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Tutela per gli agenti, il governo è al lavoro: evitiamo gli automatismi, ma non è uno scudo penale

Tutela per gli agenti, il governo è al lavoro: evitiamo gli automatismi, ma non è uno scudo penale

Politica - di Elsa Corsini - 14 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 15 Gennaio 2025 alle 09:44

Tutela degli agenti in trincea e stretta nei confronti di chi si rende protagonista di violenze durante le manifestazioni. Dopo la guerriglia del fine settimana scatenata a Milano, Bologna e Roma dalla rete di antagonisti e centri sociali dietro l’alibi della richiesta di giustizia (vendetta) per Ramy, il governo è al lavoro su misure di maggiore tutela agli agenti, che evitino gli automatismi nell’iscrizione del registro degli indagati. Uno strumento reso ancora più urgente dal clima di criminalizzazioni delle forze dell’ordine, alimentato dalla sinistra, allergica a condannare a tutto tondo le violenze, e da certa stampa ‘liberal’. Non c’è ancora una bozza, ma i tecnici del ministero della Giustizia, in accordo con Palazzo Chigi, stanno studiando una soluzione normativa. Obiettivo: evitare che le forze dell’ordine, che agiscono per legittima difesa e nell’esercizio del proprio dovere, siano iscritte di default nel registro degli indagati. Arrivando a rischiare la sospensione dal servizio e ripercussioni sullo stipendio.

Guerriglia e violenze, il governo è al lavoro per lo scudo penale

Il testo non è ancora pronto, ma si sta ragionando su diverse ipotesi che possano tutelare gli interessi di tutte le parti. Da Palazzo Chigi chiariscono che non si tratta di uno “scudo penale” (così frettolosamente definito dalla stampa) ma di un meccanismo in base al quale “in casi come quello del carabiniere Luciano Masini, che la sera di Capodanno è intervenuto uccidendo un uomo che aveva accoltellato 4 persone, non ci sia l’iscrizione automatica nel registro degli indagati del militare.  Non si tratterebbe, di una ‘scriminante’ o di una causa di non punibilità, né si interverrebbe sul diritto sostanziale, ma sul codice di procedura penale. Si immaginano – riferiscono le fonti del governo all’Ansa – “forme di non immediata iscrizione nel registro degli indagati quando è evidente che l’appartenente alle forze dell’ordine ha usato l’arma di ordinanza nell’esercizio delle sue funzioni”.  Alla norma   sta lavorando il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Su richiesta della premier Giorgia Meloni. Che durante la conferenza stampa di inizio gennaio ha proposto un encomio per il maresciallo Luciano Masini.

Piantedosi: servono tutele aggiuntive per le forze dell’ordine

Il primo a ipotizzare una forma aggiuntiva di tutela per le forze dell’ordine, sempre più spesso vittime di attacchi, aggressioni e insulti, è stato il ministro dell’Interno Piantedosi. L’esigenza è quella di introdurre “importanti tutele aggiuntive a quello che è il lavoro complicato delle forze dell’ordine. Parliamo – ha detto – della tutela legale. Parliamo dell’innalzamento delle pene per alcune fattispecie di reato laddove sono commesse in danno ai rappresentanti delle forze di polizia”.

Le sinistre gridano allo Stato di polizia

Inutile dire che le opposizioni gridano come un sol uomo allo Stato di polizia. Il dem Andrea Orlando parla di “prove generali per uno Stato di polizia”. Francesco Boccia non è da meno: “Non c’è  bisogno di alcuno scudo per le forze dell’ordine che hanno come stella polare della loro azione la Costituzione”. Per Giuseppe Conte servono solo strumenti economici aggiuntivi. “Chi invece parla di scudo penale, non sa quello che dice” Gli fa eco Carlo Calenda che dà lezioni di sicurezza al governo. “Si ottiene mettendo poliziotti e carabinieri su strada con mezzi e stipendi adeguati. Attenti a pensare che costruendo nuovi reati aumentate la sicurezza perché la storia italiana dice il contrario”. Per i 5Stelle lo scudo legale sarebbe “l’ennesimo inaccettabile ribaltamento del nostro ordinamento per mano di un centrodestra che procede sempre più attraverso improvvisazioni e colpi di testa”. Contrarissimo anche il radicale Riccardo Magi.

I poliziotti: fate presto, così ci ammazzano

Intanto i poliziotti sono all’esasperazione. Intervistato da Libero, uno degli agenti in servizio a Bologna racconta di avere avuto seriamente paura per la sua vita. “Non ho mai visto una cosa del genere. Non ho mai visto tavoli di ferro, sedie, contro di me. Ho visto i miei colleghi feriti. Uno con una spalla lussata, un altro con un dente rotto, un terzo che dall’alba di domenica sente un fischio nell’orecchio: un bombone gli è esploso sotto i piedi. A me hanno lanciato una bottiglia in faccia. Le immagini le avete viste tutti, ma credetemi: un conto è vederle, altro è starci in mezzo”. “Vogliono il morto, vogliono i morti”, aggiunge. “Vorrei andare dal capo della Polizia e dirgli: fate qualcosa, qualcosa di grosso, altrimenti ci uccideranno”.

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di Elsa Corsini - 14 Gennaio 2025