
Il vertice dell'Aja
La Nato è salva e lotta insieme a noi (nonostante la Spagna e la sinistra). Meloni: “Uniti anche su Kiev”
Fumata bianca dall’Aja, a dispetto delle previsioni di chi forse, a sinistra, sperava in una rottura totale tra Europa e Usa, con il “salto” della Nato. Gli alleati del Patto Atlantico, tutti, ad eccezione della riottosa Spagna, che si mette in una posizione di assoluto isolamento internazionale, si impegnano a portare la spesa annua nella difesa, e nella sicurezza, al 5% del Pil entro il 2035. “Uniti di fronte alle profonde minacce e sfide per la sicurezza – riporta la dichiarazione diffusa al termine del summit all’Aja – in particolare alla minaccia a lungo termine rappresentata dalla Russia per la sicurezza euroatlantica e alla persistente minaccia del terrorismo, gli Alleati si impegnano a investire il 5% del Pil all’anno in requisiti di difesa fondamentali, nonché in spese relative alla difesa e alla sicurezza, entro il 2035, per garantire i nostri obblighi individuali e collettivi, in conformità con l’articolo 3 del Trattato di Washington”. E la Spagna? Sottoscrive gli obiettivi strategici ma non si impegna sul 5%, in modo pilatesco e ambiguo, scatenando la rabbia di Trump contro il leader socialista: “Pagherà con dazi raddoppiati!”. I socialisti spagnoli, però, sono isolati anche tra i socialisti europei, visto che anche dal premier danese arriva la sconfessione di Sanchez. Che però incassa la solidarietà del Pd e della Schlein, che avrebbe preferito un “no” del governo Meloni agli accordi Nato, mettendosi così in posizione isolata. Per poi essere accusato dalla sinistra di essere isolato…
Un accordo sulla difesa che si spalma su dieci anni
Gli investimenti “garantiranno la disponibilità di forze, capacità, risorse, infrastrutture, prontezza operativa e resilienza necessarie per la deterrenza e la difesa, in linea con i nostri tre compiti fondamentali: deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa”. In dieci anni, il quadro dovrebbe completarsi. Nella dichiarazione si specifica che il 5% è composto da un 3,5% nella difesa propriamente detta, “come definita dalla Nato”, e da un 1,5% annuo destinato a ” tra l’altro, proteggere le nostre infrastrutture critiche, difendere le nostre reti, garantire la nostra preparazione e resilienza civile, stimolare l’innovazione e rafforzare la nostra base industriale della difesa. La traiettoria e l’equilibrio della spesa nell’ambito di questo piano saranno rivisti nel 2029, alla luce del contesto strategico e degli obiettivi di capacità aggiornati”.
L’intesa sulla Nato e la soddisfazione della Meloni
In salvo, dunque, anche il patto di mutuo soccorso, il famoso articolo 5. “Riaffermiamo il nostro ferreo impegno per la difesa collettiva, come sancito dall’articolo 5 del Trattato di Washington: un attacco a uno è un attacco a tutti”.
A fine vertice, la soddisfazione di Giorgia Meloni in primis sull’Ucraina: “Il vertice conferma il sostegno pieno all’Ucraina da parte di tutti gli alleati, noi avremo tra poco anche una riunione col Presidente Zelensky che è qui e penso che anche questo sia un messaggio molto importante. Io penso che il fatto che nel testo ci sia il riferimento al sostegno all’Ucraina che è stato ribadito da tutti gli attori sia per noi quello che fa la differenza perché vuol dire che continuiamo a sostenere tutti quanti l’Ucraina e mi pare che in questo senso ci sia un impegno da partire”. Poi la valutazione sull’intesa, storica, per molti aspetti. “Noi dobbiamo decidere dove stiamo, facciamo parte della Nato che è il sistema di difesa occidentale, e che è basata su eserciti nazionali che cooperano. Se costruissimo una difesa di un altro livello vorrebbe dire o uscire dalla Nato o immaginare che anche la Nato debba avere una difesa della Nato, che non esiste. Oppure siamo la colonna europea della Nato e lavoriamo per far cooperare molto meglio a livello europeo la nostra difesa e le nostre aziende, che è quello che stiamo facendo. Se parliamo di difesa europea ne parleremmo in misure svincolata dal contesto Nato e questo sarebbe duplicazione che non ha senso e non ce lo possiamo permettere. Quello che dobbiamo fare è rafforzare il sistema Nato con una colonna europea della Nato che deve stare allo stesso livello di quella americana se vogliamo difendere i nostri interessi”. Sui dazi, Meloni sostiene di essere abbastanza d’accordo su un’intesa con gli Usa al 10 per cento “perché tale misura, stando alle interlocuzioni con le imprese, non è “per noi molto impattante”. Neanche un euro – precisa Meloni – sarà sottratto alla sanità o ad altre spese primarie.
Al termine del vertice Nato dell’Aja, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto un incontro con i leader di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, con il segretario generale della Nato Mark Rutte e con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky.
L’incontro, si legge in una nota di Palazzo Chigi, “ha permesso di approfondire gli sforzi in corso e il sostegno all’azione degli Stati Uniti a favore del cessate il fuoco per un percorso negoziale che conduca ad una pace giusta e duratura in Ucraina”. “È necessario che la Russia dimostri di volersi impegnare seriamente nei colloqui, contrariamente a quanto fatto finora”, prosegue la nota. I leader hanno quindi ribadito “il continuo sostegno all’Ucraina, alla sua autodifesa e alla sua industria della difesa, anche a fronte dei brutali attacchi russi contro i civili, e il mantenimento della pressione sulla Russia attraverso nuove sanzioni”.
Foti: “Un vertice decisivo per il Patto Atlantico”
“Il vertice a L’Aja rappresenta un momento di grande rilevanza strategica per l’Alleanza Atlantica e per l’Italia che, per voce del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, conferma il proprio impegno attivo e responsabile per una Nato più forte, coesa e preparata ad affrontare le future sfide globali. Un vertice che fa della Nato non soltanto un’alleanza militare, ma una comunità di valori fondata sulla difesa della libertà, della sicurezza e della pace. Ma la sicurezza ha un costo e richiede uno sforzo comune e responsabile da parte degli Stati membri. Gli impegni di spesa sottoscritti dal Governo Meloni si inseriscono nel solco delle decisioni già assunte dai governi precedenti, proseguendo un percorso di continuità e responsabilità a tutela della sicurezza nazionale. Per questo è ridicolo ridurre dette spese, come fanno strumentalmente le opposizioni, a meri acquisti di armamenti. Al contrario, sono risorse che costituiranno anche un volano strategico per il rafforzamento dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico nazionale, contribuendo alla crescita occupazionale e al progresso della ricerca scientifica.
Grazie al Presidente Meloni e al Ministro della Difesa Guido Crosetto, la difesa dell’Italia è portata avanti con determinazione e responsabilità nel solco dei principi fondanti del nostro ordinamento e nell’interesse dei cittadini”, commenta il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione, Tommaso Foti.