato di mostrare un po’ di flessibilità”, dice il ministro russo. Dopodiché, quando Trump “ha portato questi punti al vertice a Washington, con Zelensky presente e affiancato dai suoi sponsor europei, ha chiaramente indicato, a tutti e in modo inequivocabile, che ci sono alcuni principi che Washington ritiene imprescindibili. Tra questi, niente adesione alla Nato e la discussione delle questioni territoriali. E Zelensky ha detto no a tutto. Ha perfino detto no all’abrogazione delle leggi che vietano l’uso della lingua russa”.
Vance: “I russi hanno fatto concessioni significative”
Una versione parzialmente confermata da JD Vance. “Penso che i russi abbiano fatto concessioni significative al presidente Trump per la prima volta in tre anni e mezzo di conflitto”. Così il vicepresidente Usa in un’intervista a Nbc. “Sono stati effettivamente disposti a essere flessibili su alcune delle loro richieste fondamentali. Hanno discusso di ciò che sarebbe necessario per porre fine alla guerra”, ha aggiunto Vance. “Non ho detto che abbiano concesso tutto”, ha rimarcato, “ma ciò che hanno concesso è il riconoscimento che l’Ucraina avrà integrità territoriale dopo la guerra. Hanno riconosciuto che non saranno in grado di instaurare un regime fantoccio a Kiev… Hanno fatto tutte le concessioni? Certo che no. Avrebbero dovuto iniziare la guerra? Certo che no, ma stiamo facendo progressi”.