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Il “campo largo” è unito solo sul voto per “non salvare” l’alleato Calenda. Un bel “pizzino” ai centristi…

Il “campo largo” è unito solo sul voto per “non salvare” l’alleato Calenda. Un bel “pizzino” ai centristi…

Politica - di Marta Lima - 30 Ottobre 2024 - AGGIORNATO 31 Ottobre 2024 alle 09:01

Quel voto contrario del centrosinistra unito sul possibile “salvataggio” di Calenda da parte di quel “campo largo” poco unito e poco largo sfilacciato e sconfitto in Liguria, ha ridato compattezza al centrosinistra nelle aule parlamentari ma solo contro un suo componente. Fuoco amico, si direbbe, quel via libera in Aula, al Senato, con 54 voti a favore e 85 astenuti, alla relazione della Giunta per le Elezioni e le Immunità sul caso Calenda-Mastella, che inguaia il leader di Azione nella querelle giudiziaria col vecchio democristiano. La Giunta presieduta dal dem, Dario Franceschini, relativamente alla richiesta della Procura di Roma, che aveva chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti del leader di Azione, dopo la querela presentata dall’ex ministro Clemente Mastella, ha detto sì: procedete. Decisione che non sarà stata presa benissimo da quel Calenda che oscilla tra il dentro e il fuori il “campo largo” ma che in Liguria aveva dato il proprio contributo alla sconfitta di Orlando nell’Armata Brancaleone, senza Renzi, messa su da Elly Schlein e il Pd.

Calenda ostaggio del campo largo…

“Non ha alcun senso portarsi dietro, sia pure per interposta persona, Cuffaro, Cesaro e Mastella. La cultura della mafia è l’opposto dei valori europei”, furono le parole cui seguì l’azione giudiziaria presso la Procura di Roma di Mastella. Il primo ottobre scorso la giunta del Senato aveva votato a favore della proposta della relatrice Ada Lopreiato (M5S) contro l’insindacabilità di Carlo Calenda nella querelle con Clemente Mastella, dando il via libera all’autorizzazione a procedere. A votare a favore del procedimento in quell’occasione fu, come ieri in Aula, il centrosinistra, mentre la maggioranza si era astenuta, come avvenuto anche ieri. In precedenza, l’11 settembre, la giunta aveva audito lo stesso Calenda, che aveva sostenuto come il riferimento alla cultura della mafia non era rivolto a Mastella.

Ieri il voto ostile dei suoi alleati in Liguria: un monito, un “pizzino” politico a Calenda, che da oggi avrà qualche motivo in più per apprezzare l’astensione del centrodestra, quantomeno più elegante del voto contrario dei suoi amici.

 

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di Marta Lima - 30 Ottobre 2024