
È la seconda volta
Pamela Mastropietro, vergognoso oltraggio alla targa. La mamma scrive al sindaco di Macerata
È stata vandalizzata, ancora una volta, la targa in ricordo di Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa a gennaio del 2018, installata a Macerata. A darne notizia Alessandra Verni, la madre della ragazzina stuprata e uccisa da Innocent Oseghale che fece a pezzi e scarnificò il suo cadavere per eliminare le tracce della violenza. La mamma di Pamela ha scritto al Comune di Macerata per segnalare l’episodio.
La targa per Pamela Mastropietro distrutta di nuovo
“Mi permetto di contattarvi in quanto l’installazione commemorativa, sita in via Spalato 124 e realizzata nella vostra città da una precedente amministrazione, è nuovamente distrutta ed è attualmente in uno stato di degrado subendo più volte danni, rendendo, così, difficile la sua fruizione e il rispetto della memoria di mia figlia”, scrive.
La targa vandalizzata per l’ennesima volta
“Credo sia importante per la comunità di Macerata e per la memoria di Pamela intervenire affinché l’installazione venga ripristinata o, se necessario, sostituita con una nuova che possa onorare dignitosamente la sua memoria. Sarebbe bello poter contare su un intervento che garantisca la salvaguardia di questo spazio commemorativo, affinché possa rappresentare un luogo di riflessione e ricordo per tutti – conclude -. Vi ringrazio per l’attenzione e spero, al più presto, in un vostro riscontro”.
Nel marzo scorso, a poco più di sette anni dall’omicidio di Pamela, la la mamma della ragazza ha incontrato in carcere Innocent Oseghale, condannato in via definitiva all’ergastolo.
La mamma di Pamela Mastropietro ha incontrato il killer in carcere: voglio i nomi dei complici
Era stata proprio la mamma di Pamela a chiedere di vedere l’uomo, per il quale la condanna è stata confermata a gennaio scorso dopo un secondo ricorso, straordinario, in Cassazione. “Volevo dargli la chance di pentirsi e dire la verità, di denunciare e dare giustizia a mia figlia”, ha detto la madre di Pamela. “Io penso che questo incontro sia servito a me, penso anche a lui. Mi sono presentata come Pamela: mi sono vestita come lei quel giorno, ho scurito i capelli come lei – con la coda e la frangia – e mi sono messa anche la maglietta con le foto di come l’ha ridotta per ricordare quello che ha fatto. Oggi Dio e Pamela mi sono stati vicini. Ho aperto il cuore, gli ho parlato con cuore. Certo soprattutto all’inizio rabbia c’era, ma ho parlato con il cuore”, sottolinea Verni. “Io spero che parli e denunci, paradossalmente proprio lui può dare giustizia a Pamela”, sottolinea Verni secondo la quale il caso di sua figlia non è ancora chiuso.
La mamma della 18enne tuttavia non vuole che questo incontro possa trasformarsi in una strada per ottenere permessi premio o benefici: “Dovrebbero cambiare qualcosa – precisa Verni – una vittima che deve incontrare il carnefice deve per forza passare per il percorso di giustizia riparativa e questo non è giusto”.