Potenza, si è suicidato in carcere l’81enne che uccise la moglie: morte per soffocamento, come la consorte
Non c’è un’età per morire: neppure in carcere. E allora, dopo il suicidio del detenuto tunisino ventenne, che il 4 luglio scorso si è impiccato in cella nella Casa circondariale di Sollicciano, oggi dagli istituti penitenziari arriva la notizia di un ultimo caso che allunga la drammatica lista dei suicidi in carcere: questa volta da Potenza. Si tratta di Vincenzo Urbisaglia, 81enne detenuto anella Casa circondariale della città per aver ucciso la moglie, Rosetta Romano, 73 anni, che avrebbe soffocato al culmine di una lite. A darne notizia sono i sindacati di polizia penitenziaria, tra cui Aldo di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp. «È il 55esimo suicidio nelle carceri italiane», commenta il sindacalista.
Suicidi in carcere, l’ultima vittima è un detenuto 81enne
L’uomo, tratto in arresto il 30 giugno scorso per femminicidio, ieri sera verso le 23.15 si è suicidato nella sua cella della Casa Circondariale della città, sembrerebbe, per soffocamento dovuto all’ingerimento di corpi estranei. A nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari.
Il caso dell’omicidio e della corsa in ospedale con la moglie già morta…
In molti ricorderanno la vicenda che lo ha coinvolto e che la cronaca ha registrato come il primo femminicidio del 2024. Una storia criminale cominciata con la corsa in ospedale quando per la donna però non c’era già più nulla da fare. Le attenzioni degli inquirenti si concentrarono allora sull’incidente mortale, con le investigazioni partite dopo quella corsa al nosocomio a morte già sopravvenuta, che hanno guidato rilievi e riscontri. E che, sin dal principio, hanno portato gli inquirenti al lavoro sul caso a non escludere nessuna ipotesi. A partire dal fatto che, per quel decesso, potesse trattarsi di una morte violenta.
L’anziano arrestato per l’omicidio della moglie e poi suicida in carcere
Il successivo sopralluogo dei carabinieri nella casa dell’anziana coppia, possibile scena di un crimine, si concluse con il ritrovamento da parte dei militari di diversi «oggetti con tracce ematiche», comprese delle padelle che i carabinieri individuarono anche come potenziale arma del delitto. Quel che fu certo dal principio è che le ferite riscontrate sul corpo della vittima non erano compatibili con una “caduta dalle scale”. Il caso si concluse con il fermo dell’uomo: un uomo anziano, arrestato per l’omicidio della moglie, e su cui però, come confermato da Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di Polizia penitenziaria: «A molti è apparso subito evidente che l’ottantunenne non fosse molto lucido». Per cui il carcere, forse, «non era proprio indicato»…