Quando Il Pd invocava l’eliminazione dell’abuso di ufficio: da Ricci a Decaro, i campioni del trasformismo

9 Ago 2024 12:55 - di Giulio Fioretti
Pd abuso di ufficio

C’è stato un lungo periodo in cui Il Pd invocava l’eliminazione dell’abuso di ufficio dal codice penale. Lo chiedevano importanti sindaci(oggi europarlamentari), governatori e deputati, che mettevano in evidenza l’inutilità di un reato che teneva inchiodati per anni gli amministratori risultando quasi sempre inefficace sul piano delle sentenze. In pratica, le motivazioni per le quali è stato abolito qualche settimana fa. Una posizione che il Partito democratico ha poi cambiato improvvisamente quando il centrodestra ha realizzato la riforma.

Abuso di ufficio: gli esponenti del Pd e la giravolta

Matteo Ricci, per dieci anni sindaco di Pesaro e vicepresidente Anci e da giugno europarlamentare del Pd, dopo l’approvazione al Senato del ddl Nordio che cancellava l’abuso di ufficio ebbe a dire: “Finalmente!” Noi sindaci chiedevamo da dieci anni la revisione del reato di abuso d’ufficio. È un reato che nel 95% dei casi finisce in assoluzione o archiviazione e che un amministratore rischia di compiere esclusivamente votando o firmando un atto. Non funziona e ha rischiato finora di intasare un sistema giudiziario già storicamente troppo lento” , disse Ricci, salvo poi cambiare opinione quando la Schlein ha serrato i ranghi. Insieme a lui il numero uno dell’Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari fino a giugno e anche lui sbarcato a Strasburgo, che più volte mise in evidenza la necessità di voltare pagina.

Ma l’elenco degli ex sindaci (e oggi deputati europei di Largo Nazareno) favorevoli alla riforma Nordio comprende Dario Nardella(all’epoca primo cittadino di Firenze) che ebbe a dire: “Tutti i sindaci, indipendentemente dal colore politico, hanno sempre denunciato la inefficienza, la inefficacia di questo reato di abuso di ufficio” e Giorgio Gori(sindaco di Bergamo): entrambi, folgorati sulla via di Damasco, hanno fatto retromarcia e si sono allineati con la segreteria nazionale guadagnando nel frattempo un seggio europeo.

Gran parte di loro andava in privato da Nordio a chiedergli di non fermarsi sulla strada delle riforme, anche se pubblicamente erano costretti all’abiura.

L’ex segretario nazionale e presidente della Regione Lazio, oggi in Parlamento, Nicola Zingaretti, ne parlò più volte: oggi ha scelto la prudente via del silenzio.

Il caso Falcomatà

Un altro rappresentante del Pd è Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria(una delle dodici città metropolitane italiane). Solo ad ottobre del 2023 la Cassazione lo ha assolto, dopo due anni di condanne che, per gli effetti della legge Severino, hanno fatto registrare la sua sospensione dalla carica. Il Pd che nel periodo della sospensione non gli espresse nemmeno una parola di conforto, dopo l’assoluzione disse che bisognava, genericamente, rivedere l’impianto normativo.

La marea di sindaci Pd favorevoli alla riforma

Insieme a Matteo Ricci, dopo l’approvazione del ddl Nordio a Palazzo Madama, centinaia di sindaci del Pd espressero la loro soddisfazione, subito ripresi da Andrea Orlando, ex Guardasigilli. Davide Faraone, deputato di Italia Viva, che ha votato il provvedimento, consigliò all’epoca ad Elly Schlein, di “ascoltare più i sindaci e meno il Movimento Cinquestelle”.

Oliverio mandato al confino e abbandonato

Ha invece lasciato di fatto il partito Gerardo Mario Oliverio. Da presidente della Regione Calabria fu mandato addirittura al confino per un abuso di ufficio. Scaricato immediatamente, la Cassazione ha poi stabilito che quel provvedimento era ingiustificato e immotivato. Oliverio ha votato Avs alle europee e pubblicamente elogiato Nordio, confidando che, “vada avanti con il suo lavoro”. Con buona pace di Elly Schlein.

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