Le ingerenze straniere? A sinistra piacevano tanto: rapida carrellata, da Scholz a Trudeau

10 Gen 2025 15:20 - di Sveva Ferri
ingerenze straniere

Non solo George Soros. Le distrazioni della sinistra sulle ingerenze straniere sono state nel corso del tempo numerose, ripetute e anche assai recenti. Fino alla scoperta del “pericolo Musk”, infatti, sono state diverse e clamorose le occasioni in cui da quelle parti non solo non si sono accorti delle entrate a gamba tesa di notabili stranieri nella nostra politica, ma le hanno salutate con un certo entusiasmo, considerandole la conferma di quello che loro andavano dicendo. Dunque, più che benvenute, sebbene arrivassero da ministri o perfino da capi di governo stranieri che, nel tentativo di delegittimare il nostro governo, di fatto delegittimavano il nostro Paese. Se però a muovere critiche è il cittadino, finora ancora privato, Elon Musk allora apriti cielo, significa che «la destra sovranista cerca padrini e padroni all’estero», come ha sostenuto ancora oggi in un’intervista a La Stampa, Stefano Bonaccini, commentando la conferenza stampa di fine anno che il premier ha tenuto ieri.

La sinistra scopre il tema delle ingerenze straniere

Il tam tam che sta passando a sinistra è quello di costruire una narrazione per cui la premier avrebbe trascorso la gran parte del tempo a parlare del patron di Tesla e X, come se fosse il suo unico interesse. Sorvolando sul fatto che se Meloni ne ha parlato così diffusamente è stato perché quello è stato l’argomento predominante nelle domande. A un certo punto la stessa premier ha smascherato il gioco: «Il problema è che Musk è influente e ricco o che non è di sinistra?», ha chiesto, ricordando che in passato «ne ho viste fare parecchie, spesso contro di me, e non mi ricordo che qualcuno si sia scandalizzato» e sottolineando quindi che le obiezioni sul tema «non sono credibili» alla luce dei precedenti ignorati. Soros, appunto, nella categoria “ricchi e influenti”. Ma anche Olaf Scholz, nell’affollata categoria “politici”.

Da Scholz ai francesi, le entrate a gamba tesa contro Meloni

Meloni ha ricordato l’abbraccio del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Enrico Letta, con l’invito a votarlo, durante la campagna elettorale che poi si concluse col trionfo della destra. Ma altri episodi sono scritti nelle cronache della politica. Fra tutti resta particolarmente grave quello che vide protagonista, nell’ottobre del 2022, il ministro francese agli Affari europei, Laurence Boone, che dalle colonne di Repubblica “rassicurò” sul fatto che Parigi «vigilato sul rispetto dei diritti e delle libertà» da parte del nascente governo Meloni. Intervenne Sergio Mattarella, la sinistra rimase non pervenuta a difesa della nostra sovranità. Quando poi gli attacchi arrivarono dall’allora ministro Gerald Darmanin sulla questione migranti da quelle parti furono ben felici di salutare l’ingerenza come una legittima preoccupazione, qualcosa su cui si doveva riflettere attentamente, un segnale di quanto il governo stesse sbagliando.

La sponda dei socialisti spagnoli che tanto è piaciuta a certa opposizione

E, ancora, l’atteggiamento fu simile quando il ministro per l’Uguaglianza Ana Redondo accusò il governo Meloni di «consentire le molestie organizzate contro le donne che vogliono interrompere» la gravidanza, intervenendo su un dibattito lunare montato ad arte dalla sinistra nostrana intorno alla presenza del mondo dell’associazionismo nei consultori. Come sempre in questi casi, toccò a Meloni difendere l’onore della Nazione dalle bufale interne ed estere. «Varie volte – disse il premier – ho ascoltato ministri stranieri che parlano di questioni interne italiane senza conoscerne i fatti. Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni». Più di recente il vicepremier e ministro del Lavoro Yolanda Diaz ha affermato che il nostro governo sarebbe ostile ai lavoratori. «Spiace che il vicepremier spagnolo Yolanda Diaz interferisca nella vita politica italiana dando giudizi inaccettabili sulle scelte del governo. Le difficoltà elettorali del suo partito non giustificano offese ad un partner e alleato europeo», replicò Tajani, mentre la sinistra italiana applaudiva la sua nuova paladina.

Pure la figuraccia epocale di Trudeau fu accolta con un applauso

Infine, per chiudere questa rapida e non esaustiva carrellata, l’epocale figuraccia dell’ormai dimissionario premier canadese Justin Trudeau, che in occasione del G7 in Giappone ritenne di manifestare a una incredula Meloni la sua «preoccupazione» per una inesistente compressione dei diritti Lgbt in Italia. Anche lì, altolà del premier, mentre la sinistra che oggi è così preoccupata per Musk andava in brodo di giuggiole.

 

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