
Medio Oriente in fiamme
Israele, ospedali ancora sotto tiro: colpito Beer Sheva. Teheran chiude ai negoziati: “Nessuna trattativa sotto attacco”
L'ayatollah Khamenei: "Il nemico sionista viene punito". Israele risponde colpendo centri nucleari iraniani e siti missilistici.
Un altro missile iraniano è piombato stamattina su Beer Sheva. Le sirene hanno nuovamente risuonato nel sud di Israele, mentre i sistemi di difesa tentavano di contenere l’ennesima ondata lanciata da Teheran. Sei civili israeliani sono rimasti lievemente feriti nell’attacco, che ha provocato distrutto diversi condomini. La città, già colpita ieri, si risveglia oggi scossa. Un quadro che stride apertamente con le parole del presidente iraniano Masoud Pezeshkian che dice di aver «sempre cercato pace e tranquillità». Ma, aggiunge che «l’unico modo per porre fine alla guerra imposta è fermare incondizionatamente l’aggressione nemica e ottenere una garanzia definitiva che metta fine per sempre alle avventure dei terroristi sionisti. Altrimenti, le nostre risposte al nemico saranno più dure e deplorevoli».
L’ayatollah Khamenei: “Il nemico viene punito”
«Il nemico sionista viene punito. Viene punito proprio in questo momento», ha scandito senza mezzi termini l’ayatollah Ali Khamenei su X, rivendicando apertamente la responsabilità di Teheran nei nuovi lanci. Parole che marcano la linea del regime: nessuna apertura, nessuna tregua. «Una conquista vicina», campeggia alto sul profilo.
https://www.tiktok.com/@vintage_fx24/video/7517899026113563926?q=Beer%20Sheva&t=1750409535654
Raid su Beer Sheva: il sud d’Israele sotto tiro
Non bastava la distruzione del Soroka Medical Center nelle prime ore di giovedì — secondo il direttore Shlomi Kodesh «danni ingenti, reparti rasi al suolo» — oggi l’Iran continua a colpire. Auto in fiamme, finestre infrante, interi condomini sventrati. Il conto delle vittime resta provvisorio, ma i soccorritori continuano a cercare tra le macerie.
@acehvideo.tv Iran kembali menembakkan rudalnya ke wilayah Israel. Salah satu peluru kendali itu, jatuh di wilayah Beersheba, dekat kantor Microsoft, Jumat (20/6/2025).#tiktokberita
Araghchi: “Non ci sarà trattativa sotto attacco”
A ribadire il muro alzato da Teheran è stato anche Abbas Araghchi. Il ministro degli Esteri iraniano, alla vigilia di un vertice con gli omologhi europei a Ginevra, ha gelato ogni speranza di dialogo: «L’Iran non è disponibile a tenere alcun negoziato mentre continuano gli attacchi israeliani», ha dichiarato ad Al Arabiya. E ancora, rivolgendosi al Consiglio di sicurezza: «Applichi la Risoluzione 487: ogni attacco militare a impianti nucleari costituisce un attacco all’intero regime di controlli dell’Aiea e, in ultima analisi, al Tnp».
Un appello, quello di Araghchi, che suona più come un’accusa: «Se il Consiglio di Sicurezza non interviene, dovrà spiegare perché i suoi principi si applicano solo selettivamente». E sul piano retorico si alza la voce di Ali Shamkhani, stretto consigliere della Guida suprema Khamenei, rimasto gravemente ferito in un raid aereo israeliano la scorsa settimana.«Sono vivo e pronto a sacrificarmi». A renderlo noto l’agenzia di stampa iraniana Tasnim.
Israele risponde: raid sui centri nucleari iraniani
Nel cuore della Capitale, i caccia israeliani hanno colpito inoltre un centro di ricerca e sviluppo per armamenti nucleari e siti di produzione missilistica.
Nel frattempo, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz avverte anche il proxy iraniano: «Se ci sarà terrorismo, non ci sarà più Hezbollah». È un chiaro avviso diretto a Naim Qassem, leader del gruppo libanese, che nei giorni scorsi aveva promesso di «agire come riterrà opportuno». Nessuno sconto: «Israele ha perso la pazienza con i terroristi che lo minacciano».
Trump rinvia la scelta: due settimane per decidere
Alla Casa Bianca, Donald Trump temporeggia. La portavoce Karoline Leavitt ha riportato cosa c’è nella testa del presidente: «Prenderò la mia decisione nelle prossime due settimane». Il tycoon lascia così intravedere uno spiraglio diplomatico, confidando in trattative che, a oggi, sembrano un miraggio.
Una linea ribadita anche dal ministro britannico David Lammy, in partenza per Ginevra: «Siamo determinati a far sì che l’Iran non possieda mai un’arma nucleare. Esiste ora una finestra di due settimane per una soluzione diplomatica».
Mosca avverte: “Cambio di regime in Iran sarebbe catastrofico”
Intanto da Mosca, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è detto allarmato da certe indiscrezioni giornalistiche: «Le voci sull’uso di armi nucleari tattiche contro l’Iran sono pure speculazioni. Un tale scenario sarebbe catastrofico».
Peskov non fa mistero della posizione russa: «Un cambio di regime in Iran è inaccettabile ed inimmaginabile. Aprirebbe un vaso di Pandora».
Netanyahu: “Il cambio di regime non è un obiettivo”
Dal fronte israeliano, il premier Netanyahu traccia una linea chiara: «Il cambio di regime in Iran non è il nostro obiettivo dichiarato, ma potrebbe esserne la conseguenza». In un’intervista alla tv israeliana Kan, Netanyahu ha ribadito: «Abbiamo la capacità di eliminare tutte le infrastrutture nucleari iraniane».
Quanto a Fordow, il bunker sotterraneo iraniano, Netanyahu non ha dubbi: «Con o senza l’aiuto americano, possiamo colpire tutti i nostri obiettivi».
Ginevra tenta la mediazione
Venerdì i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania si riuniranno col ministro Araghchi a Ginevra. Una mediazione che appare comunque in salita.