
Dal re del porno è tutto
L’altolà di Rocco Siffredi a OnlyFans: «C’è troppa incoscienza: sono contenuti di carattere sessuale, serve consapevolezza»
L'attore avverte le ragazze sulle conseguenze di scelte compiute con leggerezza e racconta i no detti alle onlyfanser che bussano alla sua porta: "Si sentono sputtanate e si buttano sul porno"
Nel suo mestiere ha visto tutto, o quasi. Corpi nudi, desideri crudi, anime spesso più esposte dei corpi. Ma oggi, Rocco Siffredi si ferma e chiede al mondo di guardare in faccia una realtà che preoccupa: la facilità con cui giovani donne si espongono online senza comprenderne davvero le conseguenze. «È una malattia di questi tempi», afferma, prendendo spunto dal caso della maestra d’asilo licenziata per le foto postate su OnlyFans. È, di fondo, il tema della consapevolezza quello affrontato da Siffredi, e al centro anche dell’ampio dibattito su un fenomeno che troppo spesso è vissuto da chi se ne rende protagonista, come offerente o fruitore, senza avere chiaro significato e portata della strada che sta intraprendendo.
Quando il porno teme l’autonomia
Siffredi non rinnega il porno, naturalmente. E, anzi, rivendica il suo percorso, ma chiarendo che la sua è stata una scelta consapevole. Altra cosa rispetto al fenomeno di donne che «decidono in modo troppo leggero di buttarsi senza avere la consapevolezza di quello che stanno facendo». Non si tratta di giudicare, ma di riconoscere una mancanza di coscienza: in molte credono che un contenuto resti “per pochi”, senza rendersi conto che tutto ciò che viene caricato online resta, circola, sfugge di mano. Come succede anche alla protagonista del film Blue, diretto da Eleonora Puglia, che affronta proprio i pericoli della rete. La storia è emblematica: una ragazza pubblica contenuti su OnlyFans per aiutare il fidanzato e finisce in un incubo. Rocco interpreta il padre, e nella finzione — come nella realtà — veglia sulle conseguenze di scelte troppo superficiali.
Il problema è che «le donne vendono il proprio corpo o si prostituiscono» quando arrivano anche all’incontro fisico con il cliente. «Si definiscono content creator, ma i contenuti sono tutti di natura sessuale», afferma Siffredi. E avverte: non si può giocare col fuoco fingendo che sia intrattenimento neutro. Quando il corpo diventa moneta, serve lucidità.
Il porno non è un piano B
Siffredi racconta anche la sua esperienza diretta rispetto al “dopo” di alcune onlyfanser in cerca dei fama: bussano alla porta della sua accademia del porno. Ma lui le respinge. «Ci hanno provato, hanno aperto un profilo e non hanno avuto successo. A questo punto sono “sputtanate” e si buttano sul porno. Ma io credo nelle vocazioni: avrei pagato per fare il pornoattore. E oggi non ci sono più le pornostar di una volta», dice. Si torna al tema delle scelte propriamente dette: si possono condividere o meno, ma per definirle tali bisogna che siano consapevoli, libere, compiute da adulti strutturati.
In un’epoca dove il consenso è un clic, il guadagno è immediato e la memoria della rete è eterna, la vera rivoluzione sarebbe tornare a pensarci due volte. E se a dirlo è proprio il re dell’hard, forse un po’ bisogna prestargli attenzione.