Meloni sente Draghi: l’invito a Palazzo Chigi per parlare del rapporto sulla competitività e del futuro dell’Ue

10 Set 2024 20:59 - di Ginevra Sorrentino
Meloni Draghi

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto questo pomeriggio un colloquio telefonico con il Presidente Mario Draghi, al quale ha rivolto l’invito ad incontrarsi nei prossimi giorni a Palazzo Chigi per un confronto sul rapporto sul futuro della competitività europea presentato lunedì. Del resto, che il rapporto illustrato da Draghi incontri il favore di FdI e della premier non è una sorpresa: già alla platea degli industriali di Cernobbio – che Supermario ha sempre portato in palmo di mano – Meloni ha lasciato intendere chiaramente come la pensasse sulla relazione che l’ex premier avrebbe presentato a von der Leyen e partner.

Meloni sente Draghi: l’invito a Palazzo Chigi

E così già ieri, all’atto della presentazione ufficiale della proposta programmatica a Bruxelles, si è avuta la conferma della sintonia sinergica – al di là delle reciproche posizioni politiche differenti – tra l’ex banchiere centrale e la premier. Una sintonia che resiste nel tempo, con buona pace degli strattoni della sinistra che a cadenza ritmata insiste, tra lusinghe e avocazioni demagogiche, a tirare per la giacchetta l’economista.

Al centro dell’incontro Meloni-Draghi il rapporto sula competitività europea

Una indubbia corrispondenza di visioni prospettiche e progettualità, quella alla base della sintonia tra Meloni e Draghi, che infatti si incontreranno di persona per affrontare de visu i temi enucleati nel report programmatico presentato dall’ex banchiere a Bruxelles. Un cambiamento radicale, un doppio piano Marshall, quello messo nero su bianco dall’ex premier, che invita a uno stop sull’eterno rinvio, alla semplificazione e alla concretezza. Sono queste, infatti, le parole chiave del Rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea, articolate in due documenti: uno riassuntivo di una sessantina di pagine. E l’altro approfondito in oltre 300 pagine.

FdI approva il report dell’ex banchiere centrale

La relazione, che non ha fatto sconti all’Unione e alle sue criticità, «ha il merito innegabile – ha commentato infatti il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza – di richiamare l’Ue alla concretezza delle grandi sfide e di scrivere finalmente la parola fine su una stagione dominata troppo a lungo da una dannosa ideologia ultra-ambientalista e anti- industriale». Asserendo inoltre l’imprescindibilità di «una nuova stagione di concretezza e pragmatismo per rilanciare competitività e produttività delle aziende europee dopo la sbornia ideologica di questi anni», ha aggiunto Fidanza, focalizzando il cuore del rapporto.

Fidanza: un richiamo alla concretezza sulle grandi sfide

E allora, l’appello interventista lanciato tra le righe del report da Draghi recita: «Questo rapporto arriva in un momento difficile per il nostro continente. Dobbiamo abbandonare l’illusione che solo rimandando si possa preservare il consenso. In realtà, la procrastinazione ha solo prodotto una crescita più lenta. E di certo non ha prodotto alcun consenso. Siamo arrivati al punto in cui, senza agire, dovremo sacrificare il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà» enuclea con parole forti temi che danno uno scossone ai portabandiera dello status quo.

Non solo. «L’Ue esiste per garantire che gli europei possano sempre beneficiare di questi diritti fondamentali. Se l’Europa non sarà più in grado di garantirli avrà perso la sua ragione d’essere», scrive Draghi nell’introduzione al suo Rapporto. «L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale. L’unico modo per diventare più produttiva è che l’Europa cambi radicalmente».

Meloni, Draghi e la relazione di Bruxelles tra sintesi e slancio prospettico

Sintesi e slancio, quelli contenuti nella relazione dell’ex numero della Bce, che hanno trovato sponda in FdI. Tanto che proprio oggi il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti, sul documento presentato ieri da Mario Draghi a Bruxelles, in una intervista al Foglio, fa notare come molti degli argomenti utilizzati dall’ex premier e governatore della Bce siano gli stessi utilizzati da Fratelli d’Italia nella campagna elettorale per le Europee.

Foti promuove le proposte di Draghi

«Le proposte di Draghi rappresentano una svolta importante ed epocale. La seconda considerazione è che di illusioni l’Europa non può vivere. Ecco perché è necessario affrontare con pragmatismo il tema dell’energia e della denatalità, mentre si delinea un quadro che suggerisce politiche diverse anche nel campo del welfare –spiega Foti –. Il realismo è la strada maestra da seguire se non si vuole cadere nell’approccio della Città del sole, che si addice alla filosofia ma non all’attività produttiva», sottolinea in un altro passaggio della conversazione giornalistica Foti.

E ancora: entrando ulteriormente nel merito delle asserzioni e delle proposte di Draghi, Foti prosegue: «Possiamo senz’altro dire che una parte delle tesi di Draghi hanno ricalcato le nostre. Se le sosterremo? Di certo dobbiamo capire come verranno declinate da un punto di vista pratico. Ci auguriamo però che la prossima Commissione possa trarne un utile giovamento. Il problema — chiosa l’esponente di FdI – non è ammainare bandiere ideologiche, ma capire se vogliamo davvero un’Europa che torni a crescere o che invece si chiuda su se stessa, diventando una specie di giardinetto per una popolazione sempre più anziana».

Procaccini si sofferma sul Green Deal

Parole, quelle di Foti, a cui a stretto giro fanno eco quelle dell’europarlamentare di FdI Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, che intervistato dal Corriere della sera, dichiara: «Draghi mette in fila in un unico documento le ragioni del vulnus di competitività dell’Unione, l’incapacità di individuare un obiettivo e di escogitare gli strumenti per raggiungerlo. Al contrario l’Ue si è posta obiettivi nobili ma in modo ideologico. Obiettivi che si sono rivelati incompatibili con la necessità di competere con Stati Uniti e Cina: la catena di approvvigionamento energetico si è allungata, la dipendenza è aumentata. Draghi è diplomatico, ma quel che resta è l’abusato motto: gli americani innovano, i cinesi copiano e gli europei regolamentano».

Un parere, quello di Procaccini, a cui l’europarlamentare aggiunge una ulteriore riflessione inerente gli obiettivi ideologici che, secondo Procaccini, ci sono «sicuramente». E comprendono anche quelli del green deal, benché la necessità della transizione ecologica sia stata sottolineata anche da Draghi: «Ma è evidente che il green deal è stato un problema. Se sovraccarichi lo sviluppo di regole e di limiti, poi paghi pegno». Rilevando infine: «Noi vogliamo da sempre più Europa su poche cose che contano, meno Europa sul resto».

 

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