
La decisione
Corte Suprema degli Stati Uniti, decisione storica: no ai finanziamenti pubblici sull’aborto
Il giudice delle leggi statunitense boccia il sostegno all'interruzione di gravidanza. Esultano i repubblicani
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito, con una decisione presa a maggioranza conservatrice (6-3), che i beneficiari di Medicaid non possono citare in giudizio gli Stati per far valere il proprio diritto alla libera scelta del fornitore sanitario. La sentenza riguarda un caso nato in South Carolina, dove un ordine esecutivo del governatore repubblicano Henry McMaster, risalente al 2018, aveva escluso Planned Parenthood dai rimborsi Medicaid perché fornisce servizi di interruzione di gravidanza, sebbene i fondi pubblici non potessero essere usati per praticare aborti.
La decisione della Corte Suprema
Il caso è stato portato davanti alla Corte da Planned Parenthood South Atlantic e da una paziente, Julie Edwards, che si erano appellati a una clausola federale che garantisce la libertà di scelta per i pazienti Medicaid. I tribunali inferiori avevano dato loro ragione, ma il giudice delle leggi ha ribaltato quelle sentenze. Il giudice Neil Gorsuch ha scritto che «il Congresso sa come autorizzare azioni legali private contro gli Stati, ma non lo ha fatto in questo caso». La giudice progressista Ketanji Brown Jackson, in dissenso con la maggioranza, ha criticato la decisione affermando che «consente al South Carolina di eludere la responsabilità per la violazione dei diritti dei pazienti».
Pro Vita: “Sentenza storica”
Pro Vita & Famiglia esprime, «grande soddisfazione e speranza per la storica sentenza con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che i singoli Stati hanno il diritto di non destinare i finanziamenti pubblici del programma socio-sanitario Medicaid ad aziende abortiste come Planned Parenthood.
«L’aborto – scrive l’associazione – infatti è l’uccisione brutale e violenta di un essere umano inerme e innocente, e che un ente pubblico rappresentativo della volontà popolare possa rifiutarsi di finanziare una pratica che dovrebbe essere relegata tra gli orrori della storia: è davvero il minimo sindacale di civiltà. Auspichiamo che questa decisione possa contribuire a una svolta culturale e politica a livello internazionale e specialmente in Italia, dove un dibattito libero e onesto sulla realtà dell’aborto è ostaggio delle continue violenze, minacce e intimidazioni delle forze politiche, dei media e dei collettivi trans-femministi e di estrema sinistra».