Inps, il Reddito di libertà a quasi 3mila donne. Matone: “Bene, serve un grande sforzo corale”
C’è anche la fotografia dell’applicazione del Reddito di Libertà nel Rapporto Inps 2024. Alla data del 31 maggio l’Istituto ha ricevuto da parte dei Comuni 6.489 richieste di sostegno da parte di donne vittime di violenza, accogliendone e liquidandone già 2.772, circa il 40%. Le richieste sono arrivate attraverso il servizio online messo a disposizione dall’Istituto e rivolto alle donne seguite dai centri anti-violenza che si trovano in condizione di povertà, senza figli o con figli minori.
I numeri del Reddito di Libertà erogato dall’Inps
Il contributo, che arriva dalle risorse stanziate a livello nazionale per un budget complessivo di 13.550.400 euro, è pari a un importo massimo di 400 euro mensili pro capite ed è concesso in un’unica soluzione per un periodo massimo di dodici mesi. Il reddito di libertà è finalizzato a sostenere le spese per assicurare l’autonomia abitativa e il recupero dell’autonomia personale e supportare il percorso scolastico e formativo dei figli minori.
Brunetta: “Lavoro che merita particolare apprezzamento”
“Un particolare apprezzamento va al presidente Gabriele Fava per l’impegno profuso dall’Inps nel promuovere percorsi di autonomia ed emancipazione per le donne vittime di violenza attraverso l’erogazione del cosiddetto reddito di libertà”, ha commentato il presidente del Cnel, Renato Brunetta, parlando di “un lavoro enorme che fa da cartina di tornasole per fotografare l’odiosa piaga della violenza sulle donne”. “Chi percepisce il reddito di libertà è per il 41% nata all’estero, nel 37% è nata nelle regioni del Centro Sud e per il 22% al Nord. Una triste geografia che descrive un fenomeno diffuso a macchia d’olio tra i cittadini italiani e gli stranieri. Per contrastarlo efficacemente non vanno lesinate risorse e il reddito di libertà. È una prima importante risposta”, ha concluso Brunetta.
Matone: “Bene l’Inps, contro il fenomeno serve uno sforzo corale”
Anche la parlamentare leghista ed ex magistrato, Simonetta Matone, ha spiegato di aver “apprezzato la particolare attenzione per le donne vittime di violenza” e di considerare il numero di domande di Reddito di libertà evase “un successo per la misura che il governo ha voluto rifinanziare”. “L’alta vulnerabilità dei soggetti interessati al provvedimento ci dice che molte di queste donne sono sconosciute all’Inps e quindi senza nessuna tutela”, ha aggiunto Matone, sottolineando che si tratta di “una cartina di tornasole per capire ancora una volta che il fenomeno della violenza sulle donne richiede un grande sforzo corale per contrastarlo senza risparmiare risorse”.
Il report sull’Adi: tra gennaio e giugno supporto a circa 695mila nuclei familiari
Nel Rapporto Inps, inoltre, è fotografato anche lo stato di erogazione dell’Adi, l’assegno di inclusione, che ha sostituito il reddito di cittadinanza, ricalibrando il sussidio su chi è in condizioni di fragilità e sull’inserimento in percorsi di formazione e di politica attiva del lavoro. Nel periodo gennaio-giugno 2024 sono stati circa 695mila i nuclei, pari a 1,67 milioni di persone coinvolte, che hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità. L’importo medio mensile erogato è stato pari a 618 euro. I nuclei beneficiari si concentrano nelle regioni del Sud e nelle Isole, raggiungendo il 69% del totale; seguono le regioni del Nord con il 18% e infine quelle del Centro con il 13%. Il numero medio di componenti familiari per nucleo risulta pari a 2,4 persone, con un picco nel meridione, dove il valore è pari a 2,6; per contro, il numero medio di persone nel nucleo risulta di gran lunga inferiore nelle regioni settentrionali dove è pari a 1,9.