
Repressione silenziosa
Critica il presidente dell’uganda su TikTok e finisce in carcere: lo studente universitario scomparso per mesi, ora condannato
Dopo due mesi di silenzio e accuse di rapimento da parte dell’intelligence militare, Elson Tumwine ricompare in una stazione di polizia a Entebbe e si dichiara colpevole. Giudicato davanti alla Corte senza assistenza legale, dovrà scontare due mesi dietro le sbarre
È stato ritrovato, processato e condannato. Ma nel mezzo, due mesi di silenzio, interrogativi e sospetti. Elson Tumwine, ventiduenne, studente del terzo anno all’Università di Makerere in Uganda, era sparito nel nulla l’8 giugno scorso. L’ultima sua traccia digitale: un video su TikTok in cui criticava apertamente il presidente Yoweri Museveni, oggi ottantenne e da quasi quarant’anni ininterrotti al potere.
Un video su Tiktok e lo studente ugandese finisce in cella
Le parole di Tumwine, giudicate «offensive» e «istigatrici all’ostilità» dalla procura, prendevano di mira le scuse pubbliche pronunciate da Museveni nel maggio scorso nei confronti del popolo Baganda — il gruppo etnico storicamente più influente nel Paese, legato al regno tradizionale del Buganda. Secondo Tumwine, il presidente non si era mai scusato per altri episodi ben più gravi durante il suo lungo mandato. Il video, che manipolava una clip della presidente del Parlamento, ha attirato l’attenzione delle autorità.
Due mesi di silenzio
Dopo la pubblicazione del video, Tumwine è scomparso mentre si trovava a Hoima, nell’Uganda occidentale, dove svolgeva uno stage agricolo. L’università, la famiglia e gli attivisti non hanno più avuto sue notizie. L’opposizione ha denunciato un «rapimento da parte dell’intelligence militare».
La ricomparsa a Entebbe
Solo il 13 luglio Tumwine è riapparso, depositato senza spiegazioni in una stazione di polizia a Entebbe. Così ha riferito David Lewis Rubongoya, segretario generale del partito d’opposizione National unity platform (Nup): «Abbiamo ricevuto informazioni secondo cui Tumwine e un altro ragazzo sono stati portati lì dopo essere stati sottoposti a torture indicibili da parte dei servizi militari.»
Le autorità non hanno commentato né fornito spiegazioni su dove il ragazzo sia stato detenuto per oltre un mese.
Il processo
Lunedì, il tribunale di Entebbe lo ha condannato a due mesi di carcere per «comunicazione offensiva e uso improprio di strumenti informatici». Tumwine si è dichiarato colpevole e ha chiesto clemenza. Ha inoltre rinunciato all’assistenza legale, rifiutando il supporto offerto sia da organizzazioni civili sia dall’opposizione.
Le reazioni
Godwin Toko, avvocato e attivista, ha commentato amaramente sui social: «Per un uomo che è stato rapito, tenuto in isolamento per mesi, spinto a dichiararsi colpevole e poi condannato, questa è l’apoteosi dell’ingiustizia: non è il suo carceriere a essere punito, ma lui, che ora si ritrova con una condanna penale sulle spalle in così giovane età».
Una repressione silenziosa
Il caso Tumwine non è isolato. Nel novembre scorso, Emmanuel Nabugodi, ventunenne, è stato condannato a 32 mesi per un video ritenuto offensivo nei confronti di Museveni. Pochi mesi prima, Edward Awebwa, ventiquattrenne, ha ricevuto sei anni per incitamento all’odio e diffusione di contenuti considerati «diffamatori» contro la famiglia presidenziale.
Un clima da regime
A meno di un anno dalle elezioni, le organizzazioni per i diritti umani osservano con crescente preoccupazione lo stato della libertà di espressione nel Paese africano. Il processo allo studente, dunque, appare come un segnale: la censura non è più un caso, ma la regola.