
Parla il comico
Angelo Duro: “Avrei evaso solo 150mila euro? Mica sono un pezzente”. E promuove il suo film su Netflix
«Non ho mai fatto beneficenza in vita mia. E mai la farò. Ma la beneficenza allo Stato sì. L’ho sempre fatta. Quindi, questa notizia delle 150 mila euro purtroppo è falsa. Vi pare che mi metto ad evadere per una cifra così ridicola? Per chi mi avete preso. Per un pezzente». Il comico Angelo Duro, commenta nel suo consueto modo icastico l’iniziativa della Guardia di Finanza che, al termine di una attività di verifica fiscale, ha inviato una informativa alla Procura di Roma.
«Da anni – aggiunge Duro – che mi vanto del mio successo. Della mia stronzaggine. Dei miei incassi milionari al cinema. Uno come me se dovesse evadere, lo farebbe alla grande. Martedì su Netflix esce il mio film. Vi regalo una serata d’evasione».
Il film in questione è Io sono la fine del mondo, campione di incassi nel 2025. L’attività di verifica, riferita al periodo d’imposta 2023, è invece all’attenzione dei magistrati della Procura di Roma a cui la Gdf ha trasmesso nei giorni scorsi una informativa da cui emergerebbero delle anomalie nel pagamento delle imposte da parte del comico palermitano, noto per il suo stile corrosivo e sarcastico, utilizzato anche durante il suo monologo dal palco di Sanremo nel 2023,
Angelo Duro, il fenomeno dell’anno con ‘Io sono la fine del mondo’
Le verifiche riguarderebbero l’uso della partita Iva in regime forfettario, destinato ai piccoli contribuenti con tassazione agevolata. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori nel corso delle verifiche, Duro, raggiunto il tetto massimo di ricavi previsto per il forfettario, non avrebbe optato per il regime ordinario. Al contrario, avrebbe costituito una società per continuare a gestire i compensi, passando così dalla tassazione Irpef (persone fisiche) all’Ires (società), generalmente meno onerosa.
Il giallo della partita Iva
Secondo l’ipotesi investigativa, la nuova entità societaria non sarebbe stata creata per sviluppare un’attività autonoma, ma al solo fine di beneficiare di un trattamento fiscale più favorevole. Gli accertamenti della Gdf avrebbero stimato un risparmio d’imposta appunto di circa 150mila euro. Resta ora da chiarire se si tratti di un’operazione elusiva, finalizzata a evadere il fisco, oppure di una condotta imprudente, forse frutto di scelte gestionali sbagliate o di consulenze inadeguate.
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