
Il leader di DSP
Marco Rizzo al Pd: “C’era un volta Berlinguer, oggi ci sono Sala e Ricci: dov’è finita la questione morale?”
L'ex parlamentare ricorda lo storico segretario nazionale del Pci e gli scandali recenti che hanno riguardato diversi dirigenti di Largo del Nazareno, facendo un confronto esemplare
Nessuno è più comunista di Marco Rizzo. Che è così comunista che non ha bisogno di inventarsi identità taroccate, dall’antifascismo manieristico al gender: semplicemente perché ne ha una sua e la rivendica. L’ex parlamentare, fondatore e leader di Democrazia Sovrana e Popolare, in un post provocatorio ha rilanciato la questione morale berlingueriana.
Il post di Marco Rizzo
Nel post pubblicato sui social, Marco Rizzo scrive: “C’era una volta Berlinguer, dopo il sindaco di Milano Sala, dopo il sindaco di Prato, Ilaria Buggetti, dopo il sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, dopo l’ex presidente della provincia di Salerno del Pd Franco Alfieri, adesso Matteo Ricci, candidato a presidente della Regione Marche. Berlinguer non si fidava ‘ciecamente’ dei suoi collaboratori e controllava anche il loro lavoro”.
Un attacco ad alzo zero nei confronti di Elly Schlein e della presunta superiorità morale del Partito democratico.
Schlein ha perso la bussola
Il post di Marco Rizzo, forte e provocatorio, apre una voragine nella politica della segretaria nazionale del Pd. Che rivendica la superiorità morale ma si trova in mezzo ad inchieste rispetto alle quali non ha una linea precisa. Si fa dettare la linea da Cinquestelle e Avs che invocano puntualmente la tagliola, non sa difendere politicamente i suoi esponenti ma allo stesso tempo tenta di fare la garantista. Senza riuscirci.
Rizzo e le critiche pungenti
Fondando Democrazia Sovrana e Popolare Marco Rizzo non ha smesso di essere comunista ma è andato oltre. Esprime posizioni coraggiose e libere che non risparmiano nemmeno il governo ma sempre con onestà intellettuale. Pacifista autentico, di recente ha criticato le iniziative in piazza del Pd sulla Palestina e sulla questione LGBTQ.E sul referendum ha aspramente criticato la Cgil e Maurizio Landini, accusandoli di utilizzare la battaglia sui quesiti solo per mera sopravvivenza e per il calo degli iscritti registrato negli ultimi anni.