“L’Italia ha un’economia in fermento “. E il Nobel Stiglitz a Cernobbio viene “oscurato” dai media
“L’Italia cresce nella media europea, il problema è l’Europa. Ma sono ottimista sull’Italia, che ha punti di forza importanti, per esempio le piccole e media imprese. Non è stato fatto tutto il possibile per la crescita, certo, ma quello che è stato fatto deve farlo anche il resto d’Europa…”. Il giudizio del Premio Nobel per l’Economia nel 2001, Joseph Stiglitz, già consulente dei Democratici Usa e della presidenza Clinton, è certamente positivo sullo stato dell’economia italiana, nell’era del governo Berlusconi, ma queste affermazioni fatte al Forum Ambrosetti di Cernobbio, due giorni fa, sono state stranamente trascurate dai media, “oscurate” dai giudizi non malevoli, poco graditi sui media di sinistra, e anche dall’abbuffata di gossip sul caso Sangiuliano. In altri casi, come al Tg3 nazionale o sui giornali economici, lo spazio maggiore è stato dato ai rilievi critici nei confronti della Bce sulle manovre sbagliate relative ai tassi.
Il premio Nobel Stiglitz e l’economia italiana
Eppure, lo spunto del “report” di Cernobbio, sui segnali positivi dell’economia italiana, erano emersi anche nel confronto pubblico andato in scena sul palco del Forum degli imprenditori, con lo stesso Stiglitz protagonista.
“Scenari positivi per l’Italia che vuole crescere e che crede davvero nel futuro, il sostegno all’Ucraina e all’Europa sono fattori chiave”, secondo il Nobel, che vede un’economia italiana in fermento e alcuni settori che vanno veloce”. Stiglitz – che ha incontrato la Meloni – ha indicato la sua ricetta per l’Italia. Per l’economista la transizione verde e le nuove tecnologie connesse possono spingere: “Il Paese perché ha un tessuto di imprese molto innovative che sono ai massimi livelli globali. È vero che si tratta di piccole e medie imprese ma hanno un livello di competitività molto elevato. Sono agili, preparate, internazionali, nel tessuto produttivo c’è molto fermento, in Italia accade quello che accade negli USA dove non ci sono solo le big tech ma uno stuolo di piccole realtà di rilievo”.
L’invito del Nobel è a fare di più e meglio, ma il punto è l’Europa.