
Messa dei record
La domenica dei Papaboys: Leone XIV chiude il Giubileo dei giovani davanti a un milione di ragazzi
La messa è finita, ma non la straordinaria festa dei Papaboys, che da giorni hanno invaso la Capitale, dal centro alle periferie, mettendo a dura la prova la macchina organizzativa in un evento oceanico che non si vedeva dal Giubileo del 2000, quando il pontefice era Karol Wojtyla.
“Tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, in tutte le parti del mondo, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore, e contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!”. Questo il saluto e l’invito di Papa Leone ai papaboys al termine della sua omelia durante la messa conclusiva per il Giubileo dei giovani a Tor Vergata.
Non siamo fatti ”per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore. E così aspiriamo continuamente a un ‘di più’ che nessuna realtà creata ci può dare – dice Papa Prevost nella sua omelia – sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola piuttosto!”.
“Aspirate alla santità ovunque voi siate”
Leone ricorda ai giovani che la fragilità non è argomento ‘tabù’ da evitare. Commentando la lettura del Vangelo tratta dal Libro del Qoelet, papa Leone infatti spiega che ”propone l’immagine dell”erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca’. Sono due richiami forti, forse un po’ scioccanti, che però non devono spaventarci, quasi fossero argomenti “tabù”, da evitare. La fragilità di cui ci parlano, infatti, è parte della meraviglia che siamo. Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori”.
Il Pontefice evoca l’immagine di uno ”sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito”.
Un milione di Papaboys alla messa, il record nel 1995 nelle Filippine: 5 milioni di fedeli
La celebrazione rappresenta il momento conclusivo del Giubileo dei Giovani. A concelebrare ci sono 20 cardinali, 300 vescovi e settemila sacerdoti. Ci sono oltre un milione tra ragazze e ragazzi ad assistere alla messa di Leone XIV, fa sapere la sala stampa vaticana. A stimarlo sono le autorità presenti nell’area della spianata di Tor Vergata. Una messa record, che evoca le presenze oceaniche del Giubileo del 2000, con oltre due milione di ragazzi giunti da tutto il mondo. Il record mondiale di presenze alla giornata mondiale della gioventù venne raggiunto il 15 gennaio 1995 a Manila, nelle Filippine, dove alla messa di Giovanni Paolo II parteciparono oltre cinque milioni di persone.
Il prefetto di Roma: abbiamo fatto squadra, due anni per organizzare tutto
”Ci sono voluti due anni di lavoro, di impegno da parte di tutti, di ‘sistema’ con la regia del Palazzo Chigi con il sottosegretario Mantovano, il commissario straordinario del sindaco di Roma, il dottor