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Dalla guerra al ghiaccio

Putin apre agli Usa: “Con Trump c’è luce in fondo al tunnel”. Ma dalla Casa Bianca arriva l’ultimatum allo zar

Se un punto d'incontro è possibile, il fastidio non manca. E da Washington arriva il monito a Mosca: "Gli ho detto che non sono contento. Non sono contento di nulla che abbia a che fare con quella guerra". Il riferimento, in particolare, era anche al raid russo che ha colpito una fabbrica americana in territorio ucraino

Esteri - di Alice Carrazza - 23 Agosto 2025 alle 09:57

Mosca tende la mano, Washington trattiene il fiato e Kiev chiude la porta. La partita si gioca sul filo di una diplomazia che non disarma, ma nemmeno avanza. «Con l’arrivo del presidente Trump, penso che finalmente si intraveda una luce in fondo al tunnel». La frase, pronunciata dal presidente russo Vladimir Putin suona come un’apertura. Ma anche come una benedizione, in un tempo in cui ben pochi leader occidentali ottengono parole così dal Cremlino, basta vedere quelle riservate a Macron…

“Spero che i passi compiuti in Alaska sino solo l’inizio”

Insomma, il Ferragosto in Alaska pare aver dato, almeno per Mosca, qualche frutto. «In Alaska abbiamo avuto un incontro molto buono, significativo e sincero», ha detto Putin, lodando apertamente la leadership dell’inquilino della Casa Bianca: «Sono fiducioso che le qualità di leadership dell’attuale presidente, siano una buona garanzia». Poi un augurio più che una previsione: «Spero vivamente che i primi passi compiuti siano solo l’inizio di un ripristino completo delle nostre relazioni».

Trump rilancia, ma la pazienza è a orologeria

Parole che tuttavia incontrano il muro di Washington. Il “potus” (acronimo di presidente Usa ndr) non ha mai nascosto il suo disprezzo per il conflitto ad Est. E non ha cambiato tono nemmeno questa volta. Davanti ai giornalisti, ha confessato il suo fastidio: «Gli ho detto che non sono contento — ha ammonito ieri sera Trump — Non sono contento di nulla che abbia a che fare con quella guerra». Il riferimento, in particolare, era al raid russo che ha colpito una fabbrica americana in Ucraina.

Ed è arrivato l’ultimatum: un paio settimane per mostrare buona volontà, accettare un incontro, cambiare il corso di un conflitto che l’Europa definisce esistenziale e che l’America sembra vivere ormai come un’ossessione da cui liberarsi. «Saprò tra due settimane cosa farò», ha detto, lasciando intendere che la pazienza verso Putin è limitata. Ma che, in fondo, un margine negoziale ancora esiste.

Tra l’Alaska e l’Artico: prove di ripresa

Al netto delle crisi, lo zar e il tycoon sembrano infatti avere individuato un terreno di cooperazione possibile. Paradossalmente, è proprio tra i ghiacci. Durante il suo discorso ai lavoratori dell’industria nucleare, il presidente russo ha fatto trapelare l’ipotesi: «Stiamo discutendo con i nostri partner americani la possibilità di lavorare insieme in questo campo, non solo nella nostra zona artica ma anche in Alaska». Il riferimento è alle tecnologie russe nella liquefazione del gas naturale, settore in cui la Russia vanta competenze che «sono di interesse per i partner russi» in casa e al di là del Pacifico.

Zelensky aspetta, ma non si illude

Eppure, non tutti condividono l’ottimismo del Cremlino. A Kiev, l’umore resta cupo. L’allarme aereo che ha interrotto la conferenza stampa tra Zelensky e il segretario generale della Nato Mark Rutte, nel primo pomeriggio di venerdì, è l’ennesimo promemoria che la guerra è ben lontana dalla fine. «La Russia è l’aggressore, loro ci hanno attaccato, non so di quali garanzie Mosca abbia bisogno, non capisco», ha detto Zelensky, aggiungendo che «il presidente degli Usa è l’unica persona che può fermare oggi Putin».

Il leader ucraino rivendica la volontà di trattare. E precisa che il dialogo con Trump è in corso: «Abbiamo concordato che è giusto procedere in una direzione diplomatica». Ma la narrazione del Cremlino è diversa. Sergej Lavrov, ministro degli Esteri, ha chiarito che un incontro con Zelensky «non è previsto», perché «l’agenda non è affatto pronta».

Intanto, al confine qualcosa si muove, ma non fa ben sperare. «Mettiamo in guardia Minsk dalle provocazioni sconsiderate, vi consigliamo di restare prudenti, di non avvicinarvi e di non provocare le Forze di difesa dell’Ucraina», si legge inoltre nella nota diffusa da Kiev in vista delle manovre militari congiunte bielorusse e russe previste a breve in Bielorussia.

“Sarà una decisione molto importante”

Nella notte, The Donald ha sentenziato. «Prenderò una decisione su cosa faremo, e sarà una decisione molto importante: se imporre sanzioni massicce o dazi massicci, o entrambi, oppure non fare nulla e dire “è la vostra guerra”». Un ventaglio di opzioni che dice molto sul metodo Trump: la guerra è un nodo che può essere sciolto o tagliato.

Putin e i mondiali

Nel suo stile iconico e imprevedibile, Trump ha persino mostrato ai giornalisti una fotografia dell’incontro in Alaska, rivelando che Putin gli avrebbe espresso il desiderio di partecipare ai Mondiali del 2026 negli Stati Uniti. «Potrebbe venire, oppure no, dipende da come evolverà la situazione», ha continuato. Solo un altro segnale che i confini del possibile, sotto la sua amministrazione, sono sempre mobili.

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di Alice Carrazza - 23 Agosto 2025