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Fidanza contro la sinistra

Un aiutino agli smemorati

Il promemoria di Fidanza alla sinistra: «Von der Leyen l’avete voluta voi. Incolpare Meloni sui dazi è ridicolo»

Il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo smaschera la solita ipocrisia rossa: «Quando ci furono i primi dazi di Trump, durante il governo Conte II, sia il Pd che il M5S erano contro le guerre commerciali»

Politica - di Alice Carrazza - 31 Luglio 2025 alle 09:35

La sinistra ci riprova. E il copione è sempre lo stesso: un’accusa prefabbricata, una finta indignazione, un nemico già scelto. Peccato che nessuno rida più. Il bersaglio è ancora una volta Giorgia Meloni, accusata nientemeno che di essere l’artefice dell’intesa commerciale con Donald Trump. Il problema? Non è lei ad averla negoziata. «Ridicolo», sentenzia il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, nonché vicepresidente dell’Ecr Party,  Carlo Fidanza. 

Fidanza: “Von der Leyen l’ha voluta la sinistra”

A mettere ordine nella gazzarra ci pensa lui. Intervistato dal Corriere della Sera, smonta punto per punto l’ennesimo attacco scollegato dalla realtà: «Hanno voluto che trattasse l’Ue, hanno votato quattro volte von der Leyen», osserva Fidanza. Eppure oggi, di fronte a un risultato che non gradiscono, scaricano la responsabilità sulla premier. Una dinamica che l’eurodeputato definisce quantomeno grottesca.

Ipocrisie europee e memoria corta

Fidanza alza poi il velo sull’ipocrisia di chi – a parole – difende l’unità europea e – nei fatti – la sabota per convenienza elettorale. «La verità è che quando ci furono i primi dazi di Trump, durante il governo Conte II, sia il Pd che lo stesso Conte espressero la stessa volontà di non acuire guerre commerciali». Ma si sa: i dazi sono accettabili solo quando al potere c’è la sinistra.

Un’intesa da calibrare, non da demonizzare

L’accordo tra Bruxelles e Washington resta ancora in fase di definizione. Ma per Fidanza l’importante è che il tavolo resti apparecchiato: «I tecnici stanno lavorando ai dettagli. Ed è sui dettagli che è nato lo scambio di comunicati con sfumature diverse. Ma starei molto attento a non far saltare il banco». Quale il rischio? «Non vorrei che la propaganda di qualche leader europeo in cerca di visibilità faccia saltare tutto».

Dazi ridotti, investimenti promessi, filiere da tutelare. Il cuore dell’accordo è tutto qui. Non un trattato già blindato, ma una traiettoria da calibrare: «Dazi al 15% — che includendo il 4,8 già esistente diventa il 10 — sono meglio che al 30%. E l’accordo è meglio dell’instabilità». E il merito? «Prima dei giorni dell’elezione di Papa Leone XIV non c’era alcun dialogo tra Trump e la Ue. Solo dopo che Meloni si è spesa per l’incontro tra von der Leyen e Vance è potuta iniziare la trattativa».

Fidanza: “È sempre la sinistra che affossa le imprese europee”

Poi la stoccata al Pd, che oggi urla al fallimento dei sovranisti europei, dimenticando che proprio da loro è partito il sostegno alla presidente della Commissione: «L’Ue è composta da 27 Paesi con governi in gran parte a guida Ppe, gruppo che ha votato von der Leyen con i socialisti. Ma è proprio la sinistra che ostacola la modifica di norme che affossano le imprese europee».

Quanto al governo italiano, per Fidanza non c’è da cambiare rotta: «Ciò che fa. Attendere i dettagli, prevedere l’impatto e predisporre il sostegno delle filiere più esposte e ottenere dall’Ue interventi in loro favore. Mantenendo contatti informali per evitare sorprese».

Investimenti, difesa e gas: la posta in gioco

Sui famosi 600 miliardi di investimenti, altra fonte di isteria collettiva a sinistra, Fidanza chiarisce: «C’è la volontà politica e tale rimarrà. Sono le imprese private, o partecipate, che dovranno investire». «Ci sono investimenti programmati. Compito della Commissione è metterli a sistema. In un quadro stabile gli investimenti possono giovare a entrambe le parti. Ne abbiamo in Cina e non li consideriamo un peso. Sono investimenti, non dazioni».

Immancabile il tema difesa. Compreremo più armi dagli Usa? «Lo facciamo abitualmente. Leonardo ha appena sottoscritto un contratto importante, prima dell’accordo». E il gas? «Abbiamo fatto la scelta, sacrosanta, di non avere più il gas russo. Rispetto alla quotazione sul Ttf, quello Usa oggi è conveniente».

Sulla web tax, argomento che molti vorrebbero usare come leva negoziale, Fidanza tiene il punto: «È fuori dagli accordi. Nulla osta che si usi. Per noi è giusto legare la tassazione dei giganti del web ai territori».

Un accordo da stabilizzare, non da ostacolare

L’accordo, insomma, «va declinato». Poi «la partita andrà seguita passo passo e stabilizzata alla luce del contesto. Se il negoziato di Trump con la Cina sarà positivo da “alleato ammaccato” diventeremmo terzo incomodo. Noi speriamo che l’asse atlantico si rafforzi anche politicamente, come è accaduto nella Nato».

La chiusura, inevitabilmente, è politica. La lista delle nomine Ue dovrebbe essere pronta entro venerdì. Ma molto dipenderà dalla tenuta dell’equilibrio tra le famiglie europee. «La Commissione vorrebbe chiuderla entro venerdì. Poi si vedrà in quale forma passerà dal voto parlamentare».

E in tutto questo, quali strumenti l’Europa può mettere in campo per non lasciare indietro il nostro settore produttivo? «Intanto utilizzare le risorse non spese dell’attuale bilancio. Per il futuro si potrà attingere dal nuovo fondo per la competitività».

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di Alice Carrazza - 31 Luglio 2025