
La fine dei diktat ideologici
Almerigo Grilz non è più «l’inviato ignoto»: il 3 luglio nelle sale “Albatross”, il film di Giulio Base ispirato alla sua vita (video)
La memoria di Grilz è stata ostracizzata per anni, oggi arriva al cinema dalla porta principale: la pellicola non racconta solo la storia di un uomo e giornalista coraggioso, dice anche che oggi l'Italia è un Paese più libero
Arriverà nelle sale il 3 luglio Albatross, il film ispirato alla vita di Almerigo Grilz, scritto e diretto da Giulio Base. La pellicola vanta un cast importante: Francesco Centorame, che interpreta il giornalista, Michele Favaro, Linda Pani, Tommaso Santini, Luca Predonzani, Paolo Massaria, Giovanni Vit, Gianna Paola Scaffidi e Giancarlo Giannini. La distribuzione è affidata a Eagle Pictures e la produzione è One More Pictures con Rai Cinema e con il sostegno di Apulia Film Commission, Friuli Venezia Giulia Film Commission. La vita di Almerigo Grilz, dunque, entra nel cinema dalla porta principale. Si tratta di un riconoscimento impensabile anche solo pochi anni fa, che racconta un cambiamento di clima che non riguarda solo la destra, come qualcuno vorrebbe far credere, ma il nostro Paese: in Italia, finalmente, non ci sono più storie “proibite” perché sono sgradite a qualcuno per motivi ideologici.
La storia di Almerigo Grilz arriva al cinema con “Albatross” di Giulio Base
Albatross, che prende il nome dall’agenzia di stampa che un giovanissimo Grilz fondò insieme agli amici e colleghi Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, non è «né un film celebrativo né un atto d’accusa». È, come spiegato nelle note di regia, «un tentativo di avvicinarsi alla vita di un giovane uomo attraversando i contrasti della sua epoca». «Ho approcciato quegli avvenimenti senza tesi precostituite, lasciando spazio al dubbio», si legge nelle note, che sottolineano che «ci sono storie che non gridano, eppure lasciano un’eco. Albatross è una di queste». «Ho incontrato la vicenda di Almerigo Grilz – ha spiegato Giulio Base – sei anni fa: un giornalista inviato di guerra caduto durante un reportage. Da subito ho sentito che raccontarla avrebbe significato addentrarsi in una materia complessa, stratificata. Ma è stata proprio quella complessità ad attrarmi».
Vita avventurosa di Almerigo Grilz: quando la realtà è già un film
Insomma, Albatross non è un’operazione ideologica, ma il racconto di una vita che di per sé sembra la sceneggiatura di un film: Almerigo che sceglie la militanza a destra negli anni più difficili e che poi sceglie il mestiere di giornalista nella sua declinazione più complessa. Uno spirito mosso da coraggio, avventura, ricerca di quello che c’è oltre la superficie, generosità nel darsi fino in fondo per le cause riconosciute come giuste. Gli elementi di una grande storia erano già tutti nella cronaca, eppure di Almerigo Grilz per anni non si è parlato affatto, nonostante sia stato il primo inviato di guerra italiano caduto sul campo dopo la fine del secondo conflitto mondiale: morì in Mozambico il 19 maggio 1987, mentre documentava lo scontro tra i guerriglieri della Renamo e i governativi del Frelimo, uno dei tanti fronti dimenticati dai più su cui, nella sua carriera, decise di accendere i riflettori.
Il furore ideologico che l’aveva reso un «gigante dimenticato del giornalismo»
Toni Capuozzo, fra le grandi firme che compongono la giuria del Premio Giornalistico Almerigo Grilz, lo definì «l’inviato ignoto», sottolineando la damnatio memoriae cui fu condannato questo «gigante dimenticato del giornalismo». Il perché è presto detto: Grilz aveva scelto di stare politicamente dalla “parte sbagliata”, quella del FdG prima e del Msi poi, di cui fu anche consigliere comunale a Trieste, la sua città. Uno stigma insuperabile per gli “autentici custodi della democrazia”, che ancora oggi riservano alla memoria di Grilz parole di fango e odio: sotto al post che su Instagram dà annuncio del film, si leggono commenti come «cinema italiano di guerra che santifica un neofascista picchiatore amico degli stragisti» e, rivolto all’interprete, «complimenti per avere interpretato un fascista picchiatore, amico di stragisti in un film che lo beatifica. Piuttosto vergognati». E si vedono meme vergognosi postati da un utente che si nasconde dietro il nick “fasciinfoojba”, che già dice tutto.
Un film che racconta – anche – il nuovo clima italiano
Residuati di un mondo che, per fortuna, non è più in grado di dettare legge, per quanto si ostini ad arrabattarsi per cercare ancora di imporre i propri diktat. Si è visto anche con il Premio Almerigo Grilz, contro il quale si è scagliata tra gli altri l’Anpi. Il premio, ostinatamente costruito dall’associazione “Amici di Almerigo”, si è celebrato lo stesso, è arrivato alla seconda edizione, ha consentito a una dozzina di giovani giornalisti di essere accompagnati, anche economicamente, nei difficili primi passi nella professione, ha generato una mostra, un documentario e una ritrovata attenzione nei confronti di Almerigo, che ha smesso di essere «l’inviato ignoto». È, inoltre, affidato a una giuria di giornalisti di ogni orientamento politico. «Per troppi anni Almerigo è stato dimenticato solo perché dichiaratamente di destra. Ora invece non lo è più. Lo dimostra anche la composizione della giuria del Premio a lui dedicato, composta da cronisti di diverse idee politiche», ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, in occasione dell’inaugurazione della mostra a Palazzo Lombardia. «Questo – ha aggiunto – è un ottimo segnale per il clima di reciproco rispetto e di partecipazione che ho sempre auspicato». Il film è una tessera in più del mosaico di questo nuovo clima. Per questo sostenerlo non è solo rendere omaggio a Grilz e al buon cinema, ma investire su un’Italia migliore.