
Il giorno dopo
Etna, il vulcanologo spiega il flusso piroclastico: imprevedibile e rapidissimo, come a Pompei, non c’è allerta che tenga (video)
La quattordicesima fase eruttiva degli ultimi mesi sull’Etna si è conclusa e il flusso piroclastico prodotto ha impressionato anche gli addetti ai lavori oltre a diventare virale sui social attraverso numerosi video. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, osservatorio etneo, di Catania, l’attività esplosiva dal cratere di Sud-Est ha generato tre colate laviche principali: una si è diretta a sud, una seconda a est, ramificandosi in più bracci, e l’ultima, originatasi alla base del fianco settentrionale del cratere di Sud-Est, si è diretta a nord. Tutte sono ora in fase di raffreddamento.
L’eruzione, che lunedì 2 giugno si è fatta anche sentire con forti boati avvertiti nei Comuni alle pendici del vulcano, è stata molto commentata sui social con i numerosi video che sono stati postati sui social e sui siti.
“È da marzo che l’Etna dà segni di irrequietezza. Ma lunedì abbiamo assistito a un’eruzione importante”, ha spiegato Rosa Anna Corsaro, prima ricercatrice dell’Osservatorio etneo dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), in un’intervista a Repubblica. “Quella che sembrava una normale eruzione si è trasformata a quel punto in un fenomeno assai più pericoloso, il flusso piroclastico. Ha impressionato anche me”, dice Corsaro. Proprio ai flussi piroclastici è attribuita la morte di molti abitanti di Pompei nella apocalittica eruzione del 79 dopo Cristo.
Che cos’è il flusso piroclastico
Corsaro spiega al quotidiano che cosa è tecnicamente il flusso piroclastico: “Una nube ardente, ma anziché salire in cielo frana lungo il pendio. Si è formata quando la spinta del magma in risalita ha fatto crollare la parete del cratere. A quel punto la lava e i blocchi del cratere franato si sono mescolati, raggiungendo i 650° e formando un polverone scuro che è scivolato lungo il versante. Lubrificato dai gas del vulcano, è avanzato velocissimo, percorrendo diversi chilometri in una decina di secondi”. Perché è così pericoloso? “Una fontana di lava può essere prevista, entro certi limiti. È accompagnata da segnali precisi. I flussi piroclastici invece sono imprevedibili e rapidissimi. Nessun sistema di allerta attualmente può anticiparli al 100%”.
Nonostante il divieto di arrampicarsi fino al cratere, vi erano escursionisti. “È un problema ricorrente”, spiega Corsaro. “I segnali delle nostre reti di monitoraggio sono accessibili a tutti via web. Ci sono appassionati che interpretano in autonomia i segnali che precedono un’eruzione. A volte si avventurano da soli sulla sommità per assistere allo spettacolo. Ma davanti a un flusso piroclastico non c’è competenza che tenga. Anche noi dell’Ingv lunedì abbiamo seguito l’eruzione da remoto con le reti di strumenti. Aspetteremo un giorno per fare i rilievi sul terreno”, sottolinea.