Insultò la Meloni, il leader dei Placebo Molko rischia il processo: ma i pm non sanno dove recapitare gli atti
A insultare si fa presto, a rispondere delle ingiurie decisamente meno. Lo dimostra il caso del frontman dei Placebo, Brian Molko, che nel luglio dell’anno scorso, durante un concerto al Festival Stupinigi Sonic Park nel Torinese si scagliò contro la premier (qui il video da Youtube), apostrofando Giorgia Meloni come «razzista». «Fascista». E «nazista». Non solo: non pago, sempre durante l’inaccettabile siparietto nell’intervallo fra una canzone e l’altra, aggiunse agli epiteti pesanti offese («pezzo di m…»). Un delirio vergognoso e irricevibile, colmo di odio, documentato da diversi video postati in rete. Ora per quell’invettiva traboccante astio, su cui Molko aveva anche avuto la faccia tosta di invitare il pubblico a riprendere tutto, il rocker rischia di essere processato a Torino con l’accusa di diffamazione e vilipendio. Peccato che la Procura che ha chiuso l’inchiesta, debba attendere l’esito di una rogatoria internazionale per individuare il domicilio di Molko. Un indirizzo dove notificare gli atti del procedimento.
Insultò la Meloni durante un concerto: chiusa l’inchiesta il leader dei Placebo rischia il processo
Il cantante dei Placebo, infatti, che ora rischia il processo a Torino con l’accusa di diffamazione e vilipendio, risulta risiedere a Londra. Procedure e complicazioni burocratiche a parte, comunque, quel virulento attacco lanciato dal palco da Molko torna in primo piano sulla cronaca. E con tutta la portata di sdegno che ha comportato e che riverbera. Già nell’immediatezza degli eventi, del resto, quel momento del concerto dei Placebo a Stupinigi aveva sollevato le reazioni risentite da parte del mondo politico. Con diversi esponenti che avevano suggerito che al gruppo non venisse pagato il cachet per la serata. Mentre altri, data la virulenza del caso, avevano chiesto l’annullamento degli altri show in calendario in Italia.
I pm però non sanno a quale domicilio recapitare gli atti: si attende l’esito di una rogatoria internazionale
Non è un caso del resto se in quella circostanza, proprio durante l’esibizione della band, le stesse forze dell’ordine annotarono l’episodio trasmettendo una segnalazione a Palazzo di Giustizia. La Procura aveva quindi aperto un procedimento per vilipendio delle istituzioni. In seguito, tramite legale, il premier aveva presentato una querela per diffamazione. Insulti reiterati e ostentati, quelli rivolti da Molko alla Meloni durante un concerto seguito da circa 5.000 spettatori, che la band non si preoccupò minimamente di dissimulare. Come anticipato in apertura, e confermato dal sito del Tgcom24, infatti, il leader del gruppo che si definisce «non inglese, ma europeo», «aveva invitato a riprendere quel momento senza remore. Incurante delle conseguenze penali delle sue parole». Ora però, per l’eventuale processo e la definizione di possibili conseguenze penali del caso, si attende di conoscere l’esito della rogatoria internazionale e, soprattutto, l’indirizzo del leader dei Placebo.