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Fuoco e fiamme

Trump ammonisce Netanyahu: “Ho bisogno che Israele si calmi. Non sganciate quelle bombe”

L'irritazione del presidente Usa per la crisi mediorientale è sempre più evidente: Non sanno cosa diavolo stanno facendo. Non sono contento di Israele. Non sono contento nemmeno dell'Iran"

Esteri - di Alice Carrazza - 24 Giugno 2025 alle 15:22

«Ho bisogno che Israele si calmi». Così, con parole secche e inequivocabili, il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump ha intimato a Israele di fermare ogni attacco contro l’Iran. Il messaggio, lanciato prima dal palco digitale di Truth Social e poi ribadito di fronte alla stampa, sottolinea la condotta ferma della Casa Bianca: «Israele non attaccherà l’Iran. Tutti gli aerei faranno dietrofront e torneranno alle loro basi, salutando amichevolmente l’Iran con un’onda aerea. Nessuno verrà ferito, il cessate il fuoco è in vigore! Grazie per l’attenzione su questo tema!», ha scritto Trump. Nessuna ambiguità dunque.

La decisione del presidente americano, riferiscono fonti della Casa Bianca, punta a riportare il dossier iraniano sul tavolo negoziale, dopo dodici ore di stop. L’obiettivo è congelare l’escalation prima che diventi irreversibile.

Netanyahu non parla, ma l’ipotesi di “attacco simbolico” resta

Da Gerusalemme invece, la risposta resta: cautela. Secondo fonti israeliane riportate sul Times of Israel, il primo ministro Benjamin Netanyahu, pur avendo parlato a lungo al telefono con Trump dopo l’irritazione espressa dal presidente Usa, non avrebbe escluso del tutto un raid. Gli ambienti della difesa parlano di un possibile “attacco simbolico”. Il mirino è stato puntato su un radar a nord di Teheran e The Donald, non a caso, si dice «più frustrato» (o più perplesso?) sul suo stesso alleato iun merito al quale ammette: «Non mi sembra in buona fede»…

«Israele, non appena abbiamo concluso l’accordo, ha scaricato un carico di bombe come non ne avevo mai visti prima», ha lamentato Trump prima di salire sul Marine One, diretto al vertice Nato all’Aia. E ha rincarato: «Non sono affatto contento di Israele. Quando dico: “Ok, ora avete 12 ore“, non si esce alla prima ora e si sgancia tutto quello che si ha: quindi non sono contento. Non sono contento nemmeno dell’Iran». 

“Non sanno più che diavolo stanno facendo”

Il presidente americano, visibilmente contrariato, non ha risparmiato nessuna delle parti in causa: «Abbiamo due Paesi che combattono da così tanto tempo e così duramente che ormai non sanno più che diavolo stanno facendo».

Trump ha comunque voluto precisare che la violazione della tregua è venuta da entrambe le parti: «Hanno violato (la tregua), ma anche Israele l’ha violata». Il riferimento è ai raid israeliani notturni che hanno colpito rampe di lancio missilistiche iraniane tra le 5 e le 7 del mattino, colpi preventivi che l’Idf giudica “necessari” per ridurre l’intensità dei lanci. Poco prima, un missile era caduto su un edificio residenziale a Beersheba, uccidendo quattro persone e ferendone altre.

Qatar: “Serve una ripresa dei colloqui”

Sul fronte diplomatico, il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, si è augurato una ripresa del dialogo tra Israele e Hamas: «I colloqui su Gaza sono ancora in corso sia con la parte israeliana sia con Hamas, cercando di trovare un accordo basato sulla proposta americana». Ha poi aggiunto: «Avevamo fatto grandi progressi, ma l’escalation israeliana contro l’Iran ha interrotto il processo. Tuttavia continuiamo a lavorare e speriamo di trovare nei prossimi giorni uno spiraglio per colloqui indiretti tra le parti».

“Fermare per sempre il programma nucleare iraniano”

Dopo l’ultimo, perentorio avvertimento postato su Truth — «L’Iran non ricostruirà mai le sue strutture nucleari!» — il tycoon ha trovato subito sponda a Berlino. Il cancelliere Friedrich Merz, intervenendo al Bundestag, ha rilanciato: «Non solo Israele, ma anche l’Europa e il mondo intero sono minacciati da questo programma nucleare». E ha aggiunto: «Mi auguro che i raid americani e israeliani abbiano bloccato per sempre le ambizioni nucleari di Teheran», pur ammonendo che il conflitto non deve trasformarsi in una guerra regionale.

Di conseguenza, Trump ha confermato che l’impianto nucleare di Fordow — pur senza nominarlo esplicitamente — sarebbe stato “demolito” durante l’attacco condotto dai bombardieri americani nella notte tra sabato e domenica.

Fordow è stato demolito

Una conferma che Trump ha ribadito asserendo a stretto giro che l’impianto nucleare di Fordow — pur senza citarlo apertamente — sarebbe stato “demolito” nell’attacco condotto dai bombardieri americani nella notte tra sabato e domenica. Quel sito era sepolto sotto la roccia. «È stato demolito. I piloti del B-2 hanno fatto il loro lavoro. Lo hanno fatto meglio di quanto chiunque potesse immaginare. Hanno colpito a tarda sera, era buio e non c’era la luna, e hanno colpito quel bersaglio con gli strumenti che avevano a disposizione — ha dichiarato —. E quel posto è sparito».

Israele colpisce il carcere di Evin

Dal fronte iraniano, le autorità riferiscono anche che i prigionieri del carcere di Evin, a Teheran, sono stati trasferiti dopo che l’ingresso della struttura è stato colpito da un raid israeliano. La prigione, tristemente nota per la detenzione di prigionieri politici, non avrebbe registrato feriti. Ma l’attacco ha danneggiato alcune sezioni dell’edificio.

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di Alice Carrazza - 24 Giugno 2025