
Vecchi metodi, nuove tattiche
Il Conclave nella storia tra strategie e intrighi dalle pergamene ai social: da Borgia a Parolin, ecco come la Chiesa affronta la sfida
Le pressioni e la disinformazione pre-Conclave, oggi amplificata da tecnologie digitali e canali criptati, è una dinamica antica, spesso collegata alle tensioni geopolitiche del tempo. I cardinali, pur isolati sotto chiave, ne subiscono comunque l'eco. E andando indietro nel tempo si scopre che...
È risaputo che i periodi che precedono un Conclave sono spesso terreno fertile per la diffusione di voci, alcune veritiere, molte altre frutto di manipolazione e di interessi particolari. La posta in gioco è altissima: la guida della Chiesa Cattolica per i prossimi anni. In questo scenario, la disinformazione può diventare un’arma potente per screditare figure influenti: Favorire determinate candidature. O semplicemente creare confusione e incertezza tra i cardinali elettori. Eppure, dalle lettere anonime alle fughe di notizie digitali, l’ombra della disinformazione accompagna da secoli l’elezione del Pontefice.
La storia del Conclave tra complotti e dicerie
Quando si chiudono le porte della Cappella Sistina e inizia il conclave, il mondo resta con il fiato sospeso. Ma nei giorni che precedono l’elezione di un nuovo Papa, un altro tipo di fumo si alza ben prima di quello bianco: quello fatto di indiscrezioni, pettegolezzi, rivelazioni pilotate e vere e proprie fake news. Insomma, la disinformazione alla vigilia di un conclave non è una novità del nostro primo quarto di secolo segnato dall’avvento dei social media. Già nel Medioevo, infatti, pettegolezzi, lettere anonime e accuse di eresia o immoralità venivano diffuse per screditare candidati papabili.
Tra elezioni sofferte e scismi in agguato
Per esempio, nel conclave del 1378, l’anno dopo il ritorno del papato in Vaticano dopo il trasferimento ad Avignone, la pressione della folla romana per l’elezione di un pontefice italiano sfociò in minacce violente e, secondo alcune cronache, in un vero e proprio linciaggio psicologico dei cardinali francesi. Il risultato fu un Papa eletto nel caos (Urbano VI), seguito da uno scisma che lacerò la Chiesa per quasi quarant’anni.
I Conclave del passato: le accuse a Rodrigo Borgia (futuro Alessandro VI)
E ancora. Durante il Rinascimento, le campagne denigratorie divennero più raffinate. Agenti di famiglie nobili, ambasciatori stranieri e persino cardinali facevano circolare dicerie strategiche su presunti favori, amanti segreti, o simpatie eretiche. Le lettere false – spesso inviate da «devoti cattolici preoccupati» – miravano a far crollare l’immagine pubblica dei favoriti alla tiara. Nel conclave del 1492 Rodrigo Borgia (futuro Alessandro VI) venne accusato, anche da fonti coeve, di aver comprato voti con promesse di benefici e denaro. Nonostante questo – o forse proprio grazie a questa “campagna” – fu eletto. In molti conclavi successivi, l’ambasciatore veneziano fungeva da vero e proprio osservatore spia, annotando e riferendo le manovre di corridoio a casa.
Le pressioni della storia sul Conclave dell’elezione di Pio IX
Non solo. Perché uno dei casi emblematici è il Conclave del 1846, che portò all’elezione di Giovanni Maria Mastai Ferretti, poi Pio IX. L’impero austriaco guardava con preoccupazione l’ascesa di candidati riformatori, e secondo alcuni resoconti dell’epoca, furono diffuse notizie false che ritraevano Mastai come instabile di salute e debole di carattere, nel tentativo di ostacolarne l’elezione. La propaganda pro-Austria – diffusa attraverso bollettini e ambienti diplomatici – fu però controproducente. I cardinali elettori, infastiditi dalle pressioni straniere, scelsero proprio Mastai Ferretti, che inizialmente sembrava incline a un’apertura politica al patriottismo risorgimentale. Ma fu lui, dopo il 1848, a trasformarsi nel più strenuo difensore del potere temporale del Papa, dando inizio al pontificato più lungo della storia moderna.
Novecento, i cardinali in Conclave tra storia e pressioni politiche
Ma, l’episodio più celebre di interferenza e “manipolazione” fu il Conclave del 1903. L’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe inviò un messaggio segreto ai cardinali per esercitare il cosiddetto “jus exclusivae“: un diritto non scritto con cui alcune monarchie cattoliche (Austria, Francia, Spagna) potevano porre il veto a un candidato sgradito. La vittima fu il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, segretario di Stato di Leone XIII, vicino alla Francia e ostile agli Asburgo. Quando il cardinale Jan Puzyna, arcivescovo di Cracovia, annunciò il veto a nome dell’imperatore, l’aula del Conclave si spaccò. Rampolla ricevette comunque diversi voti, ma alla fine fu eletto Giuseppe Sarto, che divenne Pio X. Il nuovo Papa abolì formalmente il diritto di veto nei conclavi futuri, ma la polemica sull’intrusione politica lasciò il segno.
Una lunga storia di “guerra di nervi”
Dunque, venendo ad oggi con tanto e tale pregresso alle spalle, la fake news sul malore del Cardinale Parolin si inserisce in questo contesto di potenziale “guerra di nervi”. Sebbene non vi siano prove concrete sull’origine di questa specifica notizia falsa, è lecito interrogarsi sulle sue possibili motivazioni. Potrebbe trattarsi di un tentativo di indebolire la posizione di Parolin all’interno del Collegio Cardinalizio? Oppure, più genericamente, di un’azione volta a turbare il clima di serenità e riflessione che dovrebbe caratterizzare i giorni precedenti l’ingresso in Conclave?
Fatto sta che episodi come questo sollevano interrogativi sulla vulnerabilità del processo pre-Conclave alla disinformazione e sulla necessità di strumenti efficaci per contrastarla. La fiducia reciproca tra i cardinali elettori è un elemento cruciale per la validità e la serenità del voto. La diffusione di notizie false, soprattutto se riguardano la salute o la reputazione di figure di spicco, può minare questa fiducia e rendere più difficile discernere la verità dalle manipolazioni.