
Milano, Torino, Pesaro e...
Il boomerang delle “toghe rosse” si abbatte sul Pd: anche Bologna nel mirino. C’è un “fil rouge” con la riforma Nordio?
Dopo Milano, Torino e Pesaro, forse anche Bologna. La magistratura, per una strana coincidenza con l’approvazione in prima lettura della riforma della giustizia, prosegue con una sorta di pesca a strascico che nell’ultimo anno ha assunto dimensioni statistiche enormi: 53 inchieste riguardanti corruzione e concussione a livello locale e nazionale, coinvolgimento di 29 procure in 15 regioni, oltre 600 persone indagate. Negli ultimi giorni, però, il mirino è stato spostato, più o meno a orologeria, sul fronte della sinistra meno giacobina dei Cinquestelle, ovvero il Pd. Un segnale forte delle “toghe rosse” al partito amico, che fa opposizione ma non abbastanza alla destra sulla giustizia, e un avviso per l’anno che condurrà al referendum confirmativo, sul quale invece i grillini sono già pronti e allineati ai giudici? Un tentativo di spaccare Pd e M5S per regalare la leadership di una coalizione da “Repubblica giudiziaria” a Giuseppe Conte e Marco Travaglio (che non a caso bastona tutti, da Sala a Ricci, tutti i giorni…)?
Riforma delle giustizia e inchieste sul Pd sono legate?
Intanto, dopo Milano, con lo scandalo urbanistico targato centrosinistra, Torino, con l’inchiesta sui familismi affaristici o presunti tali del deputato Pd Laus e l’avviso all’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci di ieri, oggi sui giornali si legge di un fronte che si starebbe aprendo anche nella rossa Bologna di Matteo Lepore.
Secondo il “Corriere della Sera“, a seguito di alcuni esposti in Procura, nel mirino dei giudici ci sarebbero molti progetti urbanisti e delle licenze concesse con troppa facilità. “Torri di oltre dieci piani al posto di capannoni o edifici molto più piccoli, costruite ex novo come fossero semplici ristrutturazioni, palazzi cresciuti più del previsto e realizzati dai privati con la sola presentazione della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) senza dunque passare, come previsto dalle norme sull’edilizia, attraverso il più tortuoso e gravoso piano particolareggiato e le relative garanzie per il pubblico e i cittadini”, scrive il “Corriere“, che fa riferimento a un esposto presentato alcuni mesi fa in Procura a Bologna da una rete di associazioni e comitati molto attivi in città nella tutela del verde e degli spazi pubblici, guidati da un ex esponente del Pd, che mette nel mirino l’operato del Comune guidato dal sindaco dem Matteo Lepore.
Sulla vicenda i pm bolognesi hanno aperto un fascicolo conoscitivo, al momento senza indagati né ipotesi di reato. Nell’esposto, guarda caso, si fa riferimento agli stessi esposti presentati a Milano, “sui quali sono state individuate mancate applicazioni della legge urbanistica nazionale”. Lepore sarà il prossimo? Poi si passerà alla destra?