
Orgoglio e pregiudizio
Feltri punito, la voce “scomoda” che fa rumore. Bufera sulle sue frasi su Ramy: «Musulmani razza inferiore». L’Ordine lo sospende 4 mesi
Il giornalista sospeso dall'Ordine per 4 mesi per le sue dichiarazioni forti sul caso Ramy. E ora ci si interroga su limiti e responsabilità dei professionisti dell'informazione e sulla sottile linea di confine che separa libertà di stampa (e di pensiero) e ipocrisia politically correct
Rieccoci qua: qua a parlare della sottile linea di confine che separa libertà di stampa e di pensiero e limiti imposti da un protocollo formale e procedurale che ne delimitano il campo. Vittorio Feltri, direttore del Giornale, è stato sospeso per quattro mesi dal Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia per le parole pronunciate nella puntata del 28 novembre 2024 del programma La Zanzara di Radio24. La decisione, apprende l’Adnkronos, è stata presa a fine marzo ed è sospesa fino a quando il Consiglio nazionale dell’Ordine non si pronuncerà sull’appello.
Caso Ramy, Feltri: «Musulmani razza inferiore», il giornalista sospeso dall’Ordine
Le frasi sono state pronunciate in riferimento alle proteste nel quartiere Corvetto di Milano per la morte di Ramy Elgaml, il giovane che ha perso la vita durante un inseguimento dei carabinieri. Feltri, di certo una personalità che rinnega le proprie convinzioni a cui dà voce evitando di trincerarsi dietro locuzioni di comodo e perifrasi interlocutorie o digressioni diplomatiche all’occorrenza, è stato sanzionato per le parole: «I musulmani, ma io gli sparerei in bocca. Io non mi vergogno affatto di considerare i musulmani delle razze inferiori».
Feltri sospeso per 4 mesi: è bufera sulle frasi contro i musulmani
Ci risiamo insomma. Ancora una volta, Vittorio Feltri finisce nel mirino di buonisti e benpensanti e di coloro ai quali è demandato il compito di far rispettare la pubblica quietanza (e non solo). Dunque, questa volta la mano dura arriva dal Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, che ha sospeso il direttore e giornalista di lungo corso per quattro mesi.
Un attacco alla libera parola o troppa ipocrisia?
La decisione, datata fine marzo, ma resa nota solo ora, è legata alle ormai note frasi pronunciate a La Zanzara di Radio24 lo scorso 28 novembre. Affermazioni incriminate, che hanno scatenato un’ondata di indignazione e critiche. Frasi certamente forti, nate e pronunciate sulla scia delle proteste a Corvetto per la morte del giovane Ramy Elgaml. Parole con cui il direttore tuonava: «I musulmani, ma io gli sparerei in bocca. Io non mi vergogno affatto di considerare i musulmani delle razze inferiori». Dichiarazioni che hanno scatenato l’ennesima bufera, ma che forse andrebbero lette in una prospettiva più ampia.
Una scomodità, quella di Feltri, che fa rumore…
Feltri, si sa, non è certo un agnellino. La sua penna e la sua lingua sono da sempre affilate, provocatorie, spesso scomode. Ed è proprio questa scomodità che, a quanto pare, urta la suscettibilità di molti. In un’epoca in cui il conformismo regna sovrano e il “politicamente corretto” sembra essere l’unica bussola accettata, la voce fuori dal coro di Feltri risuona come un monito. O, forse, come un fastidioso rumore di fondo per chi preferirebbe il silenzio e crea irritazione e finanche indignazione.
Tutti gli interrogativi sui limiti della critica e del libero pensare
Certo, le sue affermazioni possono apparire estreme, ma non è forse vero che il mestiere del giornalista, quello vero, è anche quello di scuotere le coscienze, di dire ciò che molti pensano ma non osano esprimere? È forse la libertà di espressione un privilegio da concedere solo a chi si allinea al pensiero dominante? La sospensione di Feltri, che attende ora il verdetto del Consiglio nazionale dell’Ordine, solleva interrogativi inquietanti sui limiti della critica e del libero pensare (e proclamare) nel nostro Paese. Si rischia di creare un precedente pericoloso, dove ogni parola scomoda. Ogni opinione non allineata, può essere censurata e sanzionata.
Un grido di disagio frutto di un’esasperazione diffusa
In un’Italia sempre più divisa e polarizzata, dove le tensioni sociali sono palpabili e l’immigrazione rappresenta un tema caldo e complesso, le parole di Feltri, per quanto dure, possono essere interpretate come lo sfogo di un’esasperazione diffusa. Un grido di disagio profondo che esprime una rabbia che serpeggia tra molti. E se il ruolo del giornalismo è anche quello di dare voce a questa rabbia, pur nel rispetto delle regole e della dignità umana, allora forse questa sospensione rischia di apparire più come un atto punitivo che come un legittimo richiamo all’etica professionale.
Ruolo, limiti e responsabilità dei professionisti dell’informazione
Il Consiglio di disciplina intanto ha evidentemente ritenuto le affermazioni del direttore lesive della dignità umana. E contrarie ai principi etici che regolano la professione giornalistica. Norme che impongono il rispetto della persona e il rifiuto di ogni forma di discriminazione. La sospensione per quattro mesi, se confermata, rappresenterebbe pertanto un segnale forte da parte dell’Ordine. Un monito volto a ribadire l’importanza del linguaggio e della responsabilità dei professionisti dell’informazione.
La vicenda Feltri tra libertà di stampa (e di pensiero) e ipocrisia politically correct
Ora dunque aspettiamo il pronunciamento del Consiglio nazionale. Ma intanto la vicenda Feltri si aggiunge al lungo elenco di episodi che sollevano dubbi sulla reale libertà di stampa nel nostro Paese. Come sulla crescente ipocrisia che sembra avvolgere il dibattito pubblico.