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Primavera di Praga, quando i sovietici schiacciarono la libertà nel sangue. FdI: “Ricordiamo i giovani ribelli europei”

Memoria storica

Primavera di Praga, quando i sovietici schiacciarono la libertà nel sangue. FdI: “Ricordiamo i giovani ribelli europei”

Politica - di Gabriele Caramelli - 21 Agosto 2025 alle 16:31

La “Primavera di Praga” rappresenta uno degli episodi più importanti nella lotta europea contro il comunismo sovietico, assieme alla rivoluzione ungherese del 1956. Questo breve ma intenso periodo storico è iniziato il 5 gennaio 1968, quando Alexander Dubcek divenne segretario del Partito comunista di Cecoslovacchia. Il politico cercò di arginare la struttura sovietica applicando una serie di riforme che avrebbero portato il Paese verso una forma di “socialismo dal volto umano”, ma così non fu. Il piano di ristrutturazione politica applicato dalla Cecoslovacchia venne interrotto nella notte il 20 e il 21 agosto, quando le truppe sovietiche, accompagnate dai mezzi corazzati, entrarono nel Paese per sopprimere qualsiasi istanza indipendentista. Le rivolte furono all’ordine del giorno e molti cittadini decisero di espatriare, integrandosi negli altri Stati occidentali. Nonostante ciò, questo evento segnò un tragico epilogo: durante la repressione dell’Urss persero la vita 137 civili cecoslovacchi e altri 500 rimasero feriti.

Primavera di Praga, Delmastro: “I carri sovietici schiacciarono nel sangue il sogno della libertà”

È una storia che risale a 57 anni fa, ma che rimane viva nel cuore di tutti coloro che hanno sempre combattuto l’ideologia oppressiva comunista. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha ricordato in un post i patimenti della popolazione oppressa nelle notti di fine estate, quando “i carri armati sovietici posero fine alla Primavera di Praga, schiacciando nel sangue il sogno di libertà del popolo cecoslovacco. Oggi ricordiamo quei giovani europei che ebbero il coraggio di ribellarsi al comunismo e di difendere la propria patria dall’invasione. Per non dimenticare. Mai”.

Un anno dopo la repressione comunista sovietica, a gennaio del 1969, il giovane studente cecoslovacco noto come Jan Palach decise di darsi fuoco in piazza San Venceslao a Praga per protestare contro la repressione dell’Urss. Dopo aver annusato una boccetta di etere si cosparse di benzina, per poi darsi alle fiamme. Morì in ospedale dopo tre giorni di agonia, passando alla storia come un martire contro il totalitarismo sovietico. A lui è stata intitolata una piazza nel quartiere romano dei Parioli nel 1970.

 

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di Gabriele Caramelli - 21 Agosto 2025