
La rivelazione
Strage di cristiani a Damasco: gli ultimi istanti del terrorista islamico prima dell’attentato (video)
Emergono nuovi particolari sull’attentato che ha causato 25 vittime e più di 60 feriti nella chiesa di Mar Elias a Damasco. In un video pubblicato dall’account Instagram della rivista Popular front, si vede il terrorista che si dirige verso la chiesa per commettere la strage. Le immagini provengono proprio dalla telecamera della chiesa, che si trova nel quartiere di Dwelah, famoso per la presenza di una comunità cristiana numerosa. L’uomo, dopo essere entrato nel luogo di culto, ha iniziato a sparare sulla folla e poi si è fatto detonare azionando una cintura esplosiva. Il Patriarcato ortodosso di Damasco ha chiesto al nuovo governo islamista siriano di «assumersi la piena responsabilità» per l’attentato.
Visualizza questo post su Instagram
Il nuovo video sull’attentatore della chiesa di Damasco e il cordoglio del Papa
Secondo quanto emerso dalle immagini, l’uomo si stava aggirando a passo svelto nel quartiere, vestito quasi completamente di nero. L’attentato a Mar Elias ha catturato l’attenzione di tutto il mondo. Anche Papa Leone XIV ha espresso il proprio dolore per la tragedia, con un telegramma firmato dal segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. Il pontefice si è detto «profondamente rattristato nell’apprendere della perdita di vite e della distruzione causata dall’attacco ai greco-ortodossi», esprimendo una «sincera solidarietà a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia». Infine, Il Papa «prega per coloro che piangono la perdita dei loro cari e per i feriti, invocando pace sulla nazione».
La rivendicazione dell’attentato
Il responsabile dell’attentato non è un membro dell’Isis, come riportavano inizialmente i media. Si tratta di un militante appartenente a un misterioso nucleo jihadista chiamato Saraya Ansar al-Sunna, che ha rivendicato su Telegram l’attacco alla chiesa. Il gruppo, che in italiano vuol dire “Brigata dei partigiani dei sunniti“, ha spiegato che si è trattata di una «operazione di martirio» condotta da Mohammad Zayn al-Abidin Abou Othman.