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Meloni in un momento del Consiglio europeo

Le conclusioni

Consiglio europeo, Meloni scuote i leader sui fondi per la difesa e rilancia l’azione per Gaza. Sanchez sempre più isolato

La Commissione Ue apre alla discussione sugli strumenti per finanziare la difesa. E su spinta dell'asse tra la premier italiana e Merz il Consiglio respinge il blitz ideologico della Spagna su Israele

Politica - di Agnese Russo - 27 Giugno 2025 alle 08:37

Al termine del Consiglio europeo non si è trovata l’unanimità sull’Ucraina. Non si tratta di una sorpresa: le conclusioni a 26 sono arrivate per l’opposizione dell’Ungheria di Viktor Orban, secondo il quale l’adesione di Kiev all’Ue “ci trascinerebbe in guerra”. È una posizione nota. Fallisce il blitz del premier spagnolo Pedro Sanchez sulla sospensione dell’accordo di associazione Ue-Israele: nelle conclusioni del vertice passa la linea Italia-Germania, focalizzata sul cessate il fuoco, sul rilascio degli ostaggi e sui maggiori aiuti a Gaza. Anche il nodo di come finanziare l’aumento delle spese per la difesa che si prospetta di qui al 2035 resta insoluto, con una novità importante: Giorgia Meloni ha messo sul tavolo una serie di questioni sugli strumenti Ue per renderli sostenibili, catalizzando l’attenzione dei partner e ottenendo l’apertura della Commissione. Passi avanti poi nei negoziati commerciali con gli Usa: la trattativa sui dazi potrebbe entrare finalmente nel vivo, con l’arrivo dell’attesa controproposta dagli Usa, che la Commissione “sta esaminando in questo momento”, come ha detto Ursula von der Leyen.

Il nodo della difesa e le questioni poste sul tavolo da Meloni

I capi di Stato e di governo si sono ritrovati a Bruxelles per il Consiglio Europeo di giugno e hanno discusso anzitutto di difesa, che è stato il punto principale del summit, come ha confermato il premier portoghese Luis Montenegro. Il dibattito in materia di sicurezza e difesa ha fatto seguito al summit dell’Aja, dove sono state prese decisioni rilevanti, con l’impegno degli Stati membri a portare la spesa militare e per la sicurezza al 5% del Pil entro il 2035.

Il nodo è come finanziare i continui aumenti di spesa per la difesa che i governi dovranno sostenere. Da dove arriveranno i soldi necessari al riarmo che l’Europa ora dovrà perseguire a tappe forzate, per recuperare il divario rispetto alle altre potenze accumulato dalla fine della Guerra Fredda? Il problema è che, ad oggi, gli strumenti a disposizione sono tutti nazionali, come nazionale è la competenza nella difesa. L’unico strumento Ue è Edip, che ha una dotazione minima, 1,5 mld di euro ad oggi. Per i nordici, in particolare Germania e Olanda, l’idea che si possa fare debito comune per la difesa resta tabù. Per Berlino e L’Aja non c’è alcuna possibilità che venga varato un programma di eurobond per la difesa: “Assolutamente no”, rimarca una fonte diplomatica europea.

La Commissione apre al confronto sui temi posti dall’Italia

La premier Giorgia Meloni ha posto il tema sul tavolo, ricordando il problema della clausola per l’esclusione delle spese della difesa dal Patto di stabilità, che penalizza i Paesi come l’Italia che sono in procedura per deficit eccessivo; i quattro anni di esenzione, inoltre, non sono sufficienti per fare fronte alle tempistiche richieste negli ordini di equipaggiamenti militari; gli strumenti messi attualmente sul tavolo dalla Commissione, escluso il programma Edip da 1,5 miliardi di euro (che sono troppo pochi), sono tutti a debito a carico degli Stati membri, compresi i 150 miliardi dei prestiti congiunti. Non solo. Sono stati tutti ideati e proposti quando l’obiettivo di spesa per la difesa era attorno al 2% e non l’attuale 5%.

La posizione italiana ha trovato diverse sponde tra i partner, compresi due ex frugali come Finlandia e Danimarca, e l’esecutivo europeo ha promesso che affronterà la questione, a partire dal tema del Patto di stabilità. Nelle conclusioni il debito comune non viene citato, ma anche qui si sono create convergenze per esempio con Francia e Spagna.

La proposta Usa sui dazi arriva all’Ue. E si pensa a un’alternativa al Wto

I leader hanno parlato anche di commercio, e in particolare delle trattative con gli Usa volte ad evitare l’imposizione duratura di pesanti dazi sulle importazioni dall’Ue. Nella notte europea, a Consiglio ormai finito, da Washington è arrivata la notizia di una possibile ulteriore proroga rispetto al termine della sospensione fissato per il 9 luglio. Un’ulteriore boccata d’ossigeno per le trattative, rispetto alle quali ieri Ursula von der Leyen ha confermato che è arrivata una controproposta americana e che l’Ue è “pronta” a fare un accordo. Intanto Merz ha riferito che l’Ue sta anche ragionando sulla possibilità di rimpiazzare la World Trade Organization, che “non funziona più”, con un altro organismo che si occupi di risolvere le dispute commerciali.

Verso le nuove sanzioni alla Russia. Dall’Ungheria ancora no all’adesione di Kiev

Per quanto riguarda l’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky si è collegato in videoconferenza, poiché la situazione, con i bombardamenti russi, lo ha obbligato a rientrare in patria. Zelensky ha chiesto, in particolare, che venga aperto il cluster uno del negoziato sull’adesione, quello sui fondamentali, cosa alla quale l’Ungheria si oppone fermamente. Il 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia è in via di finalizzazione.

Su Israele fallisce il blitz di Sanchez, avanti con gli aiuti a Gaza

Sul Medio Oriente, la richiesta di Sanchez di sospendere l’accordo con Israele riscuote qualche seguito, ma non passa. Si afferma invece la linea di Italia e Germania, che ritengono che sarebbe controproducente, perché finirebbe per irrigidire ancora di più la posizione di Israele. Dunque, nessun giustificazionismo per un’offensiva che Meloni ha più volte definito “inaccettabile”, ma una scelta di realismo politico. Alla fine il premier spagnolo rimane deluso: nelle conclusione non c’è alcun accenno alle sanzioni a Israele, mentre si parla di cessate il fuoco, rimozione del blocco su Gaza, maggiori aiuti alla popolazione e rilascio degli ostaggi. Per quanto riguarda l’Iran, la posizione è quella esposta da Kaja Kallas: Teheran non deve avere l’arma nucleare, ma l’Ue preferisce la via della diplomazia.

Fari sulla Libia. E l’Italia allarga il consenso sulle soluzioni innovative per l’immigrazione

Le conclusioni del Consiglio europeo parlano anche di Siria e di Libano. Si è parlato anche di Cina (ma senza conclusioni) e di competitività. Su richiesta di Malta e Italia, anche della situazione in Libia, visto il rischio che la presenza russa si espanda nel Paese e il recente aumento dei flussi migratori provenienti dalle sue coste. Proprio sui migranti si è tenuto, prima del summit, un incontro tra alcuni Paesi, promosso dall’Italia, che ha visto per la prima volta anche la partecipazione del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha portato a 14, dunque alla maggioranza degli Stati membri, i partecipanti al tavolo.

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di Agnese Russo - 27 Giugno 2025