
L'intervista
Gasparri sulla figuraccia azzurra: “Spalletti inadeguato, rischiamo di rimanere fuori anche stavolta”
«Sarebbe clamoroso se l’Italia non dovesse qualificarsi ai Mondiali di calcio. Soprattutto in questa edizione in cui parteciperanno ben 48 squadre». Maurizio Gasparri è ancora irritato per la figuraccia di Oslo.
Il presidente dei senatori di Forza Italia, interpellato dal nostro giornale, dice la sua da tifoso azzurro e appassionato di calcio di vecchia data. «Luciano Spalletti è inadeguato a guidare questa nazionale, per la sua presunzione e per la sua mancanza di umiltà», premette Gasparri.
Senatore Gasparri, secondo lei rischia di non partecipare ai mondiali anche stavolta?
«Spero di no, anche se le premesse ci sono tutte. I mondiali di una volta erano composti da appena 16 squadre, poi si sono allargati a 32 e il prossimo mondiale del 2026 vedrà in competizione addirittura 48 squadre. Sarebbe assurdo venire esclusi per tre volte di fila dal mondiale, siamo già usciti alle qualificazioni del 2018 e del 2022».
Qual’è il problema principale della Nazionale?
«Secondo me è un problema di conduzione tecnica. Spalletti doveva dimettersi subito dopo il fallimento degli Europei. Sarebbe stata una scelta decorosa e dignitosa. Ricordiamo che il calcio è il primo sport per passione e interesse del pubblico in Italia. Si può accettare di mancare i mondiali di ping-pong o di freccette, ma essere umiliati nel calcio per la tradizione che vanta l’Italia non può essere accettabile».
Cosa può fare la politica italiana per aiutare la nazionale?
«Intanto, bisogna trovare dei modi per favorire la crescita della leva calcistica in Italia. Se noi politici ci intromettiamo, ci accusano di essere invadenti, ma non possiamo restare disattenti nei confronti di uno sport che ha anche una sua rilevanza economica e sociale. Peraltro, quest’anno il calcio italiano ha avuto un finale di stagione amaro, la Fiorentina ha perso la finale di Conference e l’Inter quella di Champions League. Ignorare la crisi del calcio è un lusso che non ci possiamo permettere, ma chiaramente in Parlamento abbiamo altre priorità sui temi dell’economia, del lavoro e della sicurezza».