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Lodo Moro: il libro di Pelizzaro ricostruisce quelle relazioni pericolose col terrorismo palestinese

Politica - di Valter Delle Donne - 23 Gennaio 2025 - AGGIORNATO 23 Gennaio 2025 alle 16:30

Ci sono pagine della storia recente d’Italia che rimangono impantanate o, per meglio dire, insabbiate nei palazzi istituzionali, ma anche nelle redazioni dei giornali. Le inchieste e le ricostruzioni storiche sono adagiate pigramente su pochi temi, spesso ideologizzati e su una prospettiva monocorde e monocolore. Per fortuna, ogni tanto, emergono giornalisti come Gian Paolo Pelizzaro che, con coraggio intellettuale, zelo da storico e fiuto da cronista di razza, riescono a uscire dal coro offrendo prospettive nuove su pagine vecchie della storia d’Italia.

Gian Paolo Pelizzaro ha rimesso insieme i tasselli di un puzzle internazionale

Una delle pagine “vecchie” riguarda appunto le relazioni pericolose tra i governi italiani, dagli anni 70 in poi, e il terrorismo palestinese.  Pelizzaro è riuscito a squarciare il velo con il suo ultimo poderoso lavoro in due volumi: “Il lodo Moro: gli accordi segreti con i palestinesi e le indagini sulla strage di Bologna” (edizioni Settimo Sigillo). Un’opera che svela la genesi e lo sviluppo degli accordi segreti tra governo italiano e resistenza palestinese, che giornalisticamente è stato etichettato come “lodo Moro”.

L’autore lo fa con dovizia di materiali inediti e anche con materiale già pubblicato, ma probabilmente mai esposto con un’analoga e altrettanto accurata chiave di lettura. Le domande e gli interrogativi sollevati dai due volumi di Pelizzaro sono numerosi e molti di essi per certi versi inquietanti: quali implicazioni ebbero questi patti inconfessabili nell’evoluzione delle minacce del terrorismo di matrice arabo palestinese contro l’Italie e sulle dinamiche della cosiddetta diplomazia parallela?

Lodo Moro: le verità nascoste

Come spiega al Secolo d’Italia lo stesso Pelizzaro, affermato cronista di nera e autore di diversi libri sul terrorismo internazionale e domestico, l’opera si tratta di «una ricostruzione serena della nostra storia recente». Tuttavia, «sul Lodo Moro non era mai stato scritto niente prima in modo così approfondito». Ricorda infatti che «fino al 2005 non si sapeva neppure cosa fosse».

Un libro, ribadisce l’autore, che «non è a tesi, ma è una ricostruzione onesta su una serie di segmenti mai resi noti di quegli anni. Si tratta di una delle inchieste più lunghe della storia giornalismo recente». L’autore del Lodo Moro ribadisce il lavoro prettamente storico: «Non è un libro a tesi, non mi scaglio contro nessuno. Vi è un grande rispetto per l’attività della magistratura e ho un grande rispetto per le sentenze passate in giudicate». Ma restano i ma e sono parecchi: perché la strage di Bologna si intreccia anche con il rapimento e la morte dello stesso presidente della Democrazia cristiana. «Non si parla mai delle quattro lettere di Moro: quando sa che la sua sorte è segnata, pensava di tirare fuori dalla manica l’asso della sponda palestinese. Quattro lettere alla direzione nazionale e agli altri che avevano con lui contribuito a delineare l’accordo, ovviamente extra legem, di carattere internazionale. Il primo che pubblicò quelle lettere, fu Mino Pecorelli pubblicandole su Op. E poco dopo venne ucciso». Pelizzaro inanella i fatti, che si incanalano inevitabilmente in una sorta di intrigo internazionale. Un libro che a ogni pagina offre materiale che era stato seppellito negli archivi e che merita di venire conosciuto dalle generazioni future e dai distratti e smemorati delle generazioni attuali. Il libro è disponibile attraverso i canali di vendita on line e attraverso Europa libreria editrice.  

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di Valter Delle Donne - 23 Gennaio 2025