
La dittatura rossa
Emergenza idrica a Cuba: un milione senz’acqua. E l’opposizione svela il tesoro dei Castro: 18 miliardi di dollari
Negli ultimi anni, mezzo milione di cubani ha lasciato l’isola. Chi resta vive in un’economia dollarizzata, con salari insufficienti e sotto la sorveglianza costante della polizia. È il dollaro a dettare il prezzo a L'Avana, ma agli eredi di Fidel poco importa
«Diciotto miliardi di dollari». Non è l’annuncio di una scoperta petrolifera né il bilancio di una multinazionale, ma il patrimonio di Gaesa, il conglomerato militare creato da Raúl Castro negli anni ’90 e oggi padrone di gran parte dell’economia cubana. Numeri che arrivano nel pieno della più grande emergenza idrica della storia recente dell’isola.
I Castro sul tesoro mentre il popolo muore di sete
Mentre i conti di Gaesa – intoccabili da ogni controllo – si gonfiano, oltre un milione di cubani, si pensi che in tutto sono 9,7 milioni, è rimasto senza acqua potabile, secondo quanto riferito dalle autorità. Il collasso delle pompe idrauliche, causato dalle interruzioni di corrente, ha messo a secco Santiago, Holguín e Ciego de Ávila. A L’Avana, 248mila persone attendono da giorni un rubinetto che non eroga nulla, conseguenza delle apparecchiature compromesse. «La situazione è drammatica», ha ammesso il presidente dell’Istituto idrico statale, Antonio Rodríguez, al Granma. Nella parte orientale, la mancanza di precipitazioni e i conseguenti bassi livelli d’acqua nelle dighe colpiscono attualmente circa 860.000 persone.
Come se non bastasse, la capitale è stata colpita da una tromba d’aria: Luyanó e altri quartieri sommersi dall’acqua e lasciati al buio dopo che un fulmine ha disattivato la rete elettrica. In pochi minuti, l’acqua è entrata in case e negozi, anche nei rari edifici in buone condizioni. La luce è tornata dopo due ore, l’acqua potabile no.
Repressione senza tregua
Le autorità comuniste hanno convocato una riunione d’emergenza, invitando alla calma. Ma i cittadini conoscono la vera causa: assenza di manutenzione, drenaggio inesistente, strade che diventano trappole a ogni acquazzone. Sui social circolano video di vie allagate, mentre il Centro meteorologico monitora la tempesta tropicale Erin, possibile primo uragano della stagione.
Intanto, la repressione resta costante. A luglio, l’Ong Prisoners Defenders ha registrato 25 nuovi prigionieri politici, portando il totale record a 1.176. Tra loro, Marlon Brando Díaz Oliva, 24 anni, già condannato a 18 anni per le proteste del luglio 2021 e nuovamente arrestato per «motivi ideologici». Le carceri femminili – denuncia l’organizzazione – sono «infami», prive di cure mediche e di qualsiasi igiene.
Il capitale che non salva Cuba e il suo popolo
Il tesoro di Gaesa – 18 miliardi che controllano turismo, banche, commercio estero, trasporti e perfino le rimesse – potrebbe ricostruire città, pagare medici e insegnanti, modernizzare la rete elettrica, rilanciare l’agricoltura. Invece, rafforza il potere di generali e dirigenti comunisti, che detengono il 40% del Pil ufficiale.
Negli ultimi due anni, mezzo milione di cubani ha lasciato l’isola. Chi resta vive in condizioni precarie. A Cuba manca tutto. Anche la libertà.