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Roberto Baggio prende a calci il buonismo di sinistra: “Io, rapinato in casa, capisco chi vuol farsi giustizia da sè”
“Oggi capisco la gente che vuole farsi giustizia da sola”, è la conclusione amara di Roberto Baggio, campione di calcio ma anche di equilibrio, mai sopra le righe, sempre fuori dagli schemi, anche politici. Eppure stavolta sterza a destra, su quella idea che la vittima vada compresa sempre prima e più del carnefice, perfino quando è costretta a difendersi da sola. Il suo racconto è quello di una rapina in stile “Arancia meccanica”, subita il 20 giugno 2024, durante l’intervallo della partita Italia-Spagna degli Europei, quando sei uomini armati fecero irruzione nella proprietà del campione, in Veneto, trasformando una tranquilla serata familiare in un incubo. “Misero la pistola in bocca a mio figlio, distrussero la casa, con una cattiveria…”.
La rapina ai danni di Roberto Baggio avvenne nella sua villa situata ad Altavilla Vicentina, in provincia di Vicenza. La famiglia fu sequestrata e chiusa in una stanza per circa 40 minuti, durante i quali i rapinatori rubarono orologi, gioielli e denaro. La villa di Baggio, immersa nel verde delle colline vicentine, è una dimora isolata con ampi spazi, giardino e palestra.
Roberto Baggio e il diritto alla legittima difesa
“Sono stati in casa nostra per tre quarti d’ora, ci hanno sequestrato da tutto, le persone che mi hanno rapinato in casa sapevano chi fossi”, esordisce Baggio con amarezza. Non si è trattato di una rapina casuale, ma di un colpo studiato nei minimi dettagli contro una delle leggende del calcio italiano. Era circa alle 22 del 20 giugno 2024, durante l’intervallo della partita Italia-Spagna degli Europei, quando sei uomini armati hanno fatto irruzione nella proprietà del campione, in Veneto, trasformando una tranquilla serata familiare in un incubo.
“Sono stati in casa nostra per tre quarti d’ora, ci hanno sequestrato da tutto, eravamo per terra”, racconta l’ex fantasista. La violenza dell’aggressione emerge in tutta la sua crudeltà: “Hanno messo la pistola in bocca a mio figlio e l’hanno puntata alla testa per farsi dire dove si trovasse la cassaforte”. Una cassaforte che non esisteva nemmeno, ha raccontato ospite di Gianluca Gazzoli nel suo podcast, Passa dal Basement. Quella notte si vissero momenti drammatici, in casa Baggio, con i malviventi che arrivarono a mettere una pistola in bocca a suo figlio. “Non ho avuto paura perché non li ho sentiti arrivare, sono andato faccia a faccia con uno di loro, il mio istinto è stato tirare un pugno in faccia e un calcio ma erano in sei. Lascio immaginare come sia andata… Ci hanno minacciato dicendo che se l’avessero trovata, ci avrebbero ammazzati”, riferendosi alla cassaforte.. È un episodio che segna la vita perché è una violenza che fanno a te, a tua moglie e ai tuoi figli con una cattiveria che non riesci a spiegarti, il problema è il dopo, la rabbia che rimane dentro”. Una rabbia che porta l’ex campione a una riflessione amara: “Capisco la gente che vuole farsi giustizia da sola”.