
Dossier Bce
Monete digitali, l’alert di Visconti (Ficei): “Possono essere una trappola per l’industria italiana”
«Le stablecoin sembrano il futuro: monete digitali stabili, veloci, senza banche di intermediazione. Nel 2024, nel mondo, hanno gestito quasi 3 trilioni di dollari in pagamenti tra Paesi diversi. Un’innovazione? Sicuramente. Ma anche una possibile trappola per l’industria italiana ed europea, se non affrontata con attenzione». A dirlo è Antonio Visconti, presidente Ficei (la Federazione dei consorzi industriali italiani) e numero uno dell’Asi di Salerno, commentando i risultati dell’ultimo dossier della Bce.
Visconti: sulle monete digitali l’Europa non è al passo
«Molte aziende, soprattutto piccole e medie imprese, lavorano con clienti e fornitori stranieri. Se questi iniziano a chiedere pagamenti in stablecoin, le nostre imprese dovranno adeguarsi in fretta: cambiare software, formare personale, accettare rischi legati alla sicurezza e alla regolamentazione. Secondo alcune proiezioni del nostro centro studi, se anche solo il 10% dei pagamenti industriali italiani passasse alle stablecoin, le imprese rischierebbero di spendere tra il 2% e il 3% in più del proprio fatturato ogni anno», spiega Visconti.
«E non è tutto. Poiché non c’è sempre chiarezza su chi controlla davvero queste valute, molte aziende potrebbero essere costrette a mettere da parte soldi extra per sicurezza. In pratica, potrebbero “parcheggiare” fino al 5% dei propri guadagni, senza poterli investire. Su un settore da 100 miliardi di euro, significa 5 miliardi fermi. Il futuro corre veloce, ma se l’Europa non crea presto regole certe, rischiamo che a pagarne il prezzo sia il cuore produttivo del Paese».