
Orwell si rivolta nella tomba: Massini su Repubbica trasforma “1984” in un romanzo anti Musk
Povero George Orwell, il suo romanzo “1984” ridotto a un romanzo anti Musk. Un articolo a tutta pagina su Repubblica di Stefano Massini rivela l’insopprimibile tendenza alla riscrittura di un autore sommo e alla sua banalizzazione. Massini e scrittore, autore teatrale, volto di La7 da dove impartisce i suoi sermoni. Liberissimo di farlo naturalmente. Diverso è quando si somministrano per “verità” letture “dimezzate” di un autore, piegandolo ad una visione tutta attuale e demonizzatrice di chi oggi a sinistra sta più sulle scatole: il proprietario di X, prossimo stretto collaboratore di Donald Trump alla Casa Bianca. Orwell si rivolterebbe nella tomba.
Massini su Repubblica trasforma “1984” di Orwell in un romanzo anti Musk
Massini parte da una nota sarcastica: a breve l’occhio e la scritta “Il Grande Fratello ti sta guardando” sarà inciso sulle monete inglesi. La Zeccca di Sua Maestà ha annunciato l’iniziativa commemorativa della morte di George Orwell, avvenuta 75 anni fa. Massini per gran parte dell’articolo ironizza su un paradosso: tra la povertà vissuta per parte della sua vita dallo scrittore della “Fattoria degli Animali” e la moneta che lo commemora. Poi scrive: “E allora in fondo ben venga la moneta commemorativa. Peraltro attualissima anche sul fronte della propaganda 2.0: Orwell affidava alla Psico-polizia di un romanzo visionario come 1984 il compito di perseguire i dissidenti di un regime ultratotalitario. Ma noi oggi assistiamo veramente all’ascesa politica di Elon Musk. Che con i suoi satelliti può controllare le comunicazioni e relativi miliardi di dati; in teoria condizionando non solo la diffusione di un pensiero antagonista; ma addirittura l’esito delle guerre e l’intessersi delle relazioni internazionali”. Il delirio prosegue: “Non è più l’azzardo di uno scrittore: è già qualcosa che sta in un programma politico votato da milioni di americani; destinato a cambiare radicalmente il pianeta come lo conosciamo”.
Il post di Pierluigi Battista su Massini: “Scempiaggini sul mio amato Orwell”
L’articolo di Massini si intitola L’ultima vendetta del capitalismo sul nemico Orwell. Appiattire Orwell a questa lettura anticapitalista è riduttivo, a dire poco. Da applausi il commento secco di Pierluigi Battistita sui social: “C’è un tizio che si chiama Stefano Massini che scrive scempiaggini sul mio amato Orwell senza averne letto mezza riga. Dolor”. Lo scrittore, editorialista, già vicedirettore del Corriere della Sera, ha il merito di avere aperto un dibattito sulla reinterpretazione di Massini del grande scrittore inglese. Fioccano i commenti di coloro che infatti non riconoscono Orwell in questa lettura trovata su Repubblica. “Le operazioni culturali più disgustose sono quelle per cui i Sinistri si appropriano di importanti bastioni del pensiero altrui, soprattutto liberale”, scrive su Fb un utento sotto il post di Battista. Che, ricordiamo, è un profondo conoscitore dello scrittore, scrisse la prefazione al volume “Trilogia della libertà” (Garzanti) che riproponeva tre capolavori: 1984, La fattoria degli animali e Omaggio alla Catalogna.
Quello che Massini non dice di Orwell
“1984” – rilevava in sede di presentazione Battista- è stato spesso oggetto di alterazioni di significato: molto spesso viene considerato una profezia. Non lo è: quella di Orwell è una satira politica su quello che stava accadendo nel 1948, anno in cui scrisse il libro. Lo scrittore voleva raccontare il totalitarismo politico, in particolare il totalitarismo di Stalin in Unione Sovietica. Non sappiamo se Massini si è accorto di questo aspetto. Di certo se ne accorsero i dirigenti sovietici che vietarono la diffusione del libro fino alla fine dell’Urss. Perché Orwell ebbe il coraggio di scrivere romanzi che criticavano due totalitarismi – quello nazista e quello comunista- e in quegli anni non era facile affermare la degenerazione della rivoluzione comunista.
‘Omaggio alla Catalogna’ è un libro di testimonianza, non solo sulla guerra contro Franco, ma del conflitto interno alla sinistra, che portò alla messa fuorilegge del POUM (Partito Operaio di Unificazione Marxista) con l’accusa di collusione con i fascisti; alla carcerazione dei militanti e all’eliminazione fisica dei leader. Orwell stesso dovrà infatti fuggire in Francia per non essere sbattuto in prigione come altri commilitoni, solo per essere stato un miliziano del POUM. Lo scrittore sperimentò in modo diretto lo stalinismo applicato alla guerra civile dal Partito comunista attraverso la polizia segreta della repubblica.