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Compagni d’insulti alla premier Meloni

Note stonate

Compagni d’insulto, da Elodie a Pappalardo, ecco il bieco elenco dei cantanti che hanno offeso premier, musica e buon gusto

Dai palchi d'Italia arriva il nuovo "politicamente scorretto": quando il microfono sul palco, usato come una clava, amplifica ingiurie e beceri attacchi che puntano a offendere l'avversario politico e a compiacere il mainstream

Cronaca - di Giulia Melodia - 22 Agosto 2025 alle 19:19

Da Adriano Pappalardo ai Placebo, passando per figure del mainstream come Elodie e Giorgia, è davvero da troppo ormai che si assiste a una preoccupante escalation di insulti e volgarità gratuita: e il dissenso, che da sempre si esprime anche in musica e testi, si svuota di contenuti e si riempie di fiele, trasformando la critica in un bieco attacco ad personam.

Compagni d’insulto, da Elodie a Pappalardo il catalogo è questo

L’ultimo episodio che, ma solo in ordine cronologico, ha superato i confini della critica politica per sfociare in un vero e proprio attacco tra un esibizione e l’altra di un concerto, e lo abbiamo scritto, ha visto per protagonista Adriano Pappalardo, al centro di un siparietto indecoroso in cui l’offesa sessista e il gesto volgare hanno preso il posto di qualsiasi messaggio artistico si volesse evidenziare sotto l’occhio di bue.

Quando il microfono sul palco, usato come una clava, amplifica ingiurie e beceri attacchi

Ma non è un caso isolato. Già l’estate scorsa, il frontman dei Placebo, Brian Molko, si era lanciato in insulti gratuiti, urlati tra il tripudio della platea di 5mila fans, con grida e strepiti che poco avevano a che fare con la musica, allineandosi alla discutibile tendenza con un attacco gratuito e incomprensibile, definendo “fascista” e “razzista” la presidente del Consiglio – e altre amenità di questo bassissimo tenore che è meglio non riperticare – pur ammettendo di non conoscere la situazione politica italiana.

In principio fu Brian Molko dei “Placebo”, una vicenda da dimenticare

Un’offesa generica e ignorante, figlia di uno schema ideologico ormai stantio, che dimostra una cosa sola: l’ossessione per il nemico politico ha soppiantato ogni appiglio alla logica e ogni qualsivoglia forma di modalità espressiva, artistica o spettacolare che dir si voglia. Un episodio, quello di Brian Molko che, per la cronaca, ha avuto strascichi legali, con l’apertura di un fascicolo che ha portato il cantante al centro di un procedimento penale, indagato a Torino per diffamazione e vilipendio delle istituzioni.

Elodie sempre in pista e sul palco all’attacco alla premier

E che dire di certi esponenti della musica italiana asserragliati nella comfort zone dei big all’ombra di querce, ulivi e falci e martello? A Sanremo, tra un’esibizione e l’altra, da Elodie a Giorgia, abbiamo assistito a una sorta di gara tra chi si dichiarava più apertamente contro la premier. Con uscite che, in barba a senso dell’opportunità e buon gusto, hanno rasentato – e in alcuni casi finanche superato – il limite dell’accettabile.

Come dimostrato da chi ha palesemente ostentato che non voterebbe mai per Giorgia Meloni – «No. Neanche se mi tagliassero una mano»: ipse dixit, più stonata che mai, ancora prima di salire sul palco sanremese, Elodie in conferenza stampa, poche ore prima del debutto alla 75ma edizione del Festival di Sanremo –. Rivendicando più che una presa di posizione coraggiosa, un atto di conformismo che, nell’allinearsi al carrozzone del mainstream, non aggiunge nulla al dibattito pubblico. Ma molto leva all’immagine di chi offende, prima ancora che a quella di chi viene insultato o delegittimato.

Giorgia vs Giorgia a Sanremo

Ma la risposta ad alto tasso di rissosità che ha ribadito la posizione spigolosa della cantante romana non è stato un caso isolato. Tanto che la stessa Giorgia è finita al centro delle cronache per alcune dichiarazioni che, alla vigilia della serata dei duetti sanremesi ha lanciato qualche “frecciatina” alla sua omonima presidente del Consiglio. Attacchi in sordina che, pur non essendo insulti diretti, hanno chiaramente espresso la sua distanza dalla premier e dalle sue posizioni politiche. E ci siamo dimenticati il rapper Gennarone? Il cantante che durante il concerto del Primo Maggio a Foggia nel 2024, aveva rivolto insulti sessisti alla premier, per i quali si era poi scusato, sostenendo che le sue parole fossero state «un’esortazione all’antifascismo»?

Artisti “indignati” o semplice ossequio al conformismo del mainstream?

Insomma, sembra proprio che questo nuovo filone di “artisti indignati” non sia altro che la più bassa espressione di un conformismo di sinistra che si esplicita, sempre più frequentemente e beceramente, in gesti che, più che al coraggio, fanno appello alla sicurezza di avere dalla propria parte un certo tipo di pubblico e di stampa. Ma quando un artista scambia il microfono per una clava, non sta lottando per la libertà. Sta calpestando il rispetto e la civiltà. E il silenzio di certi commentatori di fronte a queste offese gratuite è la prova più ampia di un doppio standard che non fa onore a nessuno.

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di Giulia Melodia - 22 Agosto 2025