
La strategia dei mari
Dal Canale di Suez al Golfo Persico: perché il controllo del Mediterraneo è la chiave della sicurezza energetica europea
Il 65% del traffico energetico verso l’Europa transita nel Mediterraneo, nonostante quest'ultimo rappresenti solo l’1% delle acque mondiali. L’Italia qui si posiziona come perno vitale della sicurezza energetica continentale
Gran parte dell’energia mondiale – petrolio e gas naturale in particolare – viaggia lungo rotte marittime attraverso snodi strategici, veri e propri punti nevralgici della sicurezza globale: lo Stretto di Hormuz, il Canale di Suez, lo Stretto di Malacca, il Capo di Buona Speranza, il Canale di Panama. La crescente centralità nel mix energetico globale del gas naturale liquefatto (Gnl), rafforzata dalle tensioni geopolitiche attorno ai gasdotti terrestri, ha reso ancora più strategiche le flotte metaniere gestite dai grandi colossi dell’energia come QatarEnergy, Shell, TotalEnergies, ExxonMobil e Chevron.
Il mare come sicurezza geopolitica
La sicurezza dei nodi e delle rotte marittime è una questione di primaria rilevanza strategica globale, e la massiccia e costante presenza di forze militari navali nei principali choke point, spesso nodi di tensioni geopolitiche, ne è una conferma.
Si pensi, ad esempio, che lo Stretto di Hormuz, tra Iran e Oman, è attraversato quotidianamente da circa il 40% del petrolio marittimo globale. Da qui transita il 18% del petrolio e il 15% del Gnl diretti in Europa, il 50% del petrolio e il 12% del Gnl destinati alla Cina. Attraverso Hormuz transita tutto il traffico marittimo dei Paesi del Golfo e, a differenza di altri stretti, non è aggirabile: se bloccato l’accesso via mare, il Golfo Arabico-Persico sarebbe isolato.
Suez e Bab el-Mandeb: i varchi d’Europa e dell’Africa
Il Canale di Suez è la porta d’accesso orientale al Mediterraneo ed è senz’altro il passaggio obbligato più importante per l’Italia. L’eventuale chiusura del canale comporterebbe un allungamento della rotta verso l’Europa di circa 6.000 miglia nautiche. Il turbolento Stretto di Bab el-Mandeb, noto come “Porta del lamento funebre” – che separa lo Yemen dalla Somalia – è il quarto choke point marittimo più affollato del pianeta, con circa 60 mercantili e 6,2 milioni di barili di petrolio in transito ogni giorno.
Il Mare Nostrum, un piccolo grande snodo energetico globale
Nonostante rappresenti solo l’1% della superficie acquea del globo, il Mediterraneo accoglie il 20% del traffico marittimo mondiale e ben il 65% del traffico energetico diretto verso l’Europa. Gli scenari di conflitto e di instabilità che lo attraversano impattano direttamente sulla sicurezza delle rotte commerciali e sull’approvvigionamento energetico.
Il concetto di Mediterraneo allargato
La rilevanza strategica del Mediterraneo nella geopolitica globale è ben rappresentata dal noto concetto di Mediterraneo allargato, concetto geopolitico nato negli anni ’90 dall’esigenza di definire quell’area che ha il nostro mare come bacino principale di una rete collegata a tutti i mari e a tutte le aree che lo circondano e che, apparentemente, non rientrano nel suo ambito. Il Mediterraneo, mare piccolo e semichiuso, considerato insieme ad altre aree connesse culturalmente, politicamente e geograficamente, diventa così il centro di interessi strategici fondamentali.
Un continuum geostrategico tra i mari
Il Mediterraneo allargato non solo lambisce, ma entra in Medio Oriente, nel Mar Rosso, sino al Corno d’Africa e al Golfo Persico: è così un continuum geo-strategico e geo-economico con l’Oceano Indiano, l’Oceano Atlantico, il Mar Nero, il Mar Rosso e il Golfo Arabico-Persico.
L’Italia come ponte energetico tra i continenti
L’Italia, al centro di questo bacino strategico, è naturalmente e culturalmente proiettata verso un ruolo di primo piano per la sicurezza energetica globale. Il “Mare Nostrum” costituisce la direttrice privilegiata dei traffici tra Europa, Africa e Medio Oriente, con il Canale di Suez a fare da porta fra Mediterraneo e oceani. La sicurezza delle rotte, dei porti e delle infrastrutture energetiche è dunque cruciale per l’economia italiana ed europea, che dipende in larga misura dalla connettività marittima.
La dimensione strategica del Mar Mediterraneo
In questo scenario, la posizione geopolitica privilegiata dell’Italia, al centro del Mediterraneo, si combina però con la forte dipendenza nazionale dalle materie prime energetiche – petrolio e gas – importate mediante petroliere e gasiere sulla superficie del mare e condotte sottomarine sui fondali marini, in una rete infrastrutturale di enorme valenza strategica per l’Italia e naturalmente anche per l’Europa.
Il ruolo del gas e delle fonti fossili nel mix energetico italiano
Nel corso del 2024, secondo le rilevazioni di Terna, i consumi elettrici italiani si sono attestati sui 312 TWh, soddisfatti ancora per il 47% dalle fonti fossili. Nonostante i passi avanti verso la transizione energetica, nel nostro Paese la domanda di energia viene ancora soddisfatta soprattutto mediante l’importazione di gas e di petrolio, che insieme, anche considerando il settore termico e quello dei trasporti, costituiscono almeno il 74% del totale dell’approvvigionamento energetico nazionale.
