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Disastro umanitario

La fame come arma a Gaza: l’Onu accusa Israele. Tel Aviv ribatte: “Rapporto falso, costruito sulle bugie di Hamas”

La carestia colpisce ufficialmente la Striscia. Il report Ipc infiamma il confronto internazionale. Ma l’organismo militare che gestisce i flussi di aiuti difende lo Stato ebraico: "È una campagna costruita ad arte"

Esteri - di Alice Carrazza - 22 Agosto 2025 alle 14:25

«Proprio quando sembrava non ci fossero più parole per descrivere l’inferno vivente di Gaza, se n’è aggiunta una nuova: carestia». Così António Guterres, segretario generale delle Nazioni unite, ha aperto il fuoco verbale dopo la pubblicazione del nuovo rapporto Ipc. Per la prima volta in Medio Oriente, viene certificata la presenza della fame. Secondo l’Onu, è «una catastrofe interamente provocata dall’uomo». Israele, però, rifiuta le accuse: definisce il rapporto falso, parziale e politicamente orientato.

L’analisi Ipc: la carestia si espande

Il dossier dell’organismo internazionale che valuta la sicurezza alimentare ha dichiarato che l’enclave palestinese è entrata ufficialmente nella Fase 5: la più grave. Oltre 514.000 persone sono in condizioni di denutrizione collettiva estrema, e la cifra salirà a 641.000 entro settembre. «Il tempo per dibattiti ed esitazioni è finito, la fame è presente e si sta diffondendo rapidamente».

Tom Fletcher, coordinatore degli aiuti d’emergenza Onu, è netto: «Questa carestia è un fallimento dell’umanità stessa. Chiedo a Netanyahu: cessate il fuoco. Aprite tutti i valichi. Lasciateci far entrare cibo senza ostacoli, e nella scala necessaria».

Tel Aviv respinge: “Campagna politica costruita ad arte”

La risposta israeliana non si è fatta attendere. Il Cogat, l’organismo militare che gestisce i flussi umanitari, ha bollato il rapporto come «non professionale» e basato su «sondaggi telefonici non pubblicati» e «valutazioni discutibili di Ong locali e dell’Unrwa, agenzia nota per avere lavoratori parte integrante di Hamas. Mentre specula in maniera arbitraria sui tassi di mortalità che neppure il ministero della Sanità delle milizie riporta».

Il dicastero degli Esteri è ancora più diretto: «L’intero documento si basa sulle bugie di Hamas riciclate attraverso organizzazioni con interessi di parte. L’Ipc ha stravolto le proprie regole solo per accusare Israele». E sentenzia: «Non esiste carestia», citando 100.000 camion di aiuti entrati nella Striscia in quasi due anni di guerra e un recente «forte calo dei prezzi alimentari». «Questo documento finirà nel disgustoso bidone della spazzatura dei documenti politici».

Onu: “Possibili crimini di guerra. Fame usata come arma”

Volker Türk, Alto commissario Onu per i diritti umani, rimbalza il tutto su come possa essere il «risultato diretto delle azioni del governo israeliano», avvertendo che «i decessi per fame potrebbero configurarsi come crimini di guerra».

Fao, Unicef, Wfp e Oms chiedono l’immediata fine delle ostilità. Più di 12.000 bambini risultano malnutriti, molti dei quali in forma acuta grave. «La carestia deve essere fermata a tutti i costi», affermano le agenzie.

La fame come arma e la città assediata

Israele accusa l’Ipc di aver «cambiato il proprio standard globale» dimezzando la soglia per definire “carestia”. L’Ipc replica che alcuna modifica è stata effettuata. Quando mancano i dati peso/altezza, prosegue, viene usata la circonferenza del braccio, standard consolidato da oltre un decennio.

Per Medici senza frontiere, «le autorità israeliane stanno usando il cibo come arma di guerra». L’Ong segnala ospedali senza viveri, medici affamati, feriti senza calorie sufficienti per guarire. Aumenta la malnutrizione e il personale «rimane senza cibo anche per giorni».

Nel frattempo, l’Idf ha ordinato a ospedali e Ong di prepararsi all’evacuazione. Il ministro della Difesa israeliano ha avvertito: Gaza City sarà distrutta se Hamas non accetterà di disarmarsi e rilasciare tutti gli ostaggi. Netanyahu ha confermato di aver approvato i piani «per prendere il controllo della Striscia e sconfiggere Hamas».

Tra accuse, fame e diplomazia in stallo

La narrazione, insomma, è ormai divisa in due blocchi inconciliabili. Un mondo parla di «disastro». L’altro risponde che è propaganda. I dati si moltiplicano. Le accuse rimbalzano. Ma i civili restano intrappolati: oltre mezzo milione, senza pane, senza acqua e senza rifugio.

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di Alice Carrazza - 22 Agosto 2025