
Delitti italiani/9
Assassinio sul treno, Donato Bilancia e la profezia di Agatha Christie: storia di un serial killer “borghese”
Tra il 97 e il 98 l'uomo, di origini lucane, uccise 17 persone, tra cui prostitute, e fu protagonista di omicidi sui treni che terrorizzarono letteralmente l'Italia. Morì in carcere di Covid
Come un famoso romanzo di Agatha Christie, ma l’assassinio sul treno della grande scrittrice, Donato Bilancia lo trasformò al plurale. Diciassette terribili omicidi commessi tra Liguria e Piemonte che sconvolsero l’Italia sul finire degli anni novanta, alcuni dei quali proprio sui treni.
Donato Bilancia, un uomo inquieto
Lucano di Potenza, classe 1951, Donato Bilancia, crebbe in un contesto familiare difficile e degradato, legando solo col fratello maggiore, Michele: raccontò che, quando gli capitava di urinare accidentalmente nel letto, la madre era solita appendere fuori dalla finestra le lenzuola bagnate; il padre invece lo sbeffeggiava davanti ai familiari per la sua “scarsa virilità“. Lasciata la scuola senza riuscire a passare la terza media, Bilancia entrò presto in contatto con ambienti criminali e si mise a rubare.
“Walter” Bilancia
Dai primi anni 1980 iniziò a delinquere in solitaria, senza più complici, e a giocare pesantemente d’azzardo nelle bische clandestine: come egli stesso dichiarò in seguito ai Carabinieri, rischiava somme molto elevate, perdeva spesso e pagava i debiti grazie ai proventi dei furti. Nell’ambiente delle bische clandestine era noto con il nome di Walterino poiché, ritenendo il suo nome di battesimo eccessivamente legato alle proprie origini meridionali, aveva preso l’abitudine di farsi chiamare Walter.
I primi delitti
Il suicidio del fratello il 1987 segnerà la sua vita. Negli anni successivi fu denunciato per minacce e percosse a una prostituta e per molestie alla commessa di un negozio di intimo di Genova.
Bilancia disse di aver maturato la decisione di uccidere nel 1997, mentre si trovava in una bisca clandestina, quando udì i due biscazzieri Giorgio Centanaro e Maurizio Parenti burlarsi di lui per averlo truffato al tavolo da gioco.
Nelle prime ore del 16 ottobre 1997 si introdusse nella casa di Centanaro a Genova e lo soffocò con un cuscino e con del nastro adesivo. Il delitto venne tuttavia archiviato come morte per cause naturali, in quanto non vi era alcuna traccia che si fosse trattato di un omicidio.
Il 24 ottobre completò la sua vendetta assassinando nella loro casa di Genova il biscazziere Maurizio Parenti e la moglie Carla Scotto, che si erano da poco sposati; dopo l’uccisione, sottrasse alle vittime 13 milioni e mezzo di lire in contanti e alcuni orologi di valore.
Ucciderà successivamente Luciano Marro e Giangiorgio Canu prima di diventare il serial killer delle prostitute.
Gli assassini sui treni
Uccide la prostituta albanese Stela Truya e altre due donne. E poi diventa l’omicida dei treni.
Il 12 aprile 1998 prese l’Intercity La Spezia-Venezia, sul quale individuò una vittima a caso: Elisabetta Zoppetti, infermiera milanese dell’Istituto Nazionale dei Tumori di ritorno da una vacanza a Lavagna. Quando la donna andò al bagno, Bilancia la seguì, aprì la porta con una chiave quadrata che aveva con sé, la immobilizzò buttandole la giacca sul capo e le sparò.
Il 18 aprile tornò a colpire su un treno, sulla tratta Genova-Ventimiglia, assassinando la babysitter Maria Angela Rubino.
Il 20 aprile nell’area di servizio Conioli Sud sull’autostrada Genova-Ventimiglia, nel comune di Santo Stefano al Mare, si compì l’ultimo dei delitti di Bilancia, che rapinò e uccise il benzinaio Giuseppe Mileto perché si era rifiutato di fargli credito per un pieno di benzina.
Il caffè di Bilancia e il Dna
Un suo amico, Pino Monello, ricevette in quel periodo delle multe per mancato pagamento di pedaggi. Fatta la denuncia dai carabinieri, gli inquirenti si accorsero che quei passaggi erano stati fatti da Bilancia e sui tragitti di alcuni omicidi. Indagano su di lui . Monello, su indicazione degli inquirenti, prende appuntamento con Bilancia, con la scusa di chiedergli il risarcimento delle multe: la tazzina da cui quest’ultimo aveva bevuto il caffè venne trasmessa al RIS di Parma, che trovò totale corrispondenza tra il DNA e le tracce rinvenute sul corpo di Maria Angela Rubino. Fine dei giochi e arresto per l’assassino, che confesserà tutti i delitti.
La perizia psichiatrica
La perizia psichiatrica lo ritiene pienamente capace di intendere e volere. Scriverà Romolo Rossi, su Bilancia, che “I test non ci hanno né confermato né smentito quello che poi sarebbe emerso nel corso della nostra indagine. Ci hanno presentato una situazione abbastanza di routine in una persona molto ansiosa e nevrotica”. Un quadro di personalità narcisistica e istrionica. Il grande psichiatra e psicanalista genovese aggiungerà che, “non avrebbe trovato una malattia psichica di possibile rilievo forense nemmeno se si fosse trovato ad esaminare il caso Bilancia agli albori della sua quarantennale attività, nei primi anni Sessanta, quando pure vigevano ben altri parametri di riferimento ai fini qui in esame. Avrebbe comunque parlato di personalità psicopatica antisociale – una tautologia in chi commetta un delitto, che è un antisociale per definizione -, e comunque l’avrebbe ricondotta al campo delle nevrosi, che notoriamente nulla hanno a che vedere con le questioni di imputabilità”.
La condanna all’ergastolo e la morte per Covid
Donato venne condannato a 13 ergastoli per i 17 omicidi e a 16 anni. Dopo l’isolamento studia in carcere e si diploma in ragioneria. Chiede e ottiene il permesso di poter sostenere un bambino down, diventando nonno a distanza. A inizio dicembre 2020 nel carcere padovano scoppiò un focolaio di COVID-19 che contagiò detenuti e agenti, e Bilancia fu l’unico per il quale si rese necessario il ricovero presso l’Azienda Ospedale-Università Padova, nel reparto di pneumologia. Abbattuto per un permesso premio negato, Bilancia rifiuta le cure e muore. A soli 69 anni. E con 17 morti sulla coscienza.