Migranti, il governo accelera sul decreto Paesi sicuri: diventa un emendamento al decreto Flussi
Il decreto legge sui Paesi sicuri diventa un emendamento al Ddl lavoratori stranieri, il così detto decreto flussi, all’esame della Camera dei deputati. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che ha calendarizzato l’esame in aula per il 21 novembre. “Dopo aver ovviamente avvisato tutte le parti interessate, abbiamo preferito rinunciare alla conversione del decreto legge Paesi sicuri in Senato e presentare al decreto flussi, in esame alla Camera, un emendamento in cui confluiscono i contenuti del decreto stesso”, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. “La decisione non vuole assolutamente ledere le prerogative parlamentari, ma essendo i due provvedimenti affini per materia e strettamente connessi tra di loro – ha sottolineato il ministro – riteniamo per questo opportuno che vengano esaminati insieme”.
Il decreto Paesi sicura diventa un emendamento al decreto flussi
La nuova formulazione del dl Paesi sicuri sotto forma di emendamento al decreto flussi dunque consente un iter parlamentare più lineare, anche in relazione al fatto che era stato calendarizzato al Senato. Ciononostante l’opposizione, dal Pd a Avs, ha alzato un polverone parlando di “forzatura”. “È un goffo tentativo di nascondere un provvedimento, quando abbiamo gli occhi dell’Ue puntati addosso. Le forzature non si interrompono mai, su un provvedimento che ha prodotto spreco di denaro pubblico vanno avanti senza un esame, senza audizioni”, ha sostenuto la capogruppo del Pd a Montecitorio, Chiara Braga.
Le polemiche strumentali della sinistra
In realtà, le audizioni che erano previste al Senato restano confermate, ma si faranno sul testo che arriverà da Montecitorio. A spiegarlo è stato il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Alberto Balboni, rispondendo alle polemiche sollevate anche a Palazzo Madama. Secondo il capogruppo del Pd, Francesco Boccia, “in questo modo la destra e il governo chiudono la bocca alle opposizioni, a chi, audito come prevedono le regole parlamentari, poteva esprimere un giudizio di merito sul provvedimento, alla magistratura che a quel decreto ha posto una serie di rilevi”. A far capire fino in fondo la strumentalità delle obiezioni però c’è il fatto che le opposizioni avevano chiesto di confermare le audizioni anche in assenza di testo. “Le opposizioni, già in Commissione, e cioè Giorgis del Pd, Majorino del M5S e Musolino di IV – ha spiegato Balboni – avevano chiesto di andare avanti con le audizioni, osservando che comunque il contenuto del provvedimento ‘quello è’. Ma la maggioranza, nei suoi vari interventi, ha risposto in sostanza: ‘Ma cosa le facciamo a fare se non sappiamo neanche esattamente quale testo ci arriverà dalla Camera?’, visto che non è detto che alla fine non si cambi qualche cosa”. “Così, io – ha chiarito il senatore di FdI – mi sono preso l’impegno come presidente della Commissione di fare sì le audizioni, ma sul progetto di legge che ci arriverà da Montecitorio”. Non prima. “Così infatti – ha sottolineato – avremo un testo chiaro e preciso su cui discutere visto che, ripeto, nel passaggio alla Camera, potrebbero cambiare delle cose”.