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Dietro le quinte della leadership. L’Occidente, la Russia e la sfida della chiarezza

L'analisi

Dietro le quinte della leadership. L’Occidente, la Russia e la sfida della chiarezza

Politica - di Antonio Giordano - 1 Giugno 2025 alle 19:20

Il recente articolo pubblicato su The National Interest, “Why Rehabilitating Russia Would Hurt U.S. Energy” , firmato da Kaush Arha – analista di politica globale tra i più lucidi e strategicamente competenti – offre una chiave di lettura netta sul ruolo della Russia nel nuovo equilibrio energetico e geopolitico. La tesi centrale è semplice ma decisiva: revocare le sanzioni contro Mosca significherebbe riammettere un concorrente aggressivo nei mercati globali dell’energia. Con risorse a basso costo, infrastrutture già operative e una dipendenza strutturale dalle esportazioni energetiche, la Russia rappresenta una minaccia sistemica, non solo militare ma commerciale.

Questo minerebbe anche i piani di cooperazione con alleati come Polonia, Romania, Italia e Giappone, con cui Donald Trump punta a costruire un’alleanza energetica transatlantica e indo-pacifica, fondata su gas, nucleare e tecnologie avanzate.

Quando le analisi anticipano la realtà

Kaush Arha non è nuovo a intuizioni strategiche che precedono i fatti. E infatti, pochi giorni dopo la pubblicazione del suo articolo, Donald Trump ha preso le distanze dalla linea ambigua nei confronti di Putin.
Il 26 maggio 2025, intervistato da Fox News, ha dichiarato: “Qualsiasi futuro accordo con la Russia dovrà essere condizionato a un ritiro completo dall’Ucraina e a garanzie energetiche per i nostri alleati europei”.
Una dichiarazione inequivocabile, che segna una svolta netta rispetto al passato e archivia ogni incertezza su un possibile appeasement senza condizioni.
Il giorno seguente, Trump ha condannato apertamente i bombardamenti russi su Kiev, avvenuti proprio mentre si trattava per una possibile tregua. Un segnale di coerenza politica e di realismo strategico.

Trump: oltre il palcoscenico

Nella straordinaria teatralità negoziale di Trump, è fondamentale saper guardare dietro le quinte.
Chi lo descrive come un leader impulsivo, che cambia idea ogni minuto, dovrebbe guardare il documentario “Art of the Surge: The Donald Trump Comeback” – episodio 4, “There’s Something Wrong There – per osservare da vicino il rapporto con i suoi consiglieri, con Elon Musk e con la stampa.
Il documentario offre uno sguardo inedito sul suo metodo e sulla sua strategia.
A differenza di alcuni leader europei, Trump affronta i nodi energetici e geopolitici con chiarezza e coerenza strategica.
La scossa che Trump sta dando a un mondo rassegnato all’ascesa inarrestabile della Cina è profonda. Per anni, quella crescita è stata accettata in nome di una convenienza commerciale effimera, mentre l’ideologia woke fungeva da cortina fumogena per la perdita di centralità dell’Occidente.

L’Italia conservatrice, l’Europa che può guidare

In questo contesto globale, l’Italia guidata da Giorgia Meloni sta dimostrando capacità e visione, mantenendo aperti i canali del dialogo, anche con interlocutori difficili. Ha rilanciato con concretezza il rapporto con la Germania, rafforzando un asse fondato su interessi comuni. E ha mostrato apertura al ripristino di un dialogo con la Francia, nonostante le asimmetrie nel comportamento di Emmanuel Macron.

Perché la diplomazia, come sa bene la destra, si basa sul rispetto dei ruoli, delle istituzioni, dei formati internazionali – e anche del ruolo della Commissione Europea e della presidente Ursula von der Leyen.
Nessuna personalizzazione. Nessuna sceneggiata. Solo serietà, coerenza e senso dello Stato.

Una visione conservatrice per il futuro

In questo quadro, l’Europa conservatrice – di cui Meloni sta contribuendo a definire il perimetro e il respiro – ha una responsabilità storica:
– riportare il realismo al centro della politica estera,
– affermare una visione chiara degli interessi strategici,
– ricordare che la pace si ottiene con equilibrio, leadership e – quando necessario – deterrenza.

Meloni dimostra che si può dire no al politicamente corretto e, allo stesso tempo, costruire alleanze solide, durature, credibili.
È questo l’approccio che serve all’Europa: meno ideologia, più visione, e il coraggio di guidare, non di inseguire.

 

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di Antonio Giordano - 1 Giugno 2025