La necessità di presidiare il mare
Nonostante la forte crescita delle rinnovabili nel settore elettrico, ancora per molti anni buona parte della domanda di energia nazionale – soprattutto per il termico e per i trasporti – sarà soddisfatta dalle “vecchie fonti fossili”, esponendo la nostra Nazione a una marcata dipendenza dalle importazioni di queste due fonti energetiche. Di conseguenza, si può quindi affermare che appare evidente l’importanza strategica e crescente del controllo del mare, ovvero la necessità di presidiare la sicurezza dei choke point, delle rotte strategiche, dei gasdotti e degli oleodotti.
La transizione marittima dell’energia
Come noto, fino al 2022, il sistema italiano faceva affidamento principalmente sulle forniture terrestri dalla Russia, attraverso gasdotti connessi alla rete europea. Con la guerra in Ucraina, lo scenario è cambiato radicalmente, e le rotte marittime hanno assunto un ruolo predominante. Inoltre, la situazione italiana in materia di dipendenza energetica da approvvigionamenti marittimi non è molto diversa da quella di numerose altre Nazioni europee ed extraeuropee.
Choke point e rotte marittime: le nuove priorità
Tutte sono fortemente dipendenti dalla stabilità dei choke point, con una chiara prevalenza di quelli collocati nel “Mediterraneo Allargato”, compresa la “Porta del lamento funebre” e il Canale di Suez.
E l’Italia, al centro del Mediterraneo, ha assunto una posizione strategica di primissimo piano per l’equilibrio energetico europeo e per la sicurezza economica dell’intero continente europeo. Un ruolo di primissimo piano per la sicurezza del mare, dalle piattaforme offshore ai gasdotti nei fondali marittimi mediterranei, dalla sicurezza delle rotte commerciali delle navi gasiere ai rigassificatori collocati in infrastrutture costiere o su navi offshore.
Forniture e nuovi protagonisti del gas
In questi pochi anni, il quadro della fornitura dell’energia e del gas – ovvero della principale fonte energetica nazionale ed europea – si è in breve tempo profondamente trasformato, con la transizione dalla rotta terrestre a quella prevalentemente marittima e con la crescita della quota del gas liquefatto sul mix energetico delle fonti fossili. Il nostro principale fornitore di gas tramite gasdotti è oggi l’Algeria (23 miliardi di mc); al secondo posto c’è il gas proveniente dall’Azerbaigian (10 miliardi di mc), seguito da quello importato dal Nord Europa (6,5 miliardi di mc) e dalla Libia (2,5 miliardi di mc). Sul versante del gas liquefatto, il più importante fornitore per l’Italia è il Qatar (circa il 45%), seguito dagli Stati Uniti (circa il 25%), con il restante 30% suddiviso fra Mozambico, Nigeria, Guinea Equatoriale ed Egitto.
Italia hub energetico del Mediterraneo
La chiusura delle forniture russe ha costretto l’Italia a ripensare in profondità il proprio modello di approvvigionamento. E il nostro Paese è riuscito a trasformare un rischio e una debolezza in una forza e in un’opportunità.
La nostra risposta è stata efficace: guardare al Mediterraneo, diversificare le fonti, moltiplicare i canali, rafforzare la capacità di rigassificazione e stringere partnership strategiche.
Il Piano Mattei: una visione geopolitica strutturata
Il Piano Mattei rappresenta il quadro politico di questa visione: una strategia che mira a consolidare l’Italia non solo come consumatore, ma come snodo energetico fondamentale per l’intera Europa. L’intensa attività diplomatica sviluppata negli ultimi anni ha permesso all’Italia di stringere accordi bilaterali strutturati con Paesi chiave del Mediterraneo allargato e anche oltre, tra i quali: Algeria, Libia, Egitto, Mozambico, Congo, ma anche Qatar e Azerbaigian. Questa rete di relazioni energetiche è oggi il perno della sicurezza energetica nazionale, e insieme costituisce l’ossatura di una nuova politica estera proiettata verso tutto il Mediterraneo, l’Africa e il Medio Oriente.
L’Italia può essere la chiave del Mediterraneo energetico
L’Italia può giocare un ruolo di grande importanza strategica nel complesso scenario mediterraneo come naturale hub energetico sud-europeo, e la capacità di gestione della questione energetica può essere la chiave di volta per il nostro posizionamento geopolitico. Il potenziamento della rete di rigassificatori – sia costieri che galleggianti – può permettere al nostro Paese di ricevere gas via nave da una pluralità di fornitori, superando i colli di bottiglia geopolitici del passato. E in questo senso, lo sviluppo dei rigassificatori (con il previsto potenziamento delle capacità produttive annuali delle strutture di Panigaglia, +2 miliardi di mc, di Livorno, +1 miliardo di mc, e di Rovigo, fino a 2 miliardi di mc) e il controllo delle rotte delle navi gasiere sembrano misure percorribili e immediate per la diversificazione e il potenziamento degli approvvigionamenti del gas via mare, non solo per rispondere al fabbisogno energetico nazionale, ma anche in prospettiva a quello europeo.
Il mare come orizzonte strategico dell’Italia
In un mondo in cui l’energia continua a viaggiare per mare, il Mediterraneo si conferma l’orizzonte strategico del nostro futuro. E per l’Italia, il controllo di rotte, infrastrutture e relazioni geopolitiche sarà sempre più la chiave della sicurezza energetica ed economica.