Crosetto alla Camera: “I nostri militari restano in Libano, Unifil può evitare l’escalation”

1 Ago 2024 13:08 - di Redazione

“Noi continueremo a operare, fin quando l’Onu riterrà di poter operare, anzi io sono convinto che la nostra presenza e quella di Unifil siano in questo momento l’unico elemento che può portare stabilità ed evitare ulteriori escalation”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nell’informativa urgente alla Camera sugli esiti del vertice Nato di Washington, parlando della situazione in Medio Oriente.

“Oggi – spiega Crosetto- ritengo che la sicurezza dei nostri militari non sia più a rischio che nei mesi scorsi. Non sono un target diretto e abbiamo un ottimo apparato di intelligence. Tuttavia, potrebbero essere coinvolti incidentalmente negli scontri tra le parti, che diventano più frequenti e di crescente intensità. In questo senso, in prima persona, mi sono fatto portavoce di questa preoccupazione, sia con il mio omologo israeliano, sia con quello libanese, la stessa cosa hanno fatto il ministro Tajani e il presidente del Consiglio, affinché venisse rispettato il ruolo e l’integrità di Unifil e del personale che vi opera. Ricordo che noi parliamo dei 1.000 italiani, ma Unifil supera le 10.000 unità, se calcoliamo tutti i contingenti che sono presenti”.

“L’importanza nella Nato la cogliamo soprattutto ora, che ci troviamo ad affrontare diverse situazioni di crisi, con effetti globali che nascono da confronto e scontro di visioni diverse e spesso incompatibili” sottolinea Crosetto, che parla di “un irreversibile percorso che condurrà l’Ucraina a una graduale adesione all’alleanza, complementare anche al suo ingresso nell’Unione europea”. Relativamente al rapporto spese per la difesa/Pil, “questo aspetto rappresenta una delle maggiori criticità che vengono contestate al nostro Paese, in quanto ricordo che l’Italia, nel 2024, è sestultima all’interno della Nato, con un valore dell’1,53 per cento” sottolinea il ministro della Difesa, aggiungendo: “Al riguardo, abbiamo rassicurato i partner, rinnovando l’impegno italiano – dichiarato al Vertice del Galles nel 2014 e poi confermato annualmente da tutti i vari Governi, anche di diverso colore politico, che si sono succeduti -, per il raggiungimento del 2 per cento del Pil, ma – lo abbiamo ribadito – in maniera graduale e sostenibile. Questo, nonostante tale obiettivo difficilmente potrà essere conseguito nel 2028, come previsto e dichiarato dai Governi che hanno preceduto il nostro”.

C’è poi la questione dell’istituzione della figura del Rappresentante speciale Nato per il fronte Sud, con la nomina dello spagnolo Javier Colomina che ha irritato il governo italiano. L’istituzione di questa figura, spiega Crosetto, “deve essere considerata, invece, come un riconoscimento e un chiaro successo dell’impegno politico sostenuto negli anni dall’Italia – da tutta l’Italia – attraverso il quale si è, finalmente, riusciti a ottenere una prima forma di adattamento dell’Alleanza verso il fianco Sud. Con altrettanta chiarezza, in merito alla designazione di Colomina – aggiunge – ribadisco quanto ho avuto modo di affermare e, cioè, che tale decisione, assunta direttamente dal segretario generale uscente, ha di fatto ridotto drasticamente il potenziale della figura del Rappresentante speciale del Sud, perché è stata diluita all’interno degli altri incarichi già assegnati a Colomina che, infatti, è attuale vicesegretario generale della Nato per gli affari politici e la politica di sicurezza, nonché rappresentante speciale della Nato per il Caucaso e l’Asia centrale”. Secondo Crosetto, “conferendo la delega a un funzionario già oberato di altri importanti incarichi, Stoltenberg ha di fatto svuotato l’obiettivo politico che si intendeva perseguire, minando l’efficacia di quanto approvato al vertice Nato. Quindi, non è un tema di nomi o di nazionalità è il rilievo politico che si è voluto dare a quella nomina”.

“Non abbiamo alcun problema con la Nato – assicura il responsabile della Difesa – e mi auguro che col nuovo segretario generale ci sarà la possibilità di riconsiderare e di rifare il ragionamento che oggi ho fatto in quest’Aula e che ci ha portato e ci porta a dire e a continuare a dire, ostinatamente, come facciamo anche nei consessi europei, che il fronte Sud non è un tema italiano, non riguarda il problema delle migrazioni, ma è qualcosa di più grande che riguarda l’Europa e riguarda il mondo”.

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