
Oltre la malattia
L’esame di maturità dei ragazzi della “Scuola in ospedale”: capo chino sui fogli, «coraggio e determinazione»
Le sezioni ospedaliere sono più di 250, gli insegnati quasi mille, le ore di lezione oltre 140mila, per oltre 62mila alunni. Il sottosegretario Paola Frassinetti: «Un presidio di inclusività, l'istruzione di questi ragazzi è una priorità del ministero»
I più piccoli hanno festeggiato la fine dell’anno e atteso le pagelle. I più grandi, come tutti i loro coetanei, sono alle prese con l’esame di maturità. Sono i bambini e i ragazzi della “Scuola in ospedale”, gli studenti che pur sottoposti a cure mediche, spesso importanti, possono mantenere un presidio di normalità grazie a questa fondamentale istituzione, che prevede anche l’istruzione domiciliare.
La maturità dei ragazzi della Scuola in ospedale
I ragazzi che stanno affrontando questa maturità un po’ speciale sono centinaia in tutta Italia, con il supporto dei docenti che li hanno seguiti durante l’anno. In un dialogo costante tra scuola di appartenenza e presidi ospedalieri per loro sono predisposte commissioni di cui, in caso di prevalenza della didattica nelle strutture sanitarie, i membri interni sono gli insegnanti che li hanno preparati.
Gli auguri del Bambino Gesù ai “suoi” alunni
Mercoledì, quando con la prova di italiano sono iniziati gli scritti, il Bambino Gesù di Roma non ha fatto mancare dai propri il consueto augurio ai “suoi” alunni: «Gli esami di maturità al Bambino Gesù sono iniziati questa mattina: il nostro più grande in bocca al lupo ai ragazzi e alle ragazze che in quest’ultimo anno si sono preparati ad affrontarli con coraggio e determinazione», si legge nel post, accompagnato da una foto di cinque ragazzi col capo chino sui fogli.
Una settimana prima era stata la volta dei ragazzi delle medie: «Oggi iniziano gli esami di terza media al Bambino Gesù! Un grandissimo in bocca al lupo a tutti i ragazzi che, emozionati, si preparano ad affrontare questa grande prova! Con il saluto delle infermiere, la presenza rassicurante degli insegnanti e i genitori ad aspettarli fuori, non può che andare bene».
I numeri della Scuola in ospedale
Secondo gli ultimi dati raccolti e inerenti il precedente anno scolastico, gli studenti che hanno frequentato la scuola in ospedale, anche solo per alcuni periodi, sono stati 62.812, suddivisi in 254 sezioni in tutta Italia. Sono invece 2.399 quelli che hanno ricevuto l’istruzione domiciliare. A seguirli ci sono stati 998 docenti dedicati, per un totale di 140.198 ore. La gran parte di questi alunni frequenta le scuole d’infanzia e primaria, mentre circa il 10% frequenta il ciclo di istruzione secondaria di secondo grado.
Frassinetti: «La Scuola in ospedale è una nostra priorità»
«La scuola in ospedale è una nostra priorità», ha commentato parlando con il Secolo d’Italia il sottosegretario all’Istruzione, Paola Frassinetti, che tra le sue deleghe ha proprio quella alla scuola in ospedale e all’istruzione domiciliare, insieme alla più ampia competenza sull’inclusività. La scuola in ospedale, ha ricordato ancora Frassinetti, è, del resto, un presidio fondamentale di inclusione, «che si fa carico di uno dei bisogno speciali più gravi, quello della malattia».
L’Italia all’avanguardia per i diritti di bambini e ragazzi
L’Italia non solo oggi ha un sistema d’eccellenza in questo senso, ma ha anche un’antica tradizione che ne fa un Paese da sempre all’avanguardia. Il primo convegno nazionale sulla scuola in ospedale fu organizzato nel 1936; la prima proposta di legge per portare la scuola pubblica nelle strutture ospedaliere risale al 1939; dagli anni ’50 prendono il via le misure giuridiche per l’inquadramento degli insegnanti. I bambini smettono di essere solo pazienti e tornano a una dimensione di cura complessiva, che riguarda anche l’istruzione, che significa anche tante altre cose: il mantenimento di un contatto con la vita precedente il ricovero, la possibilità di stare al passo con i coetanei, la dimensione di una vita che non resta sospesa in una bolla che si esaurisce nella malattia, ma prosegue guardando al dopo. Negli ’80 tutto questo viene strutturato e il tema viene affrontato anche nelle sedi internazionali, dall’Europa all’Onu. Nel 1997 arriva in Italia una legge che sancisce, ha sottolineato ancora Frassinetti, «la tutela globale del Bambino che viene preso in carico secondo il principio della alleanza terapeutica, come titolare di diritti e beneficiario di garanzie».
Un impegno che prosegue
Oggi tutto questo non solo continua a ispirare l’azione del ministero dell’Istruzione, ma lo fa nella consapevolezza che «la scuola in ospedale si configura come un vero e proprio laboratorio di ricerca e innovazione», ha spiegato Frassinetti, chiarendo che «in questi anni si è rilevato che le richieste di presa in carico di alunni ospedalizzati e di progetti di istruzione domiciliare risultano in continuo aumento». Come in continuo aumento è l’impegno del ministero, che punta sempre di più, oltre che sugli strumenti tecnologici di supporto, sull’investimento sul fattore umano: «Vista la complessità del ruolo del docente ospedaliero, la necessità che sviluppi costantemente la sua azione professionale nel contesto in cui opera, considerate le esigenze peculiari dei singoli alunni ospedalizzati – ha concluso Frassinetti – è necessario prevedere percorsi di formazione continua».
(Foto principale dal profilo Facebook dell’ospedale Bambino Gesù di Roma)