
Bagarre rispedita al mittente
Aree interne, Foti non ci sta e rispedisce polemiche e calunnie alla sinistra: il Piano è un inno a loro, mai detto spopolamento irreversibile
Il ministro: «I fondi per i Comuni ci sono, sulla programmazione 2014-2020 spesi solo 450 milioni su 1.200. Anche per la programmazione '21–'27 le risorse ci sono. Ma l’impostazione è cambiata»: ecco come
Aree interne, con le sue dichiarazioni inoppugnabili Tommaso Foti – ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione – chiude una polemica sterile e pretestuosa. Quella innescata dall’ipocrisia della sinistra e dei suoi corifei mediatici, che non conosce limiti. Ogni giorno, assistiamo a tentativi maldestri di minare l’operato di questo Governo, ricorrendo a menzogne e travisamenti che sfiorano il ridicolo. Ma l’ultima patetica messinscena ha riguardato le Aree Interne, con l’accusa infondata rivolta al Ministro di aver sentenziato uno «spopolamento irreversibile» per queste zone vitali del nostro Paese: un pretesto che Foti ha rispedito sonoramente al mittente, tacitandolo (si spera una volta per tutte sul tema).
Aree interne, Foti ribatte alla demagogica polemica della sinistra
Ebbene, il Ministro Foti, con la calma e la lucidità che caratterizzano la nostra classe dirigente, ha smascherato l’ennesima calunnia. Dalle dichiarazioni rese a margine del convegno Anci a L’Aquila, emerge una verità inequivocabile: la frase incriminata, che la sinistra vorrebbe attribuirgli, non è mai stata pronunciata da Foti. Non solo, ma l’intero Piano per le Aree Interne, frutto di un lavoro collegiale e approvato all’unanimità da una cabina di regia che include Regioni, Province, Comuni e Comunità montane – e dunque non un diktat governativo – è, nelle parole del Ministro, «un inno alle aree interne».
Fallisce il tentativo di isolare una singola frase, peraltro mai proferita dal ministro…
Di più. È un piano che si estende per ben 196 pagine. Un documento complesso e articolato, non certo un trafiletto da interpretare superficialmente. Se in esso si fa riferimento a studi preesistenti – come quelli del Censis o del Cnel, il cui estensore è peraltro nominato dal Presidente della Repubblica – è per completezza analitica, non certo per avallare tesi catastrofiche. Il tentativo di isolare una singola frase, peraltro mai proferita dal Ministro, e di decontestualizzarla, è l’emblema di una malafede evidente.
Una inutile bagarre…
Chi non è capace di leggere un documento di tale portata, o peggio, chi lo strumentalizza per fini demagogici, dovrebbe avere il pudore di non sollevare inutili gazzarre. Anche in considerazione del fatto che questo esecutivo, a differenza dei precedenti, sta dedicando energie e risorse concrete al rilancio delle Aree Interne, riconoscendone il ruolo fondamentale per il futuro della Nazione. Lasciamo dunque alla sinistra l’onere di arrampicarsi sugli specchi delle proprie “verità” rivisitate. Ma nel frattempo, è utili puntualizzare.
Aree interne, Foti: «Contro di me una calunnia»
Queste, allora, le dichiarazioni di Foti, riportate dalle agenzie di stampa, che chiudono a doppia mandata la polemica strumentale sulle Aree Interne. «Non ho mai pronunciato la frase “spopolamento irreversibile”: è una calunnia. Chi non è in grado di leggere il Piano, farebbe meglio a leggerlo davvero. È stato approvato all’unanimità, non dal governo, ma da una cabina di regia composta da Regioni, Province, Comuni e Comunità montane».
E ancora. «Nel Piano – prosegue Foti – quella frase non esiste. Si fa riferimento a due studi: uno del Censis e uno del Cnel. Lo studioso del Cnel – nominato tra l’altro dal Presidente della Repubblica – ha elaborato quella tesi. Ma è bene chiarire che tutto il Piano è, in realtà, un inno alle aree interne. Bisognerebbe leggere le sue 196 pagine, non fermarsi a tre righe e fraintenderle», dichiara convintamente Tommaso Foti, a margine del convegno Anci in corso a L’Aquila, dal titolo “I Comuni e la sfida del governo di area vasta”.
Aree interne, Foti: «I fondi ci sono. La programmazione 2014–2020 non è mai stata conclusa»
Aggiungendo anche: «I fondi per i Comuni ci sono, anche perché la programmazione 2014-2020 non è mai stata conclusa. Erano stati stanziati 1.200 milioni di euro: ci sono oltre 5.000 progetti per un valore complessivo di 700 milioni, ma ad oggi sono stati spesi solo 450 milioni. Questo riguarda una programmazione che sarebbe dovuta terminare nel 2020 e ricordo che siamo nel 2025. Per quanto riguarda invece la programmazione 2021–2027, le risorse ci sono. L’impostazione, però, è cambiata: visto l’andamento della fase precedente, si è deciso di responsabilizzare maggiormente le Regioni, anche nel ruolo di coordinamento. Ma soprattutto, per ogni area interna, si è individuato un ente capofila che sarà responsabile dell’intero progetto d’area».
«Anche per la programmazione ’21–’27 le risorse ci sono. L’impostazione è cambiata»: ecco come
Concludendo infine: «In questo modo, l’accordo quadro sottoscritto avrà un punto di riferimento stabile, a cui sarà possibile rivolgersi non solo per monitorare l’avanzamento e il cronoprogramma, ma anche per chiarire eventuali ritardi. I progetti devono vertere su quelle che sono le realtà delle diverse aree interne». Specificando in calce: «I tre settori di intervento principale sono quelli dell’istruzione, della salute e delle infrastrutture e trasporti». Dichiarazioni nette e chiarimenti utili, quelli del ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, che dovrebbero – o almeno così si spera – mettere la parola fine a una inutile bagarre inscenata ad arte.