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Mattia Debertolis atleta AZZURRO MORTO IN CINA

Ai mondiali di Orienteering

Morto in Cina l’atleta azzurro Debertolis: è giallo sui soccorsi in ritardo. “Dal gps non arrivavano più segnali”

Cronaca - di Ginevra Lai - 12 Agosto 2025 alle 10:45

Un tracciato rovente, l’aria satura di afa e un fisico messo a dura prova. Sabato scorso, nella gara inaugurale dei World Games a Chengdu, in Cina, Mattia Debertolis – 29 anni, trentino, atleta della Nazionale italiana di Orienteering e ingegnere a Stoccolma – si è accasciato al suolo, vittima di un malore improvviso. Ieri, dopo giorni di ricovero, il giovane è morto.

L’azzurro cede al caldo e muore in Cina

Quel pomeriggio le temperature avevano toccato i 43 gradi. La madre e il fratello, avvisati, sono partiti subito per raggiungerlo in ospedale, dove era ricoverato in prognosi riservata. I medici, dopo consulti con centri di eccellenza cinesi, hanno tentato ogni possibile intervento. Prima della fine, su richiesta dei familiari, Mattia ha ricevuto l’estrema unzione.

Soccorsi e tempi critici

Grazie all’intervento del ministro per lo Sport Andrea Abodi e alla collaborazione dell’Ambasciata e del Consolato italiano, l’assistenza è stata immediata e di alto livello. «Nelle scorse ore ho sentito la mamma di Mattia — racconta Roberto Pradel, presidente del comitato trentino della Federazione italiana sport orientamento (Fiso) —. Mi ha detto che sono increduli e che speravano ancora che tutto fosse solo un brutto sogno».

La dinamica resta da chiarire. «Ad un certo punto della gara il gps di Mattia ha smesso di trasmettere — spiega Pradel —. Per diverso tempo è rimasto nello stesso punto e tutti noi pensavamo fosse una sospensione tecnica». In realtà, l’atleta era già a terra, cercando di attirare l’attenzione dei soccorritori. «La sfortuna di Mattia è stata quella di non aver accusato il malore nei pressi di uno dei punti di controllo presenziati. Temiamo sia trascorso troppo tempo prima dell’arrivo dei soccorsi».

Una tragedia nazionale

Nonostante la tragedia, la gara è proseguita fino alla fine, sotto un sole implacabile. «Le condizioni erano davvero estreme — prosegue Pradel —. Questo episodio porterà a una riflessione successiva, ma non può essere una consolazione: per il nostro movimento è un colpo durissimo».I familiari chiedono la verità: «Ci sembra tutto assurdo».

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