Il Papa “scomunica” l’assistenzialismo: “Nemico della democrazia”. Qualcuno porti i sali a Conte e Schlein
“Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile. Certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale”. A dirlo è stato il Papa parlando ai cattolici al termine della Settimana sociale che si è chiusa a Trieste. “L’assistenzialismo da solo è nemico della democrazia e dell’amore al prossimo”, ha precisato ancora il Pontefice, aggiungendo che “l’indifferenza è un cancro della democrazia”. “È evidente – ha detto ancora il Pontefice – che nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità , non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”.
Il monito del Papa contro l’assistenzialismo che impedisce alle persone di “dare il meglio di sé”
“Ogni persona – ha proseguito Bergoglio nel suo ragionamento contro l’assistenzialismo fine a se stesso – ha un valore. La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal ‘fare il tifo’ al dialogare. Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale”. “Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché – è stato il monito del Pontefice – possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante”.
Dal Pontefice un “incoraggiamento a partecipare”
La seconda riflessione portata avanti dal Papa è stata un “incoraggiamento a partecipare, affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. E per questo occorre esercitare la creatività. Se ci guardiamo attorno, vediamo tanti segni dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità. Persino nei campi dell’economia, della tecnologia, della politica, della società. Pensiamo a chi ha fatto spazio all’interno di un’attività economica a persone con disabilità; ai lavoratori che hanno rinunciato a un loro diritto per impedire il licenziamento di altri; alle comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale, facendosi carico anche delle famiglie in povertà energetica; agli amministratori che favoriscono la natalità, il lavoro, la scuola, i servizi educativi, le case accessibili, la mobilità per tutti, l’integrazione dei migranti. Tutte queste cose non entrano in una politica senza partecipazione. Il cuore della politica – ha concluso Bergoglio – è prendersi cura del tutto”.
La necessità di liberarsi dalle “scorie dell’ideologia”
“La parola stessa ‘democrazia’ non coincide semplicemente con il voto del popolo, nel frattempo mi preoccupa il numero ridotto della gente andata a votare, ma esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare. E la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va ‘allenata’, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”. “In questa prospettiva – ha commentato – come ho avuto modo di ricordare anni fa visitando il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa, è importante far emergere ‘l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società’ , promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona”.