
Medio Oriente
Tajani parla con Araghchi e Saar: «Ho trovato orecchie attente. Alla de-escalation si arriva col dialogo»
Il ministro è a Bruxelles per il Consiglio Affari esteri. La Spagna chiede sanzioni per Israele. L'Italia richiama alla lucidità: «Le scelte velleitarie non servono a nulla»
Il dialogo resta per l’Italia la via maestra per la de-escalation in Medio Oriente. Un discorso che vale tanto per l’Iran quanto per Gaza. A ribadirlo è stato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in queste ore impegnato a Bruxelles al Consiglio Affari esteri. Prima della riunione, Tajani ha sentito telefonicamente sia il suo omologo israeliano Gideon Saar e sia quello della Repubblica Islamica dell’Iran Abbas Araghchi. Al vertice dei ministri europei, poi, il titolare della Farnesina ha anticipato il fermo no dell’Italia alla proposta spagnola di sospendere l’accordo di associazione esistente tra Ue e Tel Aviv, di introdurre un embargo sulla vendita di armi e di prevedere sanzioni individuali, ha detto il ministro degli Esteri spagnolo Josè Manuel Albares, «contro tutti coloro che vogliono ostacolare definitivamente la soluzione dei due Stati».
Il no alla rottura dei rapporti Ue con Israele: «Fondamentale il dialogo»
«Noi crediamo che sia fondamentale avere un dialogo con Israele e grazie a questo dialogo siamo riusciti a portare in Italia quasi 1000 fuori usciti da Gaza. Scelte velleitarie non servono a nulla. Dobbiamo preoccuparci della situazione umanitaria», ha detto Tajani, a proposito della proposta spagnola.
Tajani: «L’Europa deve avere una posizione comune»
«Noi – ha chiarito Tajani – dobbiamo parlare con i nostri interlocutori in Israele, in Iran e in altri Paesi dell’area mediorientale, ma sempre con la finalità di avere una posizione comune. Ogni nostra azione deve essere finalizzata a far svolgere all’Europa un ruolo più importante per costruire una situazione di stabilità in tutto il Medio Oriente. È ovvio che la de-escalation è fondamentale, l’impegno del governo italiano, e deve essere l’impegno dell’Unione europea, è quello. Oggi cercheremo a Bruxelles, avere una linea chiara a favore della de-escalation, che significa anche però dire “No” alla bomba atomica iraniana, ma mi pare che da questo punto di vista gli iraniani abbiano compreso bene che non possono seguire quella strada, devono ritornare indietro dalla linea rossa che avevano superato, così come aveva detto l’Agenzia nucleare delle Nazioni Unite».
La «grande attenzione» dell’Iran ai «suggerimenti» italiani
Quanto alla telefonata intercorsa con Araghchi, il titolare della Farnesina ha spiegato che «mi sembra di avere ricevuto grande attenzione da parte iraniana sulle proposte e i suggerimenti italiani, ho chiesto garanzie per i nostri connazionali che sono in Iran e quelli che sono dovuti rimanere, garanzie per la sicurezza della nostra ambasciata che è ancora aperta a differenza degli altri Paesi membri. Questo è un altro tema per noi di grande importanza e mi sono raccomandato sulla de-escalation, ho trovato orecchie attente», anche sul no dell’Italia alla dotazione nucleare, alla chiusura di Hormuz e alla richiesta di non colpire le basi Usa.
L’impegno di Roma per favorire la ripresa del dialogo tra Usa e Iran
«Il nostro orientamento è quello di favorire il dialogo, una ripresa del dialogo di Teheran con gli Stati Uniti in maniera diretta», ha ribadito, chiarendo di aver invitato l’Iran a contattare gli Usa e di aver messo a disposizione nuovamente Roma come sede dei colloqui. «Stiamo lavorando per raggiungere un cessate il fuoco, stiamo lavorando per la pace e il dialogo diretto tra l’Iran e gli Stati Uniti. Questo è il primo obiettivo per noi, il punto più importante», ha proseguito il ministro degli Esteri, confermando ancora una volta che «le basi italiane non sono state utilizzate» durante l’attacco condotto contro l’Iran da bombardieri B2 americani.
Le spese per la difesa? «L’Italia raggiungerà l’obiettivo: sono spese per la sicurezza»
Infine, un passaggio sull’obiettivo di spendere il 5% del Pil nella difesa e nella sicurezza entro il 2035, che l’Italia raggiungerà avendo ottenuto sia un «prolungamento dei termini», sia la necessaria «flessibilità». L’Italia, ha ricordato Tajani, «ha un ruolo importante nella Nato, ha un ruolo importante in Occidente. Abbiamo preso degli impegni» che portavano ad una spesa per la difesa pari al 2% del Pil, «andremo avanti nella discussione per vedere poi che tipo di interventi fare», considerando che quel 5% del Pil «non è soltanto spesa per la difesa, deve essere una spesa per la sicurezza, che è qualcosa di più ampio. Anche la sicurezza è una garanzia per i cittadini: non è soltanto una scelta di tipo esclusivamente militare. Questa è la nostra linea, avanti discutendo, confrontandosi con gli altri».