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Renzi a caccia di un centro di gravità permanente coi riformisti

Dem e miraggio centrista

Renzi, da Genova lancia il suo cercasi riformisti disperatamente: “Senza di noi si perde, si può fare”. E se lo dice lui

Renzi a caccia di un centro di gravità permanente: e dalla Lanterna il leader di IV tenta di fare luce sul "suo" ambizioso progetto con cui rilanciare la sfida elettorale del 2027. «Il nostro obiettivo è presidiare l'area riformista: qualcuno deluso dal governo guarderà altrove». Sicuro che sia lui?

Politica - di Chiara Volpi - 5 Luglio 2025 alle 15:04

«Si può fare», e se lo dice lui… Dunque, eccoci qui, a Genova, all’assemblea nazionale di “Italia Viva”. E chi ti spunta dal cilindro, con quel suo inconfondibile piglio da statista (superato a destra) e prestigiatore infallibile con la solita, rassicurante, granitica certezza in tasca? Ma naturalmente: Matteo Renzi, l’eterno “rottamatore” che ha finito per rottamare più che altro le speranze di una sinistra già claudicante, e che ci illumina con la sua visione strategica. E, udite udite, il suo partito, quello che nei sondaggi viaggia sull’ordine di numeri da prefisso telefonico (o giù di lì), e in scia al traffico del Grande Raccordo Anulare, ma che «guarda al centro» e «presidia l’area riformista», asserendo: «Noi siamo il centro che rende la sinistra una coalizione non sbilanciata su Avs, 5 Stelle e Pd. Il nostro obiettivo è presidiare l’area riformista».

Renzi da Genova alla conquista del fatidico centro

Il fatidico centro! Quella terra promessa degli accampati dem che, a sentir Renzi, è grande quanto un francobollo, ma cruciale per «rendere la sinistra una coalizione non sbilanciata su Avs, 5 Stelle e Pd». Di più, perché ipse dixit (proprio poco fa): «Con questo Pd, con Avs e i 5 Stelle che hanno scelto di uscire dall’atteggiamento ambivalente per stare in una componente progressista, si crea politicamente uno spazio che se non viene colmato da una proposta riformista, che per me è quello originario del Pd, non solo lo occupa qualcun altro. Ma si perdono le elezioni», sentenzia con apodittica certezza il leader di Italia Viva a Genova, durante l’assemblea nazionale del partito “Si può fare”.

Il rilancio dei (suoi) riformisti a caccia di voti e consensi…

Già, perché l’equilibrio, si sa, è fondamentale. Soprattutto quando lo si è frantumato in mille rivoli, creando più partitini che elettori. È un po’ come dire: “Ho svuotato la vasca, ma ora sono qui per riempirla con un bicchierino d’acqua, così non sarà troppo piena”. Come altro definire la proposta, se non geniale (nella sua paradossalità)? Ma non è ancora tutto. Perché il capolavoro di Renzi, quello che ti strappa un sorriso amaro e un sospiro al limite del rassegnato, arriva quando il nostro si proietta nel futuro. Perché «è chiaro – continua – che ci sarà qualcuno prima o poi in questo Paese che, deluso da Meloni, guarderà altrove». Ergo (anche se ellittico della spiegazione della conseguenza): chi, se non lui, il faro, la guida, il Messia dei “delusi”?

«Sono assolutamente convinto che, come recita il titolo dell’assemblea, si può fare»

L’immagine è quasi commovente: frotte di elettori, stanchi del governo in carica, che si volgono all’orizzonte e, anziché trovare un’alternativa credibile, incrociano lo sguardo di Renzi che, con un sorriso sornione, li invita nel suo “centro” esclusivo. Un centro così ristretto che, a volte, ci si chiede se ci stia comodo anche lui… E poi, la perla finale, quella che ti fa quasi applaudire per l’audacia, se non fosse per la storia recente che ti sbatte in faccia la realtà: «Sono assolutamente convinto che, come recita il titolo dell’assemblea, si può fare: la possibilità di vincere nel 2027, anche seguendo il modello Genova, per me è evidente».

Il “modello Genova”? Quello stesso modello che, se applicato su scala nazionale, potrebbe garantire alla destra un’egemonia decennale, trasformando le elezioni in una formalità. Perché, diciamocelo, se c’è una dote – o una abitudine – che Renzi ha dimostrato negli anni, non è tanto quella di vincere, quanto quella di assicurare la sconfitta altrui, o quantomeno di frammentare il fronte opposto al punto da renderlo inoffensivo.

Renzi: «Il nostro obiettivo è presidiare l’area riformista»

E qui casca l’asino. O meglio, il “riformista”: ma davvero senza i “riformisti” e Renzi si perdono le elezioni? La storia recente ci suggerisce il contrario: è proprio con i suoi “riformismi” e le sue scissioni che la sinistra ha collezionato una sconfitta dopo l’altra, trasformando un campo già minato in un percorso a ostacoli insormontabile. Il «Pd originario», quello che lui stesso ha plasmato e poi abbandonato, è un fantasma che vaga tra le macerie di un’identità perduta. Forse, caro Renzi, il problema non è tanto “colmare uno spazio”, quanto evitare di svuotare quello che c’era. Lasciando dietro di sé un deserto politico dove solo i partiti di governo possono prosperare, ringraziando sentitamente per il servizio.

Renzi e il boomerang del “modello Genova”

E allora, il “modello Genova” di Renzi sembra più un “modello boomerang”: lanciato con la migliore delle intenzioni (le sue, ovviamente), torna indietro colpendo chiunque si trovi sul percorso. E la sinistra, purtroppo per lei, sembra essere sempre lì, in traiettoria. Mentre, a quanto ci dicono verdetti elettorali e sentenze sondaggistiche pressoché quotidiane: intorno a lui il mondo, e soprattutto gli elettori, continuano a girare. Ma in un’altra direzione…

 

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di Chiara Volpi - 5 Luglio 2